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VIDEO | Clima ‘pazzo’, la produzione del miele si è dimezzata: – 40% in media, male acacia

L'emergenza climatica ha sconvolto le fioriture e dimezzato la produzione di miele, che in alcuni casi si è ridotta del 70%. L'allarme l'Alleanza delle Cooperative Agroalimentari

Pubblicato:24-07-2019 13:42
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 15:33

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ROMA – Andamento “molto negativo” per la stagione del miele italiano che quest’anno vedrà una riduzione della produzione di oltre il 40%, con punte del 70% in alcune zone. La causa in larga parte è l’emergenza climatica che sconvolge le fioriture, insieme ad altre concause legate all’attività umana. Le produzioni a maggiore marginalità, a partire dall’acacia, sono quelle che registrano i cali più significativi. Lancia l’allarme l’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari in un convegno, oggi a Roma, nel quale si denuncia che “la causa principale delle mancate produzioni è da imputare ai cambiamenti climatici in corso, con andamenti stagionali irregolari, temperature primaverili basse e ripetuti fenomeni piovosi, o di vento forte e inondazioni, che hanno fortemente condizionato l’attività di bottinatura delle api”.




Cresce l’interesse per l’apicoltura

Intanto però il settore apistico “sta registrando un’inversione di tendenza rispetto al passato- spiega il presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri- con una significativa crescita delle aziende apistiche con partita Iva e con una gestione a finalità economica, rispetto agli apicoltori per autoconsumo (gli amatoriali)”. Sulla rilevanza economica del comparto “spesso non si riflette adeguatamente- sottolinea- un dato significativo è ad esempio quello del valore del servizio di impollinazione fornito dagli insetti pronubi, che è stimato in circa 1 miliardo e mezzo di euro all’anno. Una percentuale pari a circa l’80% delle piante agrarie nel nostro Paese riceve benefici dalla impollinazione“.

In Italia più di 51.000 apicoltori

In Italia operano 51.578 apicoltori per oltre 1,4 milioni di alveari (fonte Ismea, Report 2019). La produzione di miele ufficiale secondo le rilevazioni dell’Istat è di circa 8.000 tonnellate, per un valore di circa 61 milioni di euro. L’Italia è il quarto paese dell’Unione europea per dimensioni del settore, dopo Spagna, Romania e Polonia. La produzione di miele italiano è ampiamente sottostimata poiché i dati Istat non tengono conto della configurazione particolare del settore: sono assai numerosi infatti gli alveari condotti da aziende non agricole, così come ampia è la produzione domestica con relativa vendita diretta. Secondo le stime dell’Osservatorio nazionale sul miele, la produzione di miele si attesterebbe su oltre 23,3 mila tonnellate totali. Alleanza Cooperative Agroalimentari evidenzia che il settore sta registrando un’inversione di tendenza rispetto al passato con una significativa crescita delle aziende apistiche (con partita Iva e, dunque, con una gestione a finalità economica) rispetto agli apicoltori per autoconsumo (gli amatoriali). Alleanza Cooperative Agroalimentari associa e rappresenta oltre 7.500 aziende apistiche per un numero complessivo di 395.000 alveari. La produzione media è di 4.000 tonnellate annue, pari al 50% della produzione rilevata dall’Istat.


“Senza impollinazione meno cibo in tavola”

Il settore quindi va difeso, dalle minacce all’ambiente e dalle minacce commerciali legate all’invasione di miele straniero di dubbia provenienza e a volte inquinato o adulterato. In Italia, spiega il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, “esistono rappresentanze degli apicoltori, dei produttori di api regine, dei produttori di pappa reale, delle cooperative apistiche, ma ad oggi non esiste una struttura dedicata alla valorizzazione del prodotto principale dell’attività, il miele”. Si tratta di “una esigenza forte, ben identificata ma finora non soddisfatta, che andrebbe colmata attraverso la costituzione di una associazione nazionale per la tutela e la promozione del miele”, dice Mercuri. E oltre al miele c’e molto altro, ad esempio “senza l’impollinazione delle api avremo il 35% di cibo in meno sulle nostre tavole“, segnala il presidente delle coop agroalimentari.

In pianura solo ‘deserti’, servirebbero nuovi pascoli

Gli apicoltori riuniti nella sede di Alleanza Cooperative Agroalimentari raccontano di una situazione sempre più difficile. A livello di fioriture “in montagna ancora c’è qualcosa, ma in pianura il caldo ha bruciato tutto”, quindi “si dovrebbero incrementare i pascoli per offrire fioriture” alle api, in sostituzione di quelle distrutte dall’emergenza climatica o dalle attività umane. A questo scopo “si potrebbero usare i terreni comunali dismessi, siano lasciati alle api facendo sì che ospitino le fioriture”. In pianura per le api ci sono solo “deserti: uso a sproposito di pesticidi, monocolture, soprattutto mais”, ma anche altre specie che monopolizzano i campi, e poi “frutticoltura e viticoltura intensive, quando invece servirebbero campi fioriti”.

PESCE: PER PRODUZIONE MIELE CAMBIAMENTI TEMA RILEVANTISSIMO

Per il settore dell’apicoltura italiana quello dei cambiamenti climatici e della crisi climatica in atto è un “tema rilevantissimo”. Il sottosegretario al ministero delle Politiche agricole Alessandra Pesce lo dice intervendo all’iniziativa ‘Il futuro del miele è in cooperativa’ organizzata dalla Alleanza Cooperative Agroalimentari oggi a Roma. I temi cruciali per il settore sono “qualità e tracciabilità”, spiega Pesce, in special modo in un periodo nel quale in Italia giunge molto miele estero, non sempre di buona qualità, ma lo son o “anche le aggressioni agli alveari, non solo da parte della vespa velutina o di altri nemici delle api, tra esse poi rientrano anche i contrasti con l’agricoltura”, come le monocolture o l’uso smodato e irregolare di pesticidi. Però oltre questi “tema rilevantissimo sono i cambiamenti climatici”, sottolinea il sottosegretario, “e tema rilevante è l’etichettatura”, in relazione al calo della produzione nazionale e all’invasione da parte di miele prodotto altrove e spesso di costo e valore minori. Ad ogni modo, e anche in relazione a queste valutazioni, “l’apicoltura coniuga agricoltura e ambiente”, dice Pesce, proprio per la delicatezza degli equilibri che vanno tutelati nel solco della sostenibilità, e “le vostre richieste” dice rivolta agli apicoltori, “sono nel piano di lavoro che ci siamo dati”. Certo, conclude il sottosegretario, “c’è stato un conflitto con l’agricoltura, ora deve sciogliersi e si sta sciogliendo”, a maggior ragione “ora che il consumatore vuole e chiede che vi sia anche un valore ambientale nel prodotto”, quindi “ci vuole una stretta alleanza tra agricoltori e apicoltori, con un rafforzamento dell’agricoltura sostenibile”.

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