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Spalletti bacchetta De Laurentiis: “Tre allenatori non si cambiano nemmeno in cinque anni”

"I giocatori devono essere confortati, convinti di essere forti. Basta un nulla per demotivarsi. Giovani come Zirkzee, Kvara vanno coltivati, difesi e sostenuti"

Pubblicato:10-05-2024 08:06
Ultimo aggiornamento:10-05-2024 13:30

spalletti
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ROMA – “Ho perso mio fratello Marcello, una roccia. E mio padre Carlo, ancora più forte. Null’altro può scalfirmi”. Luciano Spalletti si fa inscalfibile ct della Nazionale intervistato dal Corriere della Sera. Torna a parlare del Napoli, del “suo” Napoli, e di quello opposto, in crisi, che porta ancora lo scudetto cucito sulla maglia. Dice che “tre allenatori in genere non si cambiano neanche in cinque anni. Come si fa in pochi mesi ad assimilare tante cose da uomini che hanno metodi e caratteri diversi. I giocatori, talvolta, devono essere confortati, convinti di essere forti. Basta un nulla per demotivarsi. Ragazzi giovani come Zirkzee, Kvara per esempio vanno coltivati, difesi e sostenuti ogni giorno”.

Come si tiene unito uno spogliatoio dove insistono culture e religioni diverse? “Connettendosi sulla stessa lunghezza d’onda, tutti uguali in un contesto dove dobbiamo darci forza l’uno con l’altro. Convincerci a vicenda di essere forti, motivati e sempre sul pezzo. Lo sport è essenzialmente integrazione, l’esempio può e deve partire anche da noi. La diversità è un valore, ci fa crescere. Ci forci apre gli orizzonti”.

“Davanti allo spogliatoio c’è un salvadanaio virtuale dove ognuno mette ciò che ha e può dare. Recuperare una palla persa può valere quanto un gol. Così si vince, così nascono i rapporti. Ricordo il viso felice di Totti, quando ero alla Roma e con tutta la squadra andammo da lui in ospedale. Quando ci siamo rivisti dopo anni, ci siamo abbracciati. Io le persone le guardo negli occhi, nella postura. Le assicuro ci siamo ritrovati, le basi del nostro rapporto sono forti”.


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