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Report del Consiglio Grande e Generale, seduta del 23 marzo – pomeriggio

Pubblicato:24-03-2021 08:29
Ultimo aggiornamento:24-03-2021 08:29
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Nel pomeriggio il Consiglio Grande e Generale riprende e conclude l’esame del decreton. 52 “Potenziamento e proroga delle misure di contrato alla diffusione da pandemia Covid-19” che viene infine ratificato. 

All’articolo 7 , che prevede la chiusura dei negozi nei centri commerciali nei festivi e nei fine settimana (ad eccezione di alimentari, farmacie parafarmacie, prodotti per animali, tabacchi edicole), il Governo presenta un emendamento per specificare che invece è consentita l’apertura nei festivi e nei fine settimana per attività commerciali al dettaglio nelle medie e grandi strutture di vendita, con il limite di due utenti per ogni addetto alle vendite. Mentre Rf presenta emendamento abrogativo dell’articolo. “Non riteniamo che possa produrre una riduzione del contagio chiudere certe attività e lasciarne aperte altre- motiva Andrea Zafferani, Rf- la gente semplicemente si sposta dalle strutture chiuse a quelle aperte e così non limitiamo in alcun modo i rischi”.  Viene accolto solo l’emendamento del governo. 

All’Articolo 9, relativo alla chiusura delle mense, il governo presenta emendamento per specificare l’apertura della mensa dell’ospedale. Anche Libera presenta emendamento per prevedere invece la riapertura di tutte le mense e per specificare la necessità di attivare la mensa e i servizi bar in ospedale. “Ci sono tutti i presidi per fruire del servizio mensa in sicurezza”, motiva il consigliere Guerrino Zanotti. “Ci è stato detto che il problema è rappresentato dalle file, ma se si fa riferimento a un emendamento della maggioranza (Ndr approvato al decreto 46) che consente le file per entrare nei supermercati e nelle attività economiche, che è stato bene accolto dal governo, ci aspettiamo l’accoglimento anche di questo emendamento”. Anche Repubblica Futura presenta emendamento per abrogare l’intero articolo e consentire la riapertura delle mense. Viene infine accolto l’emendamento del Governo, respinti quelli dell’opposizione. 


Sul finale viene invece approvato un emendamento presentato da Guerrino Zanotti di Libera di carattere tecnico all’articolo 14 in favore del posticipo dell’erogazione dell’assegno familiare integrativo al 30 giugno 2021 “per avere due mesi di tempo per consentire l’istruzioni delle pratiche”. Nell’emendamento si chiede anche il posticipo del termine della presentazione delle domande per l’assegno famigliare integrativo al 30 settembre 31.  

Viene infine messo al voto l’intero decreto 52 emendato e ratificato. 

Dopo un breve esame e dopo la ratifica del decreto n.18 “Revisione delle norme in materia di imposta di bollo e di presentazione in via telematica di domande ed istanze dell’Amministrazione”, si procede alla presentazione e al dibattito sul “Decreto Ristori”, il n. 49 “Interventi straordinari di sostegno e ristoro a supporto degli operatori economici in seguito all’emergenza sanitaria da Covid-19”. Con questo decreto vengono istituiti interventi straordinari di sostegno e ristoro destinati agli operatori economici che hanno subìto una riduzione del fatturato e dei corrispettivi a seguito dell’emergenza sanitaria. Come spiega il Segretario di Stato per le Finanze, Marco Gatti, gli interventi sono stati calibrati per le imprese che nel 2020 hanno avuto perdite di fatturato al di sopra del 30% rispetto al 2019: da quella soglia percentuale “si sono create fasce di intervento, dove ad ogni 5% di scaglione ci sono interventi che vanno ad intensificarsi”. Escludendo il settore alberghiero che ha un intervento ad hoc, “sono previste misure che coprono i costi fissi (utenze, imposte di licenza, tasse sull’uso del suolo pubblico, il costo del personale) e tutta una serie di interventi che sono più sostanziosi con l’aggravarsi delle perdite subite”. Per gli operatori turistici con perdite superiori al 30% del fatturato è stato introdotto, spiega il Segretario di Stato, “un intervento ‘cash’”. Infatti per gli alberghi si prevede che gli operatori economici che hanno subito una riduzione superiore al 30% dei pernottamenti nel 2020 rispetto al 2019 possono richiedere un ristoro sotto forma di contributo a fondo perduto “mediante l’erogazione di una somma di denaro, determinato sulla base della riduzione del numero di pernottamenti nel 2020 rispetto al 2019 in funzione della classificazione delle strutture, con un importo minimo di 500 euro”. La copertura finanziaria complessiva dei Ristori è prevista infine fino ad un massimo di 18 milioni di euro. 

