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Supermercati e spesa, le città in cui si risparmia di più. Il top? Rovigo

Altroconsumo ha preparato una mappa della convenienza passando al setaccio super, iper e hard discount

Pubblicato:25-10-2018 15:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:43

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BOLOGNA – Più di mille punti vendita della grande distribuzione sotto la lente, un milione e 180 mila prezzi rilevati, la mappa della convenienza tracciata su 67 città italiane con il confronto tra panieri di spesa delle famiglie. L’annuale inchiesta di Altroconsumo sui supermercati, ipermercati e hard discount fotografa una regione campione di convenienza, il Veneto, con Rovigo, Venezia, Treviso, Verona e Vicenza ai primi posti assoluti della classifica su 67 capoluoghi.

Per ogni famiglia 6.500 euro all’anno in spesa

I calcoli sulla carta: se una famiglia che spende in media 6.500 euro ogni anno di spesa (dati Istat 2017) si recasse sempre nel supermercato risultato meno caro d’Italia ridurrebbe a 5.300 euro l’esborso, ben 1.200 euro in meno ogni anno. Giocare sulla concorrenza è possibile.

I market più ‘risparmiosi’? 25 su 30 Si trovano in Veneto

Il Nord-est vince su tutti: se si prendono in considerazione i primi 30 punti vendita più economici d’Italia secondo l’indagine, ben 25 si trovano in Veneto e in Friuli Venezia Giulia. Qui la tensione concorrenziale è molto alta e di conseguenza i prezzi sono particolarmente convenienti per i consumatori. È a Rovigo il punto vendita più economico in assoluto tra tutti quelli visitati.


A Bologna o Torino si possono risparmiare 1.300 euro all’anno. A Cosenza appena 40

In alcune grandi città scegliendo il posto giusto dove andare a fare la spesa si può risparmiare più di 1.300 euro l’anno, come a Bologna o a Torino. Circa 1.000 euro, invece, è quello che rimane in tasca a chi è di Salerno; 700 euro a chi vive a Milano. Più punti vendita, quindi, maggiore è la forbice dei prezzi.

Situazione opposta a Cosenza, dove non solo il risparmio massimo è di soli 40 euro, ma nel punto vendita più economico si spendono  6.400 euro in un anno. Non solo al Sud: ad Aosta, città tra le più care dell’inchiesta, la spesa minima in città è di 6.500 euro e le possibilità di risparmio sono ridotte a 200 euro. Qui qualunque supermercato si scelga, la spesa resta carissima. Scarsa concorrenza significa sempre poca scelta e prezzi allineati.

Le ‘offerte speciali’

Un focus a parte meritano le promozioni: i risparmi rispetto al punto vendita meno caro vanno dal 5% di Rovigo al 20% di Genova e Roma. Sul sito di Altroconsumo è disponibile il servizio che permette di individuare il punto vendita meno caro della propria zona e più conveniente in base alle abitudini d’acquisto.

Se si cambia abitudine di spesa abbandonando il carrello che comprenda prodotti di marca, scegliendo di acquistare solo nei discount, si riesce a risparmiare cifre altissime, anche più di 4.000 euro l’anno.

Altroconsumo dice ‘no’ alla chiusura domenicale

Riguardo le indicazioni del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio e la volontà del Governo di produrre un decreto per ripristinare le chiusure domenicali, la posizione contraria al provvedimento da parte di Altroconsumo è netta.

“Ritorno al passato e riduce concorrenza”

Per Paolo Martinello, presidente della Fondazione Altroconsumo: “Obbligare i negozi a chiudere la domenica è un ritorno al passato e non giova a nessuno, men che meno ai consumatori, che in larga misura sono ormai abituati a orari di apertura ampi ed elastici, più consoni ai mutati tempi e stili di vita.  Limitare per legge la libertà di orario del commercio significa ridurre la concorrenza e la libertà di scelta dei consumatori.  Perché poi vietare il lavoro domenicale nel commercio e non per esempio nella ristorazione, nei trasporti,  nei servizi turistici, etc.? I diritti dei lavoratori al riposo settimanale vanno tutelati attraverso la contrattazione collettiva. Senza contare che il divieto di apertura domenicale farà perdere molti posti di lavoro, che non verranno certo recuperati nella piccola distribuzione ma eventualmente nella logistica dei grandi distributori del commercio elettronico, i soli che verranno davvero avvantaggiati da un divieto anti-storico e anti-crescita”, conclude Martinello.

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