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Al Pd serve una leader

Le donne del Pd, infatti, non lottano per affermare un proprio punto di vista nel partito. Si inalberano quando non partecipano alla spartizione delle poltrone. Quando poi la distribuzione viene portata a termine, la protesta rientra

Pubblicato:25-02-2021 15:44
Ultimo aggiornamento:25-02-2021 15:49

parlamento approva Def
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ROMA – Le donne del Pd hanno l’occasione di eleggere una segretaria. Ma non lo faranno, perché nonostante le ricorrenti proteste, al momento opportuno rispondono alle logiche di corrente, quanto se non più dei colleghi maschi. Ah, non è così? E perché allora la storia del partito è costellata di rivolte, proteste, rivendicazioni finite in sordina quando si è palesata l’ennesima elargizione degli uomini? Le donne del Pd, infatti, non lottano per affermare un proprio punto di vista nel partito. Si inalberano quando non partecipano alla spartizione delle poltrone. Quando poi la distribuzione viene portata a termine, la protesta rientra. È triste dirlo. Ma è stato così nel 2018 quando Matteo Renzi e Matteo Orfini misero mano alle liste elettorali. Succederà anche oggi con la composizione di governo e sottogoverno? Probabile.

Nella scelta dei 3 ministri sono stati preferiti gli uomini. Secondo la logica delle correnti. Nella scelta delle 5 sottosegretarie, hanno avuto la meglio le donne. Nel rispetto della logica di corrente. Ma il punto di vista delle donne non dovrebbe consistere nel sovvertire la logica – tutta maschile – della lottizzazione? Nello statuto del Pd, non c’è scritto che è un partito finalizzato a perpretrare il dominio delle aree di interesse, delle clientele. “Il Partito Democratico assicura, a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini- si legge invece – Garantisce la parità fra i generi nelle candidature per le assemblee elettive e persegue l’obiettivo del raggiungimento della parità fra uomini e donne anche per le cariche monocratiche istituzionali e interne”. “Se non ora quando?”, diceva un fortunato slogan delle battaglie per i diritti civili e politici delle donne, quando il ‘nemico’ era Silvio Berlusconi. Ora che l’ex Cavaliere assicura alle donne maggiore rappresentanza di quanto non faccia il Pd, è forse il caso di riprendere e aggiornare quelle parole. Tocca a una donna guidare il Pd e vincere una buona volta la tentazione delle correnti. Ma per riuscirvi è necessaria una battaglia culturale e prendersi qualche rischio, visto che le liste elettorali sono in mano al segretario.


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