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VIDEO | Referendari della sanità ‘pubblica’ sotto la Regione Lombardia: “Al Tar entro un mese”

Agnoletto: "Cup unico in sei mesi, medici gettonisti e pensionati nel Ssn"

Pubblicato:21-10-2023 17:20
Ultimo aggiornamento:24-10-2023 10:38
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referendari regione lombardia
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MILANO – Ricorso al Tar entro la fine di ottobre per ribaltare il no del consiglio regionale della Lombardia al referendum parzialmente abrogativo della legge Maroni del 2015 sull’equiparazione pubblico-privato in sanità. Lo ha annunciato stamane Vittorio Agnoletto di “Medicina democratica”, parlando coi giornalisti a margine della manifestazione “Salviamo la sanità in Lombardia” tenutasi sotto la sede di Regione Lombardia a Milano e promossa da un cartello di associazioni e sostenuta dalle opposizioni di centrosinistra. Al ricorso, ha aggiunto Agnoletto, lavorano tre uffici legali.

Accanto al ricorso al Tar, “via istituzionale”, continuiamo però con la mobilitazione finalizzata a due obiettivi”, ha aggiunto Agnoletto: “entro sei mesi un centro unico di prenotazione sanitario in Lombardia con tutte le strutture pubbliche e tutte le strutture private accreditate, che ad oggi non funziona nemmeno per tutte le strutture pubbliche. Ad esempio alcune visite e alcuni interventi al San Paolo bisogna andare a prenotarli in loco. E questo è inaccettabile”. Poi rivolto all’assessore Bertolaso, che ha spostato la scadenza del Cup unico dal 2024 al 2026: “dicono che i privati si rifiutano di mandare le agende? La Regione ha gli strumenti per dire: ‘se vi volete accreditare dovete mandare le agende’.



Per i referendari della sanità pubblica in Lombardia inoltre “entro sei mesi deve essere reso impossibile, vietato il lavoro del medico a gettone. E che in quei sei mesi- aggiunge Agnoletto- siano aperti dei canali per favorire il rientro di quei medici nel servizio sanitario nazionale”, dato che sovente i gettonisti lavorano in reparti con un solo medico strutturato, “magari il primario che sta pe andare in pensione”. Agnoletto pone infine la questione dei medici in pensione che lavorano “solo col privato”. “Ma perchè? Se il medico in pensione è in grado di lavorare non si capisce perchè non può prestare qualche ora di lavoro al servizio sanitario pubblico con un contratto, resta fermo essendo andato in pensione”. Ultimo punto toccato dall’esponente di “Medicina democratica” le liste d’attesa: “tutti gli ospedali che non rispettano i tempi di attesa fissati per legge e richiesti dai medici di medicina generale interrompano momentaneamente l’intramoenia”, è la proposta. “l’intramoenia ricomincerà quando le strutture rispetteranno i tempi d’attesa definiti per legge”.

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