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Raid vandalico nei campi di Arvaia, danni per 5mila euro

Animal Liberation Front ha devastato le coltivazioni, le coperture delle serre e il sistema di irrigazione

Pubblicato:21-06-2021 11:43
Ultimo aggiornamento:21-06-2021 17:06

campi arvaia
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BOLOGNA – È di almeno 5.000 euro, “e forse anche qualcosa di più”, la stima dei danni a colture e attrezzature di Arvaia a seguito del raid di Animal Liberation Front nella notte tra sabato e domenica. “Oggi la conta prosegue, ma ci sono cose che non si possono riparare: le piante divelte o ‘annegate’ nel campo allagato… Dovremo aspettare che asciughi per capire cosa si salva”, raccontano i soci volontari della cooperativa agricola e di comunità che opera da sette anni nell’area agricola del Parco Città campagna di Villa Bernaroli, nel quartiere Borgo Panigale-Reno di Bologna. Ieri e anche oggi si sono messi al lavoro dopo che, come scrivono in un comunicato, “la violenza di Animal liberation front si è abbattuta sulle coltivazioni di patate e fagioli, sulle piante di zucchine, meloni, fragole, nonché sulle coperture delle serre e l’irrigazione“, il tutto accompagnato dalla firma ‘Alf’ e “da frasi che ci minacciano apertamente istigando alla violenza”. È già stata fatta denuncia e la Polizia ha fatto i rilievi. Per risistemare tutto “ci vorrà almeno un mese” e intanto i raccolti settimanali distribuiti ai soci saranno forse meno corposi.


“Il danno non è solo economico, legato cioè alla necessità di riacquistare ed allestire nuovamente le attrezzature devastate, nonché al mancato raccolto e distribuzione di cibo prefinanziato dai soci; il danno è anche e soprattutto morale, perché questo atto vigliacco e vandalico è stato condotto contro una realtà che in questi sette anni ha saputo ricreare un agro-ecosistema complesso in un’area pubblica prossima alla città, preservando e aumentando la biodiversità animale e vegetale con le proprie pratiche agricole in un’ottica di valorizzazione ambientale e sociale garantendone sempre la fruibilità e l’accessibilità a tutti”, scrive Arvaia nella sua nota.


Il raid di Animal liberation sarebbe scattato per condannare l’attività che viene svolta per allontanare le lepri dai campi. Ma Arvaia respinge l’accusa: “La produzione agroalimentare ha inevitabilmente un impatto sull’ambiente naturale: consapevole dell’impossibilità di azzerarlo del tutto, Arvaia si è sempre posta come obiettivo un modello di agricoltura che tenta di ridurre al minimo quell’impatto. Per limitare i danni che la fauna selvatica arreca alle coltivazioni, la cooperativa non solo non ha mai compiuto azioni fuori dai vincoli delle leggi che regolano la materia, ma ha anche intrapreso una collaborazione con Lav (Lega Anti Vivisezione) per garantire la massima correttezza in tali azioni di contrasto”. E dalla Lav sarebbe arrivata anche solidarietà dopo l’attacco alle colture e alle attrezzature di Arvaia che, “nonostante l’azione intimidatoria subita”, promette di andare avanti per “realizzare i propri obiettivi ambientali e sociali e a praticare al meglio possibile un modello di agricoltura che si prende cura dell’ambiente e delle persone ma per farlo avrà bisogno anche del sostegno di tutte e tutti coloro che vorranno esserci solidali”. Questo “con la convinzione che la bassezza intellettuale che ha mosso l’Animal liberation front ad un gesto simile, sarà resa ancora più evidente dalla solidarietà dei tanti capaci di distinguere per quale cambiamento vale la pena lottare”. Solo per risistemare i teloni che proteggono le colture ci vorrà un mesetto. Difficile pensare di difendere l’area -di 10 ettari- con telecamere, data la sua estensione; la rete anti-lepri c’è, ma facilmente violabile, inoltre si tratta anche di un parco accessibile: dunque, rispetto ad altri possibili attacchi non si starebbe valutando un sistema di difese.

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