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Papa Francesco all’Onu: “Basta buoni propositi. Ora casa, lavoro e cibo per tutti”

Il Papa parla all'Assemblea generale dell'Onu alla vigilia dell'adozione dei nuovi obiettivi di sviluppo 2015-2030

Pubblicato:25-09-2015 16:03
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 20:34

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ROMA – La misura per valutare l’adempimento della nuova Agenda Onu per lo sviluppo sara’ l’accesso “effettivo, pratico e immediato, per tutti, ai beni materiali e spirituali indispensabili”: quindi un’abitazione propria, un lavoro dignitoso e debitamente remunerato, un’alimentazione adeguata con acqua potabile; la liberta’ religiosa e, piu’ in generale, la liberta’ dello spirito ed educazione.

Papa Francesco
Papa Francesco inizia qualche minuto prima delle 10 ora di New York il, suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite proprio nel giorno in cui si apre la sessione che portera’ all’adozione della nuova Agenda 2015-2030 con i nuovi obiettivi dello sviluppo sostenibile. E davanti ai rappresentanti di tutti gli Stati mette in guardia contro il pericolo di “limitarsi all’esercizio burocratico di redigere lunghe enumerazioni di buoni propositi” fatte di “mete, obiettivi e indicatori statistici” ma che poi non riescono a incidere nella realta’.

“Non bisogna perdere di vista, in nessun momento, che l’azione politica ed economica e’ efficace solo quando e’ concepita come un’attivita’ prudenziale, guidata da un concetto perenne di giustizia e che tiene sempre presente che, prima e aldila’ di piani e programmi, ci sono donne e uomini concreti, uguali ai governanti, che vivono, lottano e soffrono, e che molte volte si vedono obbligati a vivere miseramente, privati di qualsiasi diritto”.


NON PAROLE, MA FATTI. Il papa parla del “fenomeno dell’esclusione sociale ed economica, con le sue tristi conseguenze di tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato. E’ tale l’ordine di grandezza di queste situazioni e il numero di vite innocenti coinvolte, che – dice il papa – dobbiamo evitare qualsiasi tentazione di cadere in un nominalismo declamatorio con effetto tranquillizzante sulle coscienze. Dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli”. “Il mondo – dice ancora – chiede con forza a tutti i governanti una volonta’ effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate, per preservare e migliorare l’ambiente naturale e vincere quanto prima” la sfida a livello mondiale.

CASA, LAVORO, TERRA: TUTTI DEVONO AVERE IL MINIMO. Bisogna lavorare allora perche’ “tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignita’ e per formare e mantenere una famiglia, che e’ la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale”. Questo “minimo assoluto”, dice il papa, ha “a livello materiale tre nomi: casa, lavoro e terra; e un nome a livello spirituale: liberta’ dello spirito, che comprende la liberta’ religiosa, il diritto all’educazione e gli altri diritti civili”. Ma – e’ la puntualizzazione di papa Francesco – perche’ “questi uomini e donne concreti possano sottrarsi alla poverta’ estrema, bisogna consentire loro di essere degni attori del loro stesso destino: lo sviluppo umano integrale e il pieno esercizio della dignita’ umana non possono essere imposti, devono essere costruiti e realizzati da ciascuno, da ciascuna famiglia”.

BRAMA DI POTERE ED ESCLUSIONE ECONOMICA. In un passaggio cruciale, il papa mette pero’ in guardia da un’analisi semplificata della situazione mondiale, che invece “ci presenta molti falsi diritti e nello stesso tempo ampi settori senza protezione, vittime piuttosto di un cattivo esercizio del potere: l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi”. Ecco il riferimento alla “cultura dello scarto”: “Una brama egoistica e illimitata di potere e di benessere materiale conduce tanto ad abusare dei mezzi materiali disponibili quanto ad escludere i deboli e i meno abili, sia per il fatto di avere abilita’ diverse (portatori di handicap), sia perche’ sono privi delle conoscenze e degli strumenti tecnici adeguati o possiedono un’insufficiente capacita’ di decisione politica”. Il papa definisce “una negazione totale della fraternita’ umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all’ambiente” l’esclusione economica e sociale e spiega: “I piu’ poveri sono quelli che soffrono maggiormente questi attentati per un triplice, grave motivo: sono scartati dalla societa’, sono nel medesimo tempo obbligati a vivere di scarti e devono soffrire ingiustamente le conseguenze dell’abuso dell’ambiente”. E ricorda che giustizia “significa che nessun individuo o gruppo umano si puo’ considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignita’ e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali”.