Si apre quindi il dibattito sul provvedimento che vede in primo piano le critiche dei consiglieri di opposizione. Per Andrea Zafferani, Rf,  il decreto Ristori “dà pochi ristori”, per la mancanza di tempestività e per la ridotta ‘consistenza’ dell’intervento in termini di risorse finanziarie messe in campo. “Temo che questo decreto non riuscirà a raggiungere lo scopo di salvare quante più imprese possibili dall’effetto della pandemia- sottolinea- raggiungerà l’obiettivo invece sicuramente di dare incentivi per il futuro a chi è stato ed è in grado di farcela da solo”. E annuncia la presentazione di un emendamento per “l’erogazione diretta di denaro a chi ha rilevato una perdita del rapporto fatturato/costi superiore al 20% nel 2020 rispetto 2019”. Per Guerrino Zanotti, Libera, il decreto “presenta luci ed ombre”. Tra  le debolezze rileva “il non aver focalizzato bene o non aver tarato meglio gli interventi a fondo perduto”e il fatto che si prevedano “interventi assistenziali” non orientati “a sostenere le imprese nello sviluppo, per affrontare il futuro con maggiori strumenti a disposizione”. E a riguardo i consiglieri di Libera anticipano emendamenti per modulare gli interventi a fondo perduto su innovazione tecnologica e risparmio energetico. 

Il dibattito viene interrotto con la conclusione dei lavori consiliari del pomeriggio e riprenderà in seduta in notturna.

Comma 10. Ratifica Decreti legge- Decreti delegati 

Prima parte del dibattito al Decreto delegato n 49 “Interventi straordinari di sostegno e ristoro a supporto degli operatori economici in seguito all’emergenza sanitaria da COVID-19”. 

Marco Gatti, Sds Finanze

Nel perdurare dell’emergenza sanitaria ed economica è iniziato il confronto con le associazioni di categoria per trovare strumenti sostenibili per il bilancio dello Stato che potessero aiutare in questo 2021 le nostre imprese a mantenere quote di mercato e posti di lavoro e quindi per discutere della necessità di prevedere ulteriori sostegni, rispetto quelli esistenti, alle attività economiche. Ulteriori perché già lo scorso anno lo Stato è intervenuto attraverso vari provvedimenti che hanno fatto sì che le perdite siano state più contenute per gli operatori economici rispetto le previsioni. Purtroppo anche il 2021 è partito in grande difficoltà, malgrado le attese. Siamo a metà del mese di marzo e la pandemia sta ancora caratterizzando la ripresa economica a livello globale. Ci sono attività fortemente in sofferenza, quelle legate al settore turistico e alberghiero, ma anche le altre non stanno passando periodi felici. In più, dal confronto con gli operatori economici, è risultato che in uno stesso settore non ci siano omogeneità, alcuni ristoranti hanno subito perdite rilevanti, altri meno, situazioni legate alla tipologie di clientela. Abbiamo così individuato soglie fino al 30% di perdita di fatturato, inseriti in una sorta di rischio di impresa indipendentemente dalla pandemia, e sopra il 30% si sono create fasce di intervento, dove ad ogni 5% di scaglione ci sono interventi che vanno ad intensificarsi. Escludendo il settore alberghiero che ha un intervento per conto suo, sono previste misure che coprono i costi fissi (utenze, imposte di licenza, tasse sull’uso del suolo pubblico, il costo del personale) e tutta una serie di interventi che sono più sostanziosi con l’aggravarsi delle perdite subite. E’ un intervento che copre chi continua ad offrire la sua attività. Si è poi previsto un intervento “cash” per gli operatori turistici con perdite superiori al 50% del fatturato subito. Abbiamo quindi predisposto emendamenti che migliorano la forma del provvedimento e non ne cambiano sostanza. Abbiamo introdotto poi una serie di proroghe di scadenze di ordine pratico e amministrativo per evitare gli assembramenti negli uffici.

