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La Lega contro Patrick Zaki: “Offende il governo, Imola gli revochi la cittadinanza”

Il consigliere del Carroccio Carapia: "Meloni lo ha fatto liberare e lui non è andato a Roma a incontrarla"

Pubblicato:24-07-2023 11:19
Ultimo aggiornamento:24-07-2023 11:24
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patrick zaki
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ROMA – Mentre Bologna festeggia il ritorno di Patrick Zaki, il ricercatore egiziano dell’Alma Mater che ieri è tornato in Italia dopo aver ricevuto la grazia nel Paese africano, a Imola la Lega chiede al Comune di revocare la cittadinanza onoraria conferita a Zaki il 26 luglio 2021. Il motivo, scrive in una nota il consigliere comunale imolese del Carroccio Simone Carapia, è il “comportamento altamente offensivo” che Zaki, a suo dire, “ha tenuto in occasione del suo ritorno in Italia”.

Secondo Carapia, infatti, lo studente egiziano, “reso libero grazie all’intercessione del nostro Governo, ha trovato lo stratagemma per non incontrare personalmente il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, liquidando il tutto con due parole di ringraziamento davanti alle telecamere”. Il problema, precisa il consigliere, “non è certo il rifiuto al volo di Stato”, perché “se Zaki avesse avuto l’intenzione di stringere la mano al presidente Meloni o chi per essa, poteva scegliere un volo con scalo su Roma, per poi proseguire, sempre in aereo, verso la sua amatissima Bologna”.

Invece, attacca Carapia, “è atterrato a Malpensa, accolto addirittura dal rettore dell’Ateneo felsineo. Baci e abbracci con il sindaco Matteo Lepore, che gli ha organizzato una mega festa in piazza per domenica prossima, e nemmeno una stretta di mano a chi si è speso per evitargli altri 14 mesi di carcere“. Questo, secondo l’esponente leghista, è “un atteggiamento offensivo ed imbarazzante”, e dunque “sarebbe opportuno che il sindaco Marco Panieri revocasse la cittadinanza onoraria a Zaki”, perché “chi non ha rispetto del Governo italiano democraticamente eletto- conclude Carapia- non merita certo di fare parte della nostra comunità, anche e soprattutto se si parla di cittadinanza onoraria, perché qui, di onorifico, c’è davvero poco”.


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