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Il professore di Kabul si dimette: “Università chiuse alle donne un’ingiustizia, ma il mondo sta a guardare”

Con l'agenzia Dire parla Obdaidullah Wardak, docente del dipartimento di matematica applicata. "Non torno indietro".

Pubblicato:21-12-2022 16:43
Ultimo aggiornamento:21-12-2022 16:50
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afghanistan donne
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ROMA – Vietare l’università alla donne “è una decisione ingiusta e io non tornerò indietro rispetto alle mie dimissioni fino a che il governo non cancellerà questa misura”. Obdaidullah Wardak, docente del dipartimento di Matematica applicata dell’Università di Kabul, motiva così in un’intervista con l’agenzia Dire il suo addio all’ateneo.

In questi giorni in India per un progetto di ricerca presso la South Asian University (Sau) della capitale Nuova Delhi, il professore si era rivolto ai social media per condividere la sua lettera di dimissioni dopo “11 anni di lavoro” all’ateneo di Kabul. In un post su Facebook, Wardak aveva riferito di “non voler continuare a insegnare in un’università dove alle ragazze non è permesso studiare”.

L’ORDINANZA DEL MINISTERO

Il riferimento è all’ordinanza che il ministero dell’Istruzione superiore del governo afghano, retto dai talebani dall’agosto 2021, ha inviato a tutti gli atenei privati e pubblici del Paese. Con il documento è stato ordinato a tutti gli istituti di istruzione superiore di sospendere l’accesso agli studi delle allieve “fino a nuovo ordine”. La misura segue di poco più di un anno il divieto a frequentare le scuole dal sesto grado in su, l’equivalente della nostra prima media, imposto dai talebani nel settembre 2021.


Il provvedimento ha generato sdegno e critiche della comunità internazionale. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto “profondamente allarmato” dalla misura emessa da Kabul, come riferisce il suo portavoce. Media internazionali, citando fonti locali, hanno rilanciato notizie di donne respinte questa mattina davanti agli ingressi di diverse università del Paese, compresa quella della capitale. Video circolati sui social media mostrano immagini di studentesse costrette a rimanere fuori dagli atenei. Abdulhaq Omeri, già corrispondente dell’emittente afghana Tolo News, è fra coloro che hanno ricondiviso un filmato degli studenti della facoltà di Medicina dell’università di Nangarhar, nell’estremo est del Paese, che abbandonano le aule durante gli esami in segno di protesta.

L’INAZIONE DELLA COMUNITÀ INTERNAZIONALE

Su Facebook Wardak aveva inviato anche un messaggio di solidarietà alle donne dell’Afghanistan, scrivendo che “passeranno questi giorni bui” e che “le studentesse potranno tornare a studiare con l’aiuto di Allah onnipotente”. Parlando con l’agenzia Dire il professore amplia la prospettiva, in modo particolare quando sollecitato su quello che dovrebbe essere il comportamento della comunità internazionale. “Questi giorni scuri sono anche un conseguenza delle loro politiche” denuncia il docente in riferimento al resto del mondo. “Ora sono tutti concentrati sui loro interessi e questo fa passare in secondo piano anche quello che è un diritto fondamentale delle giovani afghane”.

Wardak spiega: “La comunità internazionale conosceva i talebani e sapeva della loro interpretazione dell’islam, ma ha comunque promosso un accordo a Doha e li ha finanziati generosamente per un lungo periodo”. Il riferimento è all’intesa conclusa fra il governo degli Stati Uniti e i miliziani nel febbraio 2020, che prevedeva al suo interno anche il totale ritiro delle truppe Nato giunte nel Paese nel 2001 per combattere proprio con i talebani allora al potere. Le truppe dell’Alleanza hanno effettivamente lasciato il Paese a fine agosto 2021, con i miliziani nuovamente alla guida del Paese, che adesso è un emirato. Wardak guarda poi al presente con una constatazione amara: “Dopo tutto quello che è successo non ci sono state ancora azioni internazionali mirate a spingere i talebani verso un cammino diverso”.

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