Andrea Zafferani, Rf

E’ un decreto ristori che dà pochi ristori. I ristori in tutta Europa sono stati concepiti per essere dati in modo tempestivo, a ridosso dei provvedimenti di chiusura o riduzione orari e del lavoro delle attività economiche oppure a ridosso dei provvedimenti di mobilità delle persone. Tempesitività quindi e seconda caratteristica è che si tratta di interventi sulla combinazione di costi e fatturati e miranti a dare contributi per lo più a fondo perduto sui conti correnti delle attività per compensare quanto hanno perso nel 2020 e nei primi mesi del 2021, per effetto delle riduzione del fatturato a cui non corrisponde una analoga riduzione dei costi.  

Noi non abbiamo avuto tempestività e non abbiamo avuto contributi ed erogazioni a fondo perduto sui conti correnti delle attività, salvo per chi ha avuto dei veri e propri tracolli nei fatturato, dal 55% in su, con una quota a fondo perduto che resta piuttosto bassa, salvo gli alberghi che  invece hanno avuto contributi perfettamente tarati nella logica dei ristori: contributi legati a fatturati o presenze persi. 

La logica di questo decreto è di dare aiuti a chi ha spalle robuste per resistere da solo agli effetti della crisi economica: grande parte degli interventi infatti sono agevolazioni in termini di sgravi su tasse e utenze future, per chi resterà a rimanere sul mercato da solo. E’ un principio che ha una logica, non è sbagliato dare aiuti a chi è in grado di farcela da solo, ma non è la logica di un decreto ristori che dovrebbe avere la funzione di evitare che le attività economiche- che in tempi normali avrebbero potuto restate in piedi- si trovini a dover  chiudere per fattori esterni come la pandemia.  

Non è soprendente che le associazioni  di categoria – in particolae quelle rappresentanti del settore commecio- bar e ristoranti- si siano lamentati dell’insufficenza delle misure adottate. Temo che questo decreto non riuscirà a raggiungere lo scopo di salvare quante più imprese possibili dall’effetto della pandemia, raggiungerà sicuramente di dare incentivi per il futuro a chi è stato ed è in grado di farcela da solo. Noi abbiamo predisposto pochi emendamenti perché questo decreto persegue una filosofia diversa da quella che secondo noi andava perseguita. Ne abbiamo però presentato uno, per cercare di aiutare chi è ancora sul mercato a far fronte delle perdite, con l’erogazione diretta di denaro per chi ha rilevato una perdita del rapporto fatturato/costi superiore al 20% nel 2020 rispetto 2019. Le spese possono essere significative per questa proposta, ma sarebbero spese efficaci per aiutare la nostra economia a sopravvivere e ripartire.  

