ROMA – Senza la consapevolezza storica non si costruisce un futuro di democrazia. E spetta a noi mantenere viva la memoria per combattere ogni forma di oppressione e discredito della democrazia, ogni forma di disimpegno, di antipolitica strisciante, di sopraffazione e violenza. Se siamo qui è proprio perché è particolarmente importante non disperdere quello che abbiamo imparato dalla nostra storia. Questo è il nostro patrimonio: la libertà, i diritti, la giustizia sociale, la solidarietà. Un patrimonio che è costato la vita di tanti italiani che hanno consentito oggi di governare anche a chi non partecipa alle celebrazioni del 25 aprile, pur ricoprendo ruoli istituzionali. Se perdiamo questi valori è come se avessimo dimenticato tutto.
Solo la memoria può impedire che quegli orrori del passato possano ripetersi e può dare forza alla democrazia.
Il senso di trovarci ancora qui, a fare memoria di un sacrificio immenso di vite umane è non disperderne o, peggio, tradire il compito che i nostri morti ci hanno lasciato, dando la vita per la libertà di cui beneficiamo noi, oggi. Noi che siamo i figli e nipoti di quella generazione di partigiani non dimentichiamo che la democrazia non è un regalo e che non può essere data per scontata, ma è una conquista che non bisogna mai smettere di rinnovare.
I luoghi e i momenti dove si rielaborano ricordi, come questo in cui ci troviamo oggi, sono spazi e tempi simbolici dove si “custodiscono” le memorie, dove la storia, da racconto individuale, diventa collettivo e sociale.
La funzione della memoria è la conservazione di ciò che, nel ricordo, tende a dissolversi. La memoria è qualcosa di più esteso e profondo, si preoccupa della conservazione nel tempo di ciò che è già scomparso anche dal ricordo e permane come monito, come indicazione, come guida, quando sono scomparsi coloro che con il racconto ci tramandano i ricordi. Quando non c’è più chi ricorda.
I sacrari, i monumenti, i cippi hanno la funzione di conservare, una funzione di “monimentum”, monumenti. La parola viene dal latino moneo, che vuol dire ricordare, tenere memoria, ammonire. Ricordati! Fermati!
Fare memoria della Resistenza vuol dire costruire i modelli politici dell’oggi, in vista del futuro, per aprire nuove vie. Questi momenti, queste celebrazioni, irrobustiscono il filo che ci lega al passato. di Vanna Iori
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25 aprile, Vanna Iori: “Senza la consapevolezza storica non si costruisce un futuro di democrazia”

- Redazione
- redazioneweb@agenziadire.com
- 25 Aprile 2019
- Donne
"Solo la memoria può impedire che quegli orrori del passato possano ripetersi e può dare forza alla democrazia"
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