GUERRA E PACE. Nel suo intervento all’Onu, assai ricco, papa Francesco sottolinea anche la necessita’ di non “rimandare alcune agende al futuro”, affermando che “il futuro ci chiede decisioni critiche e globali di fronte ai conflitti mondiali che aumentano il numero degli esclusi e dei bisognosi”. A partire dalla guerra, che “e’ la negazione di tutti i diritti”. E richiede quindi da un lato di “proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli”, evidenziando dall’altro la necessita’ che i rappresentanti degli Stati sappiano “mettere da parte interessi settoriali e ideologie e cercare sinceramente il servizio del bene comune”. Francesco prima critica la pratica della “proliferazione delle armi, specialmente quelle di distruzione di massa come possono essere quelle nucleari”, che nega di fatto la stessa Carta delle Nazioni Unite laddove essa invita alla soluzione pacifica delle controversie, e poi richiama l’attenzione su un tipo di conflittualita’ “non sempre – dice – cosi’ esplicitata ma che silenziosamente comporta la morte di milioni di persone: il fenomeno del narcotraffico che “e’ un altro tipo di guerra”, una “guerra ‘sopportata’ e debolmente combattuta”, la definisce.

EQUITA’ NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA E NEGLI ORGANISMI FINANZIARI. Con riferimento all’azione dell’Onu, infine, non passa inosservato l’appunto rivolto al maggior peso che alcune nazioni hanno all’interno del Palazzo di Vetro. L’obiettivo finale e’ quello di “concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni: tale necessita’ di una maggiore equita’, vale in special modo – afferma il papa – per gli organi con effettiva capacita’ esecutiva, quali il Consiglio di Sicurezza, gli Organismi finanziari e i gruppi o meccanismi specificamente creati per affrontare le crisi economiche”. “Questo – precisa – aiutera’ a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Gli organismi finanziari internazionali devono vigilare in ordine allo sviluppo sostenibile dei Paesi e per evitare l’asfissiante sottomissione di tali Paesi a sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore poverta’, esclusione e dipendenza.

PERSECUZIONI RELIGIOSE, CONFLITTI, QUESTIONE NUCLEARE. Papa Francesco cita anche l’accordo sul nucleare “in una regione sensibile dell’Asia e del Medio Oriente” (non nomina esplicitamente l’iran), descrivendola come “una prova delle possibilita’ della buona volonta’ politica e del diritto, coltivati con sincerita’, pazienza e costanza”. C’e’ l’auspicio che “questo accordo sia duraturo ed efficace e dia i frutti sperati con la collaborazione di tutte le parti coinvolte”. Cita poi la “dolorosa situazione di tutto il Medio Oriente, del Nord Africa e di altri Paesi africani, dove i cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia, sono stati obbligati ad essere testimoni della distruzione dei loro luoghi di culto, del loro patrimonio culturale e religioso, delle loro case ed averi e sono stati posti nell’alternativa di fuggire o di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitu'”. E poi, allargando ancora lo sguardo, cita le situazioni di conflitto “in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nel Sud-Sudan e nella regione dei Grandi Laghi”, ricordando che “prima degli interessi di parte, pur se legittimi, ci sono volti concreti. Nelle guerre e nei conflitti ci sono persone, nostri fratelli e sorelle, uomini e donne, giovani e anziani, bambini e bambine che piangono, soffrono e muoiono. Esseri umani che diventano materiale di scarto mentre non si fa altro che enumerare problemi, strategie e discussioni”.

LA BASE DEL VIVERE COMUNE: LA SACRALITA’ DI OGNI VITA UMANA. “La casa comune di tutti gli uomini deve continuare a sorgere su una retta comprensione della fraternita’ universale e sul rispetto della sacralita’ di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili perche’ li si considera nient’altro che numeri di questa o quella statistica. La casa comune di tutti gli uomini deve edificarsi anche sulla comprensione di una certa sacralita’ della natura creata.

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