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Sgarbi si candida: “Gualtieri e Calenda? Solo io posso magnificare Roma”

"Rappresento la cultura molto più di altri". In piazza Navona ufficializza la sua candidatura

Pubblicato:23-02-2021 15:38
Ultimo aggiornamento:23-02-2021 15:42

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ROMA – “Ma Vittorio sta arrivando o no? Dai, dimmi la risposta vera, non quella per i giornalisti. Alle 11.30 mi ha scritto ‘prendo un caffè e arrivo’, sono passati tre quarti d’ora, qui si stanno innervosendo…”. Sono le 12.15 e anche un collaboratore di Vittorio Sgarbi inizia a perdere la pazienza mentre chiede informazioni al telefono. L’attuale sindaco di Sutri è atteso in piazza Navona per annunciare la sua candidatura a sindaco di Roma. È in ritardo di 45 minuti e inizia a far caldo. Dall’altra parte della linea qualcuno giura che Sgarbi è vicino, sarà in piazza a momenti. “Sta arrivando- esulta il collaboratore- giuro, Vittorio abita qua dietro”. La mattinata non era partita col piede giusto. La conferenza stampa si sarebbe dovuta tenere in un bistrot della piazza, “ma la sindaca Raggi ha telefonato ai proprietari- raccontano gli organizzatori- loro si sono spaventati e ci hanno cacciato, non volevano assembramenti”.

È complotto, insomma. “Vede quelle pattuglie della municipale laggiù? Prima non c’erano, ora sono qui per sorvegliarci”. In effetti un’auto della polizia passa e ripassa davanti alla chiesa di Sant’Agnese in Agnone, ma qui è una consuetudine. “Sparpagliatevi! Sparpagliatevi- grida un uomo- quando arriva Vittorio poi faremo il flash mob con i cartelloni”. Eccolo, finalmente. Giacca blu, pantalone grigio, camicia celeste e cravatta rossa. Cammina con un bastone, zoppica un poco. È un attimo: altro che flash mob, tutti assembrati intorno “alla nostra star, presidente, professore, onorevole, come preferite voi visto che di titoli ne ha diversi”. Sgarbi parla mezz’ora. “Ho avuto il privilegio di vivere in quel campanile di sinistra per dieci anni”, esordisce indicando Sant’Agnese. Intorno a lui ci sono gli esponenti dei movimenti politici che lo appoggiano: Italia Libera, Geo ambientalisti animalisti, Sviluppo Italia, Movimento cittadini italiani. Il suo si chiama Rinascimento, “lista con cui ho vinto le elezioni a Sutri” nel 2018 e che al primo turno “ad Aosta, città romana”, ha raggiunto il 25%. Ora tocca a Roma, ma chi corre con lui è avvisato: “Io sono un tenore, un solista, un pianista, non sono un direttore d’orchestra”.

Mentre il centrodestra è ancora alla ricerca di un candidato, Sgarbi prova a piantare la sua bandierina. Senza giri di parole, o con me o un assessorato per me: “Io mi presento perché sono Sgarbi e Rinascimento è importante che ci sia. Il centrodestra o converge su di me o io faccio una lista che va contro il centrodestra e che potrà andare col centrodestra al ballottaggio. Se loro hanno un loro candidato è chiaro che occorrerà fare un accordo e dal sindaco all’assessore alla Cultura è un accordo logico”. Da qui, insomma, inizia la sua corsa al Campidoglio. “Roma è una città abbandonata, disperata, senza notte e senza giorno, con monumenti chiusi, piena di immondizia. Per Roma non posso non esserci. A Roma- ragiona- il sindaco non può non essere il simbolo della cultura italiana: potrei non essere io, ma io rappresento la cultura molto più di altri. Non posso immaginare che qui arrivi Gualtieri perché l’hanno bocciato o Calenda con la sua convinzione di essere un talento straordinario, certamente è un fenomeno, ma è una persona che ha un’esperienza distaccata della città. Io ho un’esperienza fisica della città, dei suoi monumenti. Guardate là- indica l’ambasciata brasiliana a Palazzo Pamphilj- io ho fatto togliere l’intonaco rosso vent’anni fa e rimesso quel colore dell’aria, azzurro e grigio, che vedete. Nessun altro se non me poteva avere l’intuizione di togliere un colore che falsificava questa piazza. È con quest’attenzione al dettaglio che si vive e magnifica Roma”.


A chi punta Sgarbi? “Forza Italia e i ‘tre stelle’ avevano più del 50% dei voti, oggi insieme non arrivano al 15: c’è un elettorato ampio che non ha più casa e la cui casa non sono il Pd né la Lega né Giorgia Meloni”. Torniamo al complotto. Ma davvero è stata Virginia Raggi a impedire l’accesso al caffè? “Mentre ero seduto al bagno mi è arrivata la notizia che non potevamo usare il cortile né il bistrot, credo perché non le sto particolarmente simpatico. Ma volevo ringraziarla perché mi ha messo in collegamento col sole: per gentilezza della sindaca Raggi piuttosto che stare all’ombra dell’androne siamo qua fuori in piazza”.

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