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Roma, tangenti al Palazzo di Giustizia: opere in cambio di tartufi

Per il gip è "assoluta" la "naturalezza con cui gli indagati hanno piegato la funzione pubblica a una sorta di 'cosa privata'"

Pubblicato:21-11-2019 14:07
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 16:38

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ROMA – Illeciti nell’assegnazione di lavori svolti presso gli uffici della Corte di appello e altre opere realizzate nel Palazzo di Giustizia di Roma. E’ questo l’ambito dell’indagine, in cui si ipotizza anche il reato di corruzione, che ha portato all’emissione di 20 misure cautelari personali su richiesta della Procura di Roma: quattro in carcere per due funzionari pubblici e due imprenditori, dieci ai domiciliari, sei all’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

L’indagine, svolta dal Nucleo speciale anticorruzione della Guardia di Finanza, ha riguardato in totale otto funzionari pubblici in servizio presso il Provveditorato Interregionale delle opere pubbliche del ministero delle Infrastrutture, il Provveditorato dell’Amministrazione penitenziaria, l’Ater, l’Istituto centrale di formazione per il personale della giustizia minorile e l’Ufficio per i servizi tecnico-gestionali del ministero dell’Interno, oltre che 12 imprenditori.

Dagli accertamenti è emerso che i lavori, formalmente assegnati a diverse società, venivano eseguiti da uno stesso soggetto. I funzionari pubblici venivano corrotti anche attraverso l’esecuzione o il pagamento di lavori di ristrutturazione presso appartamenti, condizioni vantaggiose nell’acquisto di immobili, sponsorizzazioni per trasferimenti d’ufficio, oppure assunzioni di familiari.


TANGENTI PER PALAZZO GIUSTIZIA, OPERE IN CAMBIO DI TARTUFI

Tartufi, smartphone o l’assunzione di un parente in un centro commerciale. Questo erano pronti a offrire i titolari delle imprese ai funzionari pubblici compiacenti, in cambio dell’aiuto per ottenere le gare d’appalto. E’ quanto emerge dall’ordinanza del gip di Roma emessa nell’ambito dell’indagine su un presunto giro di mazzette per gli appalti dei lavori presso il Tribunale di Roma.

Gli imprenditori avrebbero garantito ai funzionari anche appoggi per nomine al ministero o “semplicemente” l’acquisto di una casa a condizioni vantaggiose. Tra le utilità anche lavori edili, idraulici ed elettrici presso un maneggio gestito dal geometra del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche finito in carcere.

IMPRENDITORE FALSIFICAVA IDENTITÀ PER AVERE APPALTI

Per eludere i controlli e nascondere i precedenti penali è arrivato a falsificare le proprie generalità, indicando una data di nascita diversa, pur di ottenere appalti presso il Tribunale di Roma. Si tratta dell’imprenditore F.D.A., la figura-chiave dell’indagine della Procura che ha portato oggi all’emissione da parte del gip di una ventina di provvedimenti cautelari personali, nell’ambito di una indagine su un giro di mazzette e altre utilità che coinvolge anche funzionari pubblici.

Gli appalti finiti sotto la lente degli inquirenti sono quelli assegnati dal 2013 e 2016: interventi avvenuti sempre con procedura d’urgenza e non con quella competitiva. Di fatto, in base a quanto emerge dall’ordinanza firmata dal gip Anna Maria Gavoni, i lavori erano affidati sempre a F.D.A., finito ai domiciliari già nel dicembre del 2015 nell’ambito di un’altra indagine da cui è scaturito il nuovo filone coordinato dal sostituto Erminio Amelio. All’anagrafe, F.D.A. risulta nato il 12 giugno del 1955 ma per mettere la mani su altri appalti falsificava al 12 giugno del 1951 la sua data di nascita.

Tra gli appalti, figuravano i lavori per una cifra pari a 103mila euro per il rifacimento all’interno del Tribunale penale del camminamento che collega le celle dei detenuti alle aule di udienza, quelli da 400mila euro relativi alla sistemazione degli impianti di climatizzazione e di antincendio presso gli uffici della Corte d’appello in viale Giulio Cesare. Altro appalto vinto, quello da 115mila euro per i servizi igienici e da 158mila euro per l’adeguamento dei lavori delle ex celle ad archivio presso la corte d’appello in via Romei.

GIP: FUNZIONARI SPREGIUDICATI, FUNZIONE PUBBLICA PIEGATA A COSA PRIVATA

“Io su quella lì non ho bevuto acqua… ma lei a chi ha fatto bere?”. E’ quanto afferma, parlando con un imprenditore, uno dei funzionari pubblici coinvolti nell’inchiesta su un giro di mazzette legato ad appalti presso il Tribunale di Roma, in una intercettazione citata nell’ordinanza di custodia cautelare, in cui l’imprenditore si riferisce probabilmente a una funzionaria. Per il giudice questa intercettazione sta a dimostrare la “spregiudicatezza dei funzionari” coinvolti nell’indagine.

Per il gip è “assoluta” la “naturalezza con cui gli indagati hanno piegato la funzione pubblica degli uffici del provveditorato delle opere pubbliche e degli altri pubblici uffici, a una sorta di ‘cosa privata’ in virtù della quale hanno disposto a loro piacimento di una serie indeterminata di lavori conferiti sempre alle stesse ditte rappresentate (o comunque riferibili) ai soggetti dai quali hanno ricevuto remunerazioni illecite di vario tipo o natura”.

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