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Adolescenti, 1 su 2 ha ricevuto contatti fisici senza consenso: tutti i dati sulle molestie

Per i giovani, secondo i dati della Fondazione Libellula, c'è un grave problema di percezione di cosa è violenza. Ampio il divario di genere sul fronte della consapevolezza

Pubblicato:25-10-2023 13:16
Ultimo aggiornamento:25-10-2023 13:22
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ragazzo adolescente giovane pixabay (1)
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ROMA – Sono allarmanti i dati emersi dalla survey ‘Teen Community’ condotta da Fondazione Libellula per indagare la percezione della violenza di genere tra i giovani di età compresa tra 14 e 19 anni e presentata in un luogo emblematico quale la Casa dei Diritti a Milano. Il 48% ha subito contatti fisici indesiderati da parte di coetanei, mentre il 43% ha ricevuto richieste sessuali e attenzioni non desiderate. Queste situazioni sembrano riguardare di più le ragazze, che hanno una maggiore percezione delle forme di violenza e che sono anche più disposte a parlarne.

MOLESTIE, LE PRIME VITTIME SONO LE RAGAZZE

La survey ‘Teen Community’ realizzata da Fondazione Libellula ha coinvolto quasi 400 ragazze e ragazzi di età compresa tra i 14 e i 19 anni in tutta Italia, ha cercato di indagare la percezione che in adolescenza si ha circa la violenza contro le donne e le complesse dinamiche tra i generi. I dati emersi dal sondaggio certamente non sono rassicuranti, a partire dalle esperienze dirette di violenza: “I dati sottolineano l’urgenza di intervenire per sensibilizzare le nuove generazioni sulle complesse dinamiche della violenza di genere. Il fatto che le ragazze siano in prevalenza vittime di episodi di molestie ci fa ben capire quanto questo problema sia radicato nella nostra cultura e quanto quindi sia necessario promuovere una riflessione attiva tra i giovani, responsabilizzando in primo luogo scuole e famiglie”, ha commentato Debora Moretti, Fondatrice e Presidente di Fondazione Libellula Impresa Sociale.

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Ad avere una maggiore percezione delle forme di violenza e ad essere più aperte a parlarne sono le ragazze. Differenza di percezione che si traduce in numeri preoccupanti: per esempio, solo il 33% dei ragazzi tra i 18 e i 19 anni ritiene inaccettabile che un ragazzo diventi violento in seguito a tradimento, contro il 79% delle ragazze, o ancora, solo il 29% degli adolescenti non è d’accordo sul fatto che il controllo non è sinonimo d’amore (contro il 48% delle ragazze). In generale, dunque, le dinamiche alla base di una relazione affettiva sana sembrano non essere sempre chiare: gelosia, possesso, aggressività e invasione vengono considerate come espressione d’interesse e attenzione da parte del partner. Infatti sono ritenute poco o per niente forme di violenza il controllare di nascosto il cellulare o i profili altrui (39%), impedire al partner di accettare amicizie online (33%), chiedere al partner con chi e dove è quando è fuori (33%), dire al partner quali vestiti può o non può indossare (26%).

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IL PROBLEMA DEL CONSENSO: NON TUTTI HANNO CAPITO COSA COMPORTA

Ugualmente i concetti di responsabilità individuale e di consenso sembrano non essere chiari: solo il 53% delle persone intervistate ritiene infatti che baciare qualcuno senza il suo consenso sia decisamente una forma di violenza, mentre per il 15% lo è per nulla o poco. Spesso questi comportamenti sono normalizzati e radicati come tali nella nostra cultura, che contribuisce quindi all’ideale dell’amore romantico basato su una pulsione alla fusione, all’annullamento dei confini tra partner e al possesso come indice della passione e dell’intensità della relazione, contribuendo alla definizione di ruoli ben codificati e alla creazione di rapporti di potere.

VIOLENZA SULLE DONNE, 1 UOMO SU 2 RITIENE CHE NON SIA UN SUO PROBLEMA

“Normalizzare questi atteggiamenti non potrà che perpetuare e quasi autorizzare episodi di violenza di genere: ricordiamoci che i giovani di oggi saranno gli adulti di domani. Non a caso dalla survey ‘LUI’, realizzata qualche mese fa, emergeva il dato allarmante secondo cui un uomo su due ritiene che la violenza sulle donne sia un problema che non lo riguardi. È evidente dunque la necessità di un cambiamento strutturale che ci insegni il rispetto dell’altro, della propria individualità e dei propri spazi, a prescindere dal genere”, continua Debora Moretti.

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GLI UOMINI NON HANNO UNA RETE DI CONFRONTO EMOTIVO

Ma allora quanto impattano gli stereotipi di genere che le nuove generazioni hanno ereditato dalla società? Sembrerebbe molto, a giudicare dai risultati del sondaggio: le ragazze infatti tendono a parlare di più delle esperienze di violenza vissute direttamente o indirettamente con familiari, amici o comunque persone adulte. Invece i ragazzi sembrano essere più propensi a non avere una rete di confronto emotivo, gestendo spesso da soli queste situazioni, probabilmente perché esternare le proprie emozioni è ritenuto ‘non da uomo’.


Il vero cambiamento, quello duraturo, avviene un passo alla volta: le parole di Ruth Bader Ginsburg giurista magistrata e giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, paladina dei diritti delle donne, sono uno sprone ad agire con perseveranza e lungimiranza. E grazie anche a questa ricerca riusciremo ad agire con più efficacia e consapevolezza nel contrastare la violenza sulle donne di tutte le età, con un impegno capillare e condiviso di educazione al rispetto per prevenire i maltrattamenti e gli abusi anche in adolescenza”, ha commentato la Presidente della Commissione Pari Opportunità e Diritti civili Diana De Marchi durante la presentazione.

Parole cui fanno eco quelle di Elena Lattuada, Delegata del Sindaco di Milano alle Pari Opportunità: “È sempre fondamentale parlare di violenza sul corpo delle donne, per non dimenticare e rendere giustizia. Importante, in questo caso, conoscere il punto di vista degli e delle adolescenti, così come l’aver presentato l’indagine in un luogo simbolico di Milano, come la Casa dei Diritti”.

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