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L’allarme del World food programme: “In Sudan 18 milioni di persone hanno fame”

La guerra civile scoppiata ad aprile ha fatto crollare la produzione agricola e ha prodotto 10 milioni di sfollati

Pubblicato:23-02-2024 18:29
Ultimo aggiornamento:23-02-2024 18:29

amnesty international sudan
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ROMA – In Sudan oggi 24 milioni di persone hanno difficoltà di accesso al cibo, di cui 18 milioni soffrono di livelli acuti di fame, secondo una stima del mese scorso, e 3,8 milioni sono bambini sotto i cinque anni malnutriti. Questa la fotografia resa da Michael Dunford, direttore regionale del World Food Programme per l’Africa orientale, da poco rientrato dalla città di confine sud-sudanese di Renk, dove è arrivato circa mezzo milione di persone in fuga dalla guerra.

In un punto stampa a Bruxelles il responsabile del Programma delle Nazioni Unite per il cibo ha fornito informazioni sulla situazione umanitaria nel Paese: “Ho visto un Paese sull’orlo del collasso; siamo estremamente preoccupati di cosa accade e potrà ancora accadere: la maggior parte del Paese non ha accesso al cibo”.

“DARE LA STESSA ATTENZIONE CHE DEDICHIAMO AD ALTRE GUERRE”

Dieci mesi fa si è riaccesa la guerra civile animata da esercito e paramilitari delle forze di supporto rapido, e questo ha causato la distruzione di gran parte delle infrastrutture, del settore industriale, di agricoltura e allevamenti, costringendo le persone a lasciare le proprie case: “Sappiamo che gli sfollati sono 10 milioni e che continuano ad aumentare. Molti attraversano le frontiere verso Sud Sudan, Egitto o Ciad”. Purtroppo, avverte Dunford, le organizzazioni umanitarie “non riescono a raggiungere le persone”, né i residenti, né gli sfollati interni, né i rifugiati. La combinazione di fame, sfollamenti e malattie “sta facendo impennare la malnutrizione infantile”.
“È essenziale porre fine al conflitto” l’appello del direttore. “Altrimenti non saremo in grado di intervenire: abbiamo bisogno di accesso al Paese”. Secondo Dunford, “serve una soluzione politica al conflitto e l’incremento delle donazioni internazionali, data la complessità degli interventi da portare a termine sia in Sudan che nei Paesi vicini”. Il direttore conclude: “Senza sostegno non vediamo come il Sudan, come Paese, potrà riprendersi. Vorremmo che il Sudan avesse l’attenzione che merita. Sentiamo parlare di Ucraina e Gaza, ma il Sudan è sull’orlo della catastrofe”.


IL SUDAN SOFFRE LA CRISI SFOLLATI PIÙ GRAVE AL MONDO

Una delle principali cause, e al tempo stesso dell’impatto di questi sfollamenti di massa “è la riduzione della produzione agricola”, come spiega Eddie Rowe, direttore Paese in Ciad per il World Food Programme (Wfp), intervenuto nel corso del briefing. L’esperto cita i dati della Fao secondo cui “la produzione sarà significativamente più bassa rispetto alla media degli ultimi cinque anni” di circa il 40%. “Se persistono questi livelli anche nel 2024, assisteremo a un disastro umanitario”. In Sudan, le aree che preoccupano maggiormente per la mancanza di cibo sono il Darfur, la capitale Khartoum e lo Stato di Al Gazira. All’elenco si sono aggiunte nell’ultima analisi quelle di Hamshkoraib a Kassala.

“Il Sudan- continua Rowe- attraversa la più grave crisi di sfollamenti di massa del pianeta“, una crisi che sta avendo un forte impatto infatti anche negli Stati vicini, a causa delle decine di migliaia di persone che continuano ad attraversare le frontiere. Solo in Ciad ne sono entrate finora 553mila. Rowe ha fatto sapere che il Wfp, insieme con l’Ufficio per il coordinamento umanitario dell’Onu (Ocha) e le autorità locali hanno messo a punto una “life line” per portare aiuti alle comunità “in disperato bisogno” nel Darfur centrale e occidentale. Rowe ha aggiunto: “Contiamo sulla collaborazione delle autorità negli attraversamenti di frontiera” per i convogli e gli operatori umanitari. Stesso discorso per il Gazira e il Kordofan.

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