Le risorse messe a disposizione: tutti gli Stati sono intervenuti a sostegno delle proprie economie facendo debiti. San Marino non fa differenza. La nostra critica non è sul fatto che il governo si sia indebitato, era necessario, ma nel modo, il governo ha scelto la via dei mercati finanziari collocando un bond nel 2021, accettando una scadenza breve e a tasso alto. La scelta di esplorare un unico canale per tutto il 2020 ci ha portato a un ritardo nell’arrivo delle risorse, di qui l’assenza di tempestività negli aiuti dei ristori. Nel 2020 le aziende sono state lasciate sole ad affrontare la situazione della pandemia. Il secondo dei grandi problemi è legato alla quantità di risorse a disposizione. Se su 490 mln di euro di risorse a disposizione per effetto dell’indebitamento se ne usano poco più i 40 mln per sostenere l’economia c’è qualcosa che non funziona nelle priorità di politica economica. Tutti gli Stati hanno usato bene il debito per sostenere la ripartenza.  

Nicola Renzi, Rf

Serviva un vero e proprio piano Marshal per la nostra economia. Ho il timore che dopo la pandemia tutti gli asset che avevamo a San Marino- per esempio l’incubazione di impresa- tra tre o sei mesi, quando cambierà il panorama in Italia- tanto più se saprà spendere bene i soldi del Recovery Fund- il tessuto della Repubblica di San Marino possa non essere più competitivo rispetto chi ci circonda. Allora chiederemmo al governo: andiamo oltre questo decreto ristori, però pensiamo al domani e alla competitività del nostro Paese quando intorno a noi ci sarà un ecosistema molto diverso da quello del ‘prima pandemia’. 

Guerrino Zanotti, Libera

Finalmente siamo arrivati a definire le regole per sostenere le imprese e gli operatori, ci siamo arrivati con ritardo. E’ vero che non c’erano fino ad oggi le risorse per sostenere misure di sostegno al comparto economico ed è pur vero che dall’opposizione erano arrivate sollecitazioni per trovare altre strade per reperire le risorse necessarie per superare il percorso che ci vede impegnati dallo scorso marzo. Il decreto Ristori è un decreto con delle luci e delle ombre. Una delle debolezze che emerge è per esempio il non aver focalizzato bene o non aver tarato meglio gli interventi a fondo perduto. Si sarebbe potuto così, come avvenuto nel 2020 con gli interventi a sostegno delle famiglie, cercare di richiedere per l’accesso agli interventi del bilancio dello Stato maggiori elementi valutativi. Nei requisiti per l’accesso ai ristori si fa riferimento al calo di fatturato e dei corrispettivi, non si fa riferimento al fatto che un operatore economico sia già operante da diversi anni o che abbia prodotto investimenti e avviato attività solo negli ultimi tempi, su questo ci sarebbe dovuto essere maggior approfondimento. Poi da tempo diciamo di applicare strumenti come Icee sui destinari di misure di sostegno. Questi sono punti negativi rispetto al decreto, cui si aggiunge il fatto che questi siano interventi assistenziali, non mirano a sostenere le imprese nello sviluppo, per affrontare il futuro con maggiori strumenti a disposizione. Si sarebbe dovuto spingere di più per innovare sulle tecnologie, per affrontare il futuro. 

Vladimiro Selva, Libera

Non dobbiamo dare aiuti pubblici a imprese che già erano stracotte prima del covid e incassano soldi per metterli magari solo nelle tasche dell’imprenditore.  Stupisce nel dibattito non intervenga  ancora la maggiornza. Sul principio che in un momento di difficoltà lo Stato dia respiro alle imprese in difficoltà siamo d’accordo, alle aziende che hanno coraggio di stare aperte e fare economia si dice che lo Stato c’è, è importante sostenerlo, ma il dibattito sembra semplicemente la ratifica di quello che è stato già deciso. 

Gli imprenditori per fare impresa devono pagare affitti e in questo anno hanno visto quella spesa restare immutata. Mentre il locatario vede entrate immutate rispetto gli altri anni e non ha rischiato niente e questi immobili in affitto non sono per niente stati attaccati. Anzi, con il decreto lo Stato si fa carico degli affitti: su questo tema non c’è stata attenzione da parte del governo, è rimasto sordo alle sollecitazioni che facciamo come gruppo consiliare. 

