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Pd in ebollizione: i candidati aspettano Schlein ma la segretaria aspetta Meloni… che se la gode

Pubblicato:25-03-2024 17:36
Ultimo aggiornamento:25-03-2024 17:36

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ROMA – Aspettando Schlein-Godot si allunga la lista dei candidati Dem in preda all’ansia. La partita delle elezioni Europee rischia di far saltare la sempre più debole tregua interna al Pd. Dietro le quinte monta la rabbia nei confronti di una leadership, nel complesso, che sembra non decidere e che la tira per le lunghe. Affidandosi forse al vecchio mantra di Andreotti che di fronte alle accuse di tirare a campare aggiungeva con il suo sorriso ghigno: “Sempre meglio che tirare le cuoia”. Ma la situazione rischia di esplodere: “La segretaria Schlein – dice una fonte Dem- aspetta di veder ufficializzata la candidatura della premier Meloni, per così impostare la sua campagna elettorale contro di lei. Meloni ha capito il giochino e la sta facendo cuocere a fuoco lento, ben sapendo che ogni ora che passa aumenta il caos dentro il Pd e aumentano i guai per Schlein”. Anche l’incredibile vicenda scoppiata in Puglia, con il Governo che ha messo sotto inchiesta il Comune di Bari per infiltrazione mafiosa e la dichiarazione del Governatore Emiliano sulla visita con Decaro alla sorella del capoclan, che il sindaco di Bari ha smentito, ha messo in crisi non solo i rapporti a livello locale ma con ripercussioni nazionali in fatto di candidature alle europee. Si narra, infatti, che molti nomi famosi a suo tempo spesi per la circoscrizione Sud, vista la guerra scoppiata tra le varie anime Dem adesso stanno spingendo per spostarsi al Centro. E al Centro ormai c’è un vero e proprio ingorgo di candidati. “La situazione è paradossale- continua la fonte Dem- perché la non decisione della segretaria circa la sua candidatura di fatto mette tutto in stallo. Sarà capolista? Si candida al secondo o terzo posto? Gli scenari cambiano, perché dovendo garantire la candidatura uomo-donna, o viceversa, molti candidati potenziali potenzialmente verrebbero trombati”. Per questo, dice ancora la fonte Dem “Lucia Annunziata che doveva correre al Sud adesso si vuole spostare a Nord, come Bartolo dalle Isole, tutti preoccupati che le guerre intestine facciano saltare il banco. Ma al Centro la segretaria vorrebbe candidare capolista Marco Tarquinio, ex direttore dell’Avvenire, uomo ponte con le alte sfere del Vaticano. Vallo a raccontare a Nicola Zingaretti che si troverebbe al terzo posto magari dietro l’umbra Camilla Laureti alleata di ferro di Schlein…”. Fossero solo questi i problemi. Il guaio più grosso? Che la nuova segretaria Dem resti imbrigliata nel gioco dei vari capicorrente e alla fine far eleggere i loro candidati senza la spinta del nuovo. Perché per far spostare l’asticella del Pd, inchiodata al 19%, verso l’alto, allontanandosi dal M5S di Conte che invece a suon di polemiche e di rotture sale accarezzando l’idea del sorpasso, è quella di mettere ai primi posti volti nuovi, conosciuti, candidati scelti direttamente da lei e non imposti da logiche di spartizione. Tutto questo Meloni lo sa e per questo se la prenderà comodissima prima di annunciare la sua candidatura. Che ci sarà.
   

Ma anche se nel Centrodestra il vento è favorevole, in qualche caso aiutato proprio dai disastri che solo i Dem sono capaci di realizzare, si veda quello che è successo con i candidati alla presidenza della Basilicata dove si vota il 21 aprile, non per questo fila tutto liscio. Gli ultimi sondaggi, infatti, segnalano quello che potrebbe diventare un serio problema per la tenuta della coalizione: il crollo della Lega di Matteo Salvini, con Fratelli d’Italia che si porta a casa una bella fetta di loro voti. In quel caso che farà Salvini? Pochi scommettono si farebbe da parte magari pure commissariato (Zaia, Fedriga), di più quelli che pensano che potrebbe invece far saltare il banco mettendosi alla testa di un proprio movimento politico (Italia Sicura, il marchio registrato) coi fedelissimi.


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