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Franceschini: “L’Italia sia la prima a riaprire cinema e teatri”

In un'intervista al Corriere della Sera, il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo esprime la volontà di riaprire i luoghi di cultura: "Ho chiesto un incontro urgente al Cts per proporre misure di sicurezza integrative"

Pubblicato:22-02-2021 09:03
Ultimo aggiornamento:22-02-2021 09:03

dario franceschini
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ROMA – “Non voglio coprirmi dietro la scelta di altri Paesi, anzi. Però, a oggi, teatri e cinema sono chiusi in Francia, Germania, Regno Unito, Belgio, Portogallo. Ma siccome l’Italia è l’Italia vorrei che fossimo i primi a riaprire. L’operazione va fatta non con i proclami né con gli annunci ma per passi possibili”. Lo dice il ministro dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, Dario Franceschini, in una intervista al Corriere della Sera.

La sicurezza, spiega il ministro, “è un’assoluta priorità. Ma in questi mesi abbiamo capito che i luoghi più pericolosi sono quelli dove ti togli la mascherina: ristoranti, bar, case private. Nei teatri e nei cinema, già nella riapertura estiva, c’erano misure di sicurezza molto rigide che si sono rivelate efficienti: mascherina, distanziamento, igienizzazione delle mani, sanificazione dei locali”.

Franceschini spiega poi che “ho chiesto al Comitato tecnico-scientifico un incontro urgente per proporre le misure di sicurezza integrative su cui stanno lavorando le organizzazioni di categorie e che mi consegneranno domani (oggi per chi legge, ndr). Potrebbero essere i biglietti nominativi, la tracciabilità delle persone, le mascherine Ffp2. Mi confronterò poi collegialmente col governo, perché non sono certo io a decidere da solo, e col Cts per individuare tempi e modalità. Però penso che teatri e cinema, con severe e adeguate misure, siano più sicuri di altri locali già aperti oggi. E credo che l’Italia, più di altri Paesi, abbia bisogno come l’ossigeno di tornare ad avere un’offerta culturale. Lo ha detto bene il presidente Draghi. Le città italiane senza teatri e cinema e le piazze senza musica sono più tristi: cosi’ l’Italia non è l’Italia. Come è stata fatta un’eccezione per le librerie-ricorda infine- inserite tra i primi servizi a riaprire per una evidente ragione culturale, spero si possa fare lo stesso ragionamento per i luoghi dello spettacolo”.


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