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Nucleare, ora la Sardegna ha paura: “No al deposito di scorie, è la madre di tutte le battaglie”

L'isola si mobilita contro il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, con 14 Comuni interessati secondo la Carta nazionale delle aree idonee pubblicata dal ministero dell'Ambiente

Pubblicato:21-12-2023 15:18
Ultimo aggiornamento:21-12-2023 15:18
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scorie sardegna
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CAGLIARI – Fuori dal Palazzo del Consiglio regionale sardo il sit-in di protesta delle associazioni ambientaliste, dentro il Palazzo, in aula, la rabbia e la paura dei sindaci riuniti oggi per gli Stati generali convocati dal presidente dell’assemblea, Michele Pais, per ribadire il “no”, “fermo e definitivo” alle scorie nucleari. È pronta a mobilitarsi la Sardegna che, come si temeva, è stata inserita nella mappa delle aree idonee per ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, con 14 Comuni interessati. E sono proprio i territori a guidare la rivolta nell’isola, con i sindaci di Albagiara, Assolo, Usellus, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus e Guasila -tutti nel Sud Sardegna e Oristanese- che stamane nei loro interventi in aula non hanno nascosto il timore di essere lasciati soli dalla politica in quella che- è stato ripetuto più volte- “è la madre di tutte le battaglie”. Anche perché -l’amara considerazione- “questa aula oggi non è piena come avrebbe dovuto essere. Ci sono troppe assenze tra i banchi dei consiglieri”. Questo “è un tema di vitale importanza per la nostra isola- le parole di Pais in apertura dei lavori-. Non accetteremo decisioni unilaterali da parte dello Stato: la Sardegna non può essere considerata terra a cui destinare tutto ciò che deve essere confinato“.

Duro il presidente dell’Anci Sardegna, Emiliano Deiana: “Diciamo ‘no’ all’ennesima violenza che si perpetra nei confronti della nostra terra. La Sardegna non ha paura di ospitare cose sostenibili, quello che ci chiediamo però è per quale strano motivo tutte le servitù debbano essere messe nel nostro giardino. Ricordo che mai in Europa un deposito nucleare è stato individuato in un’isola, e c’è un motivo: nessuno vuole mettere a rischio i mari. Con il sito in Sardegna ci sarebbero viaggi di scorie nel Mediterraneo, una sonora idiozia“.

In aula anche i segretari regionali di Cgil, Cisl e Uil, Fausto Durante, Gavino Carta e Francesca Ticca: “Le presenze in quest’aula oggi sono insufficienti– le parole del numero uno della Cgil, Fausto Durante- questo fatto va sottolineato. In questa battaglia penso che dovremmo ascoltare la comunità scientifica, gli esperti in materia ci dicono che trasportare le scorie via mare rappresenterebbe un pericolo gravissimo“. Tra i capigruppo Francesco Agus, dei Progressisti, avverte: “Ci diranno nei prossimi mesi che non sarà possibile edificare in Sardegna il deposito senza il nostro consenso, è una bugia. Se nessun Comune si auto-candiderà ad ospitare il deposito si passerà un piano ‘B’, di cui ancora non si conoscono i contorni”. Occorre per Angelo Cremone, leader dell’associazione Sardegna Pulita, e uno degli organizzatori del sit-in sotto il Consiglio, “portare la mobilitazione dei sardi a Roma. La Sardegna è schiava di innumerevoli servitù -militari, industriali, energetiche-, il governo nazionale deve tenerne conto”.


SOLINAS CHIAMA ALLA RIVOLTA LA SARDEGNA: “COME PRATOBELLO”

“Come Pratobello”. Cita la rivolta popolare antimilitarista del 1969 ad Orgosolo, il presidente della Regione, Christian Solinas, intervenuto oggi agli Stati generali convocati in Consiglio regionale per ribadire il “no” di tutta la politica sarda all’ipotesi che l’isola possa ospitare il deposito nazionale di scorie nucleari. Solinas -che ha chiuso con il suo intervento l’assemblea con sindaci e rappresentanti dei sindacati- ha annunciato che è già pronto un documento per impugnare la Carta nazionale delle aree idonee pubblicata dal ministero dell’Ambiente, dove la Sardegna appare con otto siti in 14 Comuni.
“Davanti alla possibilità, anche solo provocatoria, di una compensazione se dovessimo ospitare il deposito, noi oggi diciamo con chiarezza che siamo per il ‘no’ a qualsiasi discussione su questo tema- le parole del governatore-. Noi qui abbiamo come riferimento ideale e culturale il giugno del ’69, quando i sardi a Pratobello dissero ‘no’ con forza e tutti insieme alla costruzione di un poligono militare. E riuscirono a portare a casa un risultato che sicuramente non si sarebbe ottenuto nelle aule, nelle discussioni, nei tanti cavilli della burocrazia”. Sotto il profilo giuridico, “già da stamattina ho dato mandato alla segreteria generale dell’avvocatura della Regione di fare accesso agli atti presso la Sogin- fa sapere Solinas- per formare un fascicolo utile a impugnare la pubblicazione della mappa. Faremo tutto ciò che è nelle nostre forze e competenze per andare a contrastare questa decisione, ingiustificabile sotto il profilo scientifico”.

Il dibattito di questa mattina “ci ha consegnato una posizione ormai consolidata nel sentire di noi sardi: la nostra terra non può essere considerata una risorsa illimitata- spiega il governatore-. Noi abbiamo pagato prezzi altissimi al concetto -che in questi casi viene sempre richiamato- della solidarietà nazionale. E su questo non accettiamo lezioni da nessuno”. La Sardegna, ricorda Solinas, è una terra “che ha subito il disboscamento di quattro quinti del suo patrimonio boschivo per sviluppare le reti ferroviarie del Paese. Siamo una terra che ha visto le concessioni minerarie date a chiunque volesse saccheggiare quest’isola, abbiamo dato un tributo di sangue come nessun altro durante la sciagurata Prima guerra mondiale”.

Lo stesso Stato “che impedisce lo sviluppo infrastrutturale di quest’isola -perché quando si deve fare una strada spesso e volentieri la valutazione ambientale è bloccata dalla presenza di una specie animale da tutelare- poi non ha niente da dire se il Mediterreneo è solcato da decine di navi con scorie nucleari?- insiste Solinas-. Dobbiamo coinvolgere in questa battaglia le altre isole, e sarà mia cura parlare con le istituzioni della Corsica, Sicilia e Malta, perché un solo incidente con un carico di scorie sarebbe un disastro. Questa non è una battaglia di otto siti, di pochi Comuni della Sardegna, ma è un tema che riguarda tutte le isole che si affacciano sul Mediterraneo“.

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