ROMA – Tutti vestiti di bianco, con splendidi abiti firmati da Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Christian Dior (ha vestito anche Chiara Ferragni, in occasione delle nozze con Fedez). La non-sposa, la scrittrice Michela Murgia, con la scritta, già apprezzatissima sul web, ‘God save the queer’: sono queste le prime immagini dei festeggiamenti del matrimonio queer, così lei stessa lo ha definito, della scrittrice sarda, divulgate tramite stories su Instagram. Un matrimonio di famiglia, in cui ognuno fa, simbolicamente, parte del rito. Per tutti i partecipanti non solo abiti bianchi, ma anche lo stesso anello al dito. Tra i presenti, anche lo scrittore Roberto Saviano.
Tutti i membri della famiglia queer di Michela Murgia hanno al dito un anello con una piccola rana. Non si tratta di “scimmiottature delle fedi”, chiarisce lei. L’anello sancisce un’appartenenza. La rana “è un animale transizionale, che nella sua vita cambia stato molte volte, ama habitat differenti e li frequenta senza appartenere necessariamente solo a uno. E che incarna una sola promessa. Cambieremo insieme, liberi”.
Michela Murgia, su Instagram, racconta di essere stata contattata dalla stilista Chiuri, desiderosa di disegnare per lei un abito da sposa. Ma Murgia sposa non si sente affatto e spiega la sua idea. “Vorrei rendere politico il nostro vissuto per spiegare che abbiamo trovato un altro modo per stare insieme”. Tre giorni dopo arrivano i bozzetti: una minicollezione familiare, tutta di colore bianco, con pezzi intercambiabili e no gender. Così, ognuno ha potuto scegliere quale combinazione indossare per esprimere pienamente la sua identità.
La scrittrice, dopo la diagnosi di tumore al quarto stadio, qualche giorno fa aveva sposato Lorenzo Terenzi ‘in articulo mortis’. “Il rito che avremmo voluto ancora non esiste. Ma esisterà e vogliamo contribuire a farlo nascere”, erano state le sue parole. Poi, la promessa: “Tra qualche giorno nel giardino della casa ancora in trasloco daremo vita alla nostra idea di celebrazione della famiglia queer”. E così è stato.
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