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Giovani, il laureato in economia: a 25 anni riparto dall’Africa

Renato amoroso dopo la Summer School di Redani: "Servono ponti"

Pubblicato:25-07-2018 15:04
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 13:24

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ROMA – “Conoscere l’Africa fatta dagli africani”. Con questo spirito Renato Amoroso, 25 anni e una laurea in Economia e commercio, ha deciso di iscriversi all’African Summer School Italy 2018, un corso di 40 ore sul “rinascimento africano e l’afro-business”, organizzato dalla Rete della diaspora africana nera in Italia (Redani), insieme con l’associazione Africasfriends e Afroconnessioni. Renato è uno dei 18 studenti che hanno frequentato la sesta edizione della scuola, a Venezia dal 17 al 21 luglio.
All’Agenzia ‘Dire’ spiega i motivi di questa scelta: “Ho scritto una tesi sullo sfruttamento del caporalato in Campania. Mi interesso di economia, ma anche di temi sociali legati all’Africa e all’immigrazione. Per due anni ho lavorato in un centro di accoglienza Arci a Napoli e al momento mi occupo di inserimento di giovani africani nel mondo del lavoro. Sto anche collaborando a un progetto che punta a offrire borse di studio a immigrati o figli di immigrati per accedere ai corsi universitari. La mia aspirazione è continuare su questa strada”.
E l’African Summer School è stata utile in questo senso? “Sì, perché mi ha fornito una visione straordinaria sul sapere africano, che di solito viene tenuto in secondo piano rispetto a quello occidentale. Interessanti anche i corsi sulla progettazione d’impresa e la progettazione sociale”.
Secondo te sono modelli che si possono applicare in Italia? “Decisamente. Tutta una fetta del terzo settore si occupa di questo. Anche i privati finanziano programmi di vario tipo, e che esulano dai settori più ‘tradizionali’ dell’innovazione o delle start-up”.
Secondo Amoroso, però, non conta solo “il mondo del lavoro italiano“. “Bisogna rafforzare il dialogo bidirezionale col mondo africano” sottolinea. “Dobbiamo renderci conto che l’Africa ha un settore privato ampio e che si sta sviluppando rapidamente. È fondamentale creare ponti di comunicazione non solo per gli investimenti, ma anche per scambiare buone pratiche”.
Poi c’è il futuro. “Non escludo di aprire un’impresa in Africa” dice il giovane laureato, che aggiunge: “Farò grande attenzione alle responsabilità storiche dell’Europa verso l’Africa. Ogni attività dovrebbe essere rispettosa e cosciente del sapere, delle caratteristiche e delle necessità del contesto in cui si va a investire. Vorrei creare ricchezza lì, sul territorio, non soltanto sfruttarne le risorse”.

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