Fernando Bindi, Rf

Il miglior intervento all’economia è la vaccinazione. Che siamo in ritardo è noto, di chi siano le responsabilità non è il caso di affrontarlo qui. Per noi che non abbiamo grandi risorse, e se le avessimo, mi pare dalle delibere del congresso che prendano altre destinazioni, ragion per cui viene fuori che questo decreto è praticamente inemendabile. C’è una filosofia che non si presta a modifiche sostanziali, magari solo a qualche aggiustamento di percentuali. Il punto H è la chiave di volta di tutto, il resto sono tutti interventi di tipo contenutistico e modesti in sostanza. La copertura complessiva per questi interventi di ristoro è prevista “alla concorrenza massima di 18 milioni di euro”. 

Non ci poniamo sulle barricate rispetto a questo intervento, ma ha una visione completamente diversa dalla nostra. Se la pandemia finisce prima, anche questo intervento finirà per essere uno degli interventi non decisivi, anche se dà una piccolissima boccata di ossigeno ad alcune attività ma non incide in alcuna maniera, in particolare nel settore commercio per consentire una ripartenza. Questo intervento dovrebbe servire nel caso la situazione non migliori, difficilmente con questi articoli riuscite a finalizzare il piccolo debito che fate. Noi riteniamo che una riflessione più profonda e meno di parte, e soprattutto rapida e incisiva, possa servire meglio di questo intervento un po’ omnibus, ma di consistenza numerica decisamente bassa. 

Eva Guidi, Libera

Purtroppo questa pandemia che ha comportato tanti problemi a livello internazionale, ha colpito duramente imprese tra i quali ristorazione, turismo, trasporti e in questo San Marino non fa eccezione. Gli aiuti del decreto ristori vengono incontro in un momento di crisi alle aziende e il decreto si basa sulla perdita di fatturato del 2020 rispetto al 2019, più alcuni interventi a fondo perduto per alcune imposte, gli aiuti sono modulati sulla base di scaglioni di perdita di fatturato. In Europa il principio che ha sostenuto tutti i ristori è stato legato al concetto di efficienza delle aziende e non è stato seguito il principio di sostenere aziende in crisi anche prima della pandemia, cercando di salvaguardare i posti di lavoro a rischio. Si è avuto un trattamento particolare in Italia alle Pmi e alle forme di finanziamento. Si è cercato di valutare i rischi di una nuova ondata di accumolo di crediti deteriorati che iniziano a formarsi nelle banche. Le banche in questa fase hanno grande sensibilità per i problemi sui rischi di insolvenza delle imprese. E’ un problema che va considerato per evitare l’accumularsi di problemi da un settore ad altri. Sarebbe una buona cosa sostenere quelle imprese, già orientate verso il futuro a livello di oggetto e di tecnologie produttive e aiutare le altre a riconvertirsi. Noi presenteremo emendamenti per fare una modulazione sugli interventi a fondo perduto in maniera più alta per quelle ditte che in ambito di riqualificazione ambientale previlegiano innovazione tecnologica e risparmio energetico. 

Bene quindi un provvediemento di ristori, ma manca un progetto complessivo di miglioramento infratrutturale interno del Paese, di viabilità, tlc… e continuiamo a chiedere questo piano complessivo di ripartenza. Il debito internzionale contratto rappresenta un’occasione unica per uscire dalla crisi di un vecchio modello economico, adesso abbiamo le risorse per poterlo fare. Ci sarà infatti un’onda lunga degli effetti economici legati al covid. 

Serve quindi un doppio binario di sostegno alla ripartenza per le attività toccate dalla crisi ma anche un’impiego di risorse per avviare la crescita. Presenteremo eendamenti per puntare su green economy e sostenibilità ambientale, digitalizzazione, interventi di riforma della Pa, per dare risposte al di là delle esigenze immediate. 

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