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Endometriosi, ecco perché la menopausa può essere una salvezza (con un sì alla Tos)

La ginecologa Ussia: "Le donne con endometriosi hanno un rischio 4 volte maggiore di carcinoma ovarico"

Pubblicato:25-03-2024 11:11
Ultimo aggiornamento:25-03-2024 11:13

endometriosi
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ROMA – Se si parla poco e tardivamente di endometriosi, soprattutto considerando il ritardo della diagnosi che oscilla tra i 7 e 12 anni, è ancor meno noto quello che accade alla donna con endometriosi nel periodo perimenopausale o in menopausa. I sintomi della malattia in menopausa si attenuano oppure no? Come gestire questa delicatissima fase? E la terapia ormonale sostitutiva (Tos) è controindicata? Esiste un ‘Gruppo Italo-Belga per l’endometriosi’ con oltre 100 pubblicazioni scientifiche all’attivo che su questa fase della vita della donna ha condotto ricerche specifiche. Irregolarità mestruali, dolori articolari fanno già parte della vita della donna che si prepara alla menopausa ma l’endometriosi peggiora tutti questi sintomi.

Anastasia Ussia

“La donna con endometriosi nella prima fase del periodo perimenopausale che dura in media 5 o 6 anni- ha intanto spiegato Anastasia Ussia, ginecologa e responsabile del Gruppo- ha un peggioramento di tutti i sintomi per questo, in certi casi, è indicata l’isteroctomia (tecnica chirurgica che comporta l’asportazione dell’utero ma può comportare anche la rimozione della cervice, delle ovaie, delle tube di Falloppio e di altre strutture circostanti ndr.). Possiamo dire che la menopausa è la salvezza per le donne con endometriosi perché l’ovaio smette di produrre gli ormoni estrogeni quindi la malattia regredisce e focolai si attenuano. Infatti le donne con endometriosi in menopausa o post menopausa hanno un miglioramento dei sintomi legati alla endometriosi”.

“Per perimenopausa– ricorda l’esperta- intendiamo quel periodo di transizione che precede la menopausa, dura in media 5 o 6 anni ma in alcuni casi può durare meno o non presentarsi affatto. In media insorge tra i 45 e i 46 anni e finisce l’anno dopo l’ultima mestruazione. Questo periodo, in tutte le donne, indipendentemente dall’endometriosi è caratterizzato da una irregolarità mestruale che va dai flussi abbondanti o che saltano. Verso la fase più tardiva della perimenopausa si ha la perdita di tessuto osseo per cui la donna avverte dolori alle braccia e alle gambe. In più in alcuni casi si manifesta incontinenza urinaria, perdita di tono del perineo e cistiti ricorrenti. È frequente riscontrare una pancia gonfia e la ritenzione idrica. Molti di questi sintomi però sono già tipici delle donne con endometriosi. La ragione risiede nel fatto che l’endometriosi è una malattia ormone-dipendente”.


Molte donne con endometriosi e verso la menopausa si chiedono se continueranno ad avere i sintomi: “Il 2-5% delle donne che hanno sofferto di endometriosi hanno comunque i sintomi della malattia anche dopo la menopausa. I sintomi dell’endometriosi nella menopausa sono caratterizzati da: stitichezza alternati alla diarrea fino a provare dolore durante i rapporti sessuali con un impatto negativo all’interno del rapporto di coppia. Si comprende come sia importante intervenire in questi casi. Sono due le alternative. La prima è agire con varie terapie mediche ormonali oggi a disposizione oppure optare per la chirurgia a seconda di dove è dislocata la malattia e dal tipo di sintomatologia riferita dalla paziente. Ogni donna ha la ‘sua endometriosi’ per cui non esiste un protocollo standard valido per tutte. Ad esempio in una donna in menopausa con endometriosi ovarica, in peri e post-menopausa, va operata. Poiché le donne che hanno avuto l’endometriosi presentano un aumentato rischio di sviluppare un carcinoma ovarico sia a cellule chiare che endometrioide 4 volte di più rispetto alla popolazione femminile ‘generale’ (cioè libera da malattia ndr). Spesso le donne con endometriosi hanno anche una adenomiosi uterina, che sarebbe la presenza di endometrio all’interno delle pareti muscolari dell’utero, questo causa dolori pelvici e sanguinamento uterino abbondante ed irregolare e spesso va risolta chirurgicamente con isterectomia”.

E invece la malattia può insorgere per la prima volta in una donna in concomitanza della menopausa o questo è impossibile? “È rarissimo- sottolinea Ussia- che l’endometriosi possa insorgere nella post menopausa. Sono davvero pochi i casi descritti in letteratura e li abbiamo pubblicati anche come gruppo Italo-Belga. La prima pubblicazione risale a dire il vero al 1942, in questo caso si trattava di donne che non avevano fatte nessuna terapia ormonale sostitutiva (Tos) anche perché a quei tempi nemmeno esisteva”. Perché in rari casi insorge? “Noi sappiamo- prosegue Ussia- che gli ormoni possono essere anche prodotti dal tessuto adiposo e questo può agire su focolai di malattia che non erano stati mai attivi e che improvvisamente per malattie concomitanti si sono attivati. Per cui sono a rischio le donne in sovrappeso e con alterazioni del sistema immunitario. E poi una cisti ovarica che insorge dopo i 60 anni ha il 44% delle possibilità che sia maligna e quindi va assolutamente operata”.

La terapia ormonale sostitutiva è indicata per tutte le donne– sottolinea ancora la ginecologa che torna a sgombrare il campo dalla paura che ancora persiste sul nesso della TOS con il tumore della mammella- e non controindicata in menopausa in quelle donne che hanno sofferto di endometriosi. Ovviamente è necessario personalizzare la terapia e garantire, nelle donne che hanno avuto la malattia, un apporto costante assieme all’estrogeno, di un progesterone naturale. Nei casi più seri di endometriosi è bene scegliere un progestinico quali dienogest o nor- derivati che sono efficaci nel ridurre il rischio di attivazione di eventuali residui focolai di endometriosi. Mentre nella terapia ormonale sostitutiva la terapia transdermica è da preferire”. “La Tos va sempre personalizzata e monitorata dall’esperto che discuterà con la donna dei rischi/benefici. La Tos ha tanti vantaggi e come effetto secondario abbiamo una riduzione del rischio di fratture, di osteoporosi, migliora la secchezza vaginale e mantiene più elastici i vasi sanguigni”, conclude Ussia.

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