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Non fatevi confondere da tutto quel rosa: Barbie è molto di più

Alla regia c’è Greta Gerwig, che ha regalato al cinema storie potenti di emancipazione femminile con 'Lady Bird' e 'Piccole donne'. Ora lo fa con il film sull’iconica bambola Mattel

Pubblicato:20-07-2023 08:55
Ultimo aggiornamento:20-07-2023 08:55

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ROMA – Insomma, com’è questo chiacchieratissimo ‘Barbie’? Assolutamente da vedere!

BARBIE, L’OMAGGIO A ‘2001: ODISSEA NELLO SPAZIO’

In un tempo lontanissimo, le bambine solleticavano la loro immaginazione con i bambolotti. Per loro era una novità assoluta, una rivoluzione. Ma a pensarlo adesso, no. Le bambine giocavano ad essere madri accudendo quei bambolotti (alcuni inquietanti, va detto): gli davano la pappa, gli cambiavano i vestiti e li facevano addormentare. E, di conseguenza, l’aspirazione per il futuro era diventare madre, badare ai figli e fare la casalinga. In quel ‘deserto di emancipazione’, come vediamo nel film di Greta Gerwig (da oggi al cinema con Warner Bros. Pictures) è apparsa Barbie omaggiando l’iconico monolite di ‘2001: Odissea nello Spazio’ di Stanley Kubrick. E lo fa con un look, già un trend, che ricrea la prima versione della bambola Mattel: costume da bagno a righe bianche e nere, intero e senza spalline, un paio di occhiali bianchi, la frangia riccia, orecchini dorati, rossetto rosso e un ombretto scintillante.

(Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures)

Con l’avvento di Barbie, inventata da Ruth Handler per la figlia Barbara, le bambine hanno iniziato a sognare in grande. Se le Barbie potevano essere dottoresse, fisiche oppure vincitrici di un premio Nobel anche loro avevano la possibilità di desiderare di esserlo. L’evoluzione delle bambole Mattel ha sempre seguito i cambiamenti della società e i bisogni delle bambine ma anche dei bambini. Ma prima di tutto ciò, c’era solo lei: Barbie Stereotipo, interpretata da Margot Robbie (qui anche in veste di produttrice), talento straordinario e bellezza mozzafiato.


ANCHE BARBIE HA AFFRONTATO LA DEPRESSIONE

La voce di Helen Mirren, narratrice della storia, ci porta a ‘Barbieland’, un mondo rosa dove le donne hanno il potere e i Ken si definiscono solo attraverso le Barbie. In questo luogo così perfetto ogni mattina si sveglia Barbie (Robbie), che vive in una villa da sogno insieme al suo ottimismo favolistico. Nell’armadio abiti alla moda (c’è anche Chanel di cui Robbie è brand ambassador), nel giardino la Corvette cabrio (rigorosamente rosa). Non mancano i giochi in spiaggia, le rivalità tra i Ken, le serate disco sulle note di Dua Lipa (interprete anche di Barbie Sirena) e quelle a casa tra ragazze in pigiama. In questa perfezione plastica -‘Life in plastic, it’s fantastic’ (‘La vita nella plastica, è fantastica’), per citare l’intramontabile brano degli Aqua – Barbie Stereotipo una mattina si sveglia con una crisi esistenziale. Viene assalita dai pensieri sulla morte. E con questi, anche piedi piatti e cellulite (i veri villain nel mondo perfetto di Barbie).

Per lei non è più ‘ogni giorno è il giorno più bello’, non è più spensierata, non si sente più portatrice di femminismo. Per capire cosa sta succedendo si rivolge a Barbie Stramba (Kate McKinnon). Avete presente quando da piccole o piccoli tagliavamo i capelli alle bambole sentendoci affermatissimi hair stylist e le truccavamo perché convinti di essere make-up artist di fama mondiale? Ecco, il risultato è Barbie Stramba: taglio di capelli e trucco da brividi (e non di piacere). Ma torniamo al film. La ‘stramba’ spiega a Barbie che per risolvere il suo problema deve andare nel mondo reale, trovare la bambina che gioca con lei e cercare di ‘curare’ le sue emozioni.

(Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures)

BARBIE ALLA SCOPERTA DEL MONDO REALE

E così in sella alla sua Corvette rosa senza motore va alla scoperta del mondo reale. E con lei anche Ken, qui interpretato da un Ryan Gosling (biondo platino) da Oscar. E sotto quella che avrebbe dovuto essere una moderna California, Barbie scopre che le donne e le bambine – le stesse alle quali indirizza messaggi motivazionali – devono fare i conti con il patriarcato, che per il Ken di Ryan Gosling è qualcosa che ha a che fare con i cavalli (ma questa è un’altra storia), e con il ceo di Mattel (Will Ferrell). Barbie non sarà sola a salvare Barbieland. Con lei ci sarà la ‘sua’ bambina, che ormai è diventata madre (America Ferrera).

(Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures)

NON FATEVI CONFONDERE DA TUTTO QUEL ROSA E DAL BIONDO PLATINO: BARBIE È MOLTO DI PIÙ

Non vi fate confondere da tutto quel rosa e da tutto quel biondo platino. Greta Gerwig – che ha sceneggiato il film insieme al compagno di vita e di lavoro Noah Baumbach – porta sul grande schermo un manifesto femminista tutt’altro che prevedibile, tutt’altro che banale. Ma non solo. Tra battute geniali, risate (tantissime), omaggi a ‘Grease’, ‘La La Land‘ e alla commedia romantica ‘Kiss me’, la regista parla di emancipazione femminile – come ha fatto brillantemente anche con ‘Lady Bird’ e ‘Piccole donne’ – in un mondo dove “il patriarcato esiste ancora, ma oggi lo nascondiamo meglio“, come si dice nel film.

La regista ha preso in mano Barbie, mettendola di fronte alla fragilità (anzi “bionda fragilità” come dice il Ken di Gosling), alla paura, all’incertezza, all’ansia, alla depressione, al fisico che cambia, agli sguardi maliziosi degli uomini, al senso di inadeguatezza (“Per cosa sono stata creata?”, canta Billie Eilish nel brano del film ‘What was I made for?’), ai sentimenti, alla mancanza di empatia, al talento che non viene riconosciuto e alle lacrime. Gerwig, senza moralismi e frasi ‘sole, cuore’ e amore’, fa crollare Barbie. Ed è qui che la protagonista, libera da stereotipi ed etichette, rinasce. Barbie diventa reale e adulta con la consapevolezza che si può essere speciali anche essendo ordinari (e con la cellulite). “Non si può essere perfetti, tutto cambia ed è bello anche così”, le rivela il personaggio di America Ferrera.

(Photo Credit: Courtesy Warner Bros. Pictures)

BARBIE E LA PARITÀ DI GENERE

In questo viaggio, tra nostalgia e attualità e tra leggerezza e giocosità (con una colonna sonora pazzesca, grazie Mark Ronson!), la coppia Gerwig-Baumbach attraverso un mondo di plastica dalle tinte pastello fa riflettere anche sulla parità e disparità di genere. Ken – dopo aver conosciuto e abbandonato la mascolinità tossica – scopre che può essere “solo Ken”: finalmente può essere qualcuno senza Barbie. E così salutiamo con un grande ‘ciao0 – almeno nel film – la battaglia dei sessi, come quando ci sbracciamo per salutare le persone su una nave che si allontanano dal porto e piano piano si fanno sempre più piccole. Se Barbie scende dai tacchi per combattere per la libertà (in Birkenstock) e Ken non ha paura di essere fragile e di provare sentimenti (anche indossando pelliccia e occhiali da sole), possiamo iniziare a fantasticare su quando arriverà il giorno in cui potremo essere semplicemente noi stessi e unici nelle nostre imperfezioni.

Greta Gerwig, Noah Baumbach, Margot Robbie, Ryan Gosling e il resto del cast ci regalano un film inaspettato, folle, sopra le righe e sovversivo. In questo vortice di intrattenimento – da cui non vorresti mai uscire – la Barbie che abbiamo sempre amato (e, spesso, odiato) viene stravolta e riprogrammata per un nuovo immaginario che va oltre il femminismo.

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