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Università, a Bologna scontri tra i collettivi e la polizia durante l’inaugurazione dell’anno accademico

I manifestanti hanno denunciato i rapporti dell'Alma Mater con Israele additando l'Ateneo come "complice del genocidio a Gaza"

Pubblicato:20-03-2024 21:10
Ultimo aggiornamento:21-03-2024 12:54
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di Davide Landi e Andrea Sangermano

BOLOGNA – Scontri tra collettivi e Polizia a Bologna a pochi metri dal teatro dove si è svolta l’inaugurazione dell’anno accademico con il ministro Bernini. Giunti in via Indipendenza diretti verso il teatro Manzoni, ma bloccati dal ‘muro’ di poliziotti in assetto antisommossa, i collettivi hanno denunciato i rapporti dell’Alma Mater con Israele e gridato “fuori Israele dall’Università”, additando l’Ateneo come “complice del genocidio a Gaza”.

Dopo aver ottenuto di far parlare una delegazione alla cerimonia, in cinque si sono diretti con un rappresentante della Digos verso il teatro. Al prolungarsi dell’attesa, però gli animi si sono scaldati e i manifestanti -circa 200- si sono diretti contro i poliziotti, che hanno risposto con cariche di alleggerimento. Sono volati sputi e qualche bottiglia, un cestino dei rifiuti è stato buttato a terra. Un manfiestante è stato ammanettato e rilasciato qualche minuto dopo.



Nel frattempo, arrivata al termine la cerimonia, dopo l’intervento dell’ex premier neozelandese Jacinda Ardern, a cui il rettore Giovanni Molari ha consegnato il Sigillum Magnum d’Ateneo, ad alcune studentesse del gruppo Giovani palestinesi è stato concesso di prendere la parola dal palco, per un secondo intervento fuori programma. “Ringrazio il prefetto e le forze dell’ordine, che devono contemperare la legittima espressione del dissenso con l’ordine pubblico- le introduce il rettore- vi chiedo la possibilità di dare spazio a un ultimo intervento, anche per dimostrare che lasciamo davvero parlare tutti”. La prima studentessa a intervenire invoca tra l’altro la liberazione dei detenuti palestinesi, tra cui Anan Yaeesh, attualmente in carcere in Italia. La seconda attivista, invece, apre il suo discorso accusando il rettore di avere “le mani sporche di sangue” per non aver preso una posizione netta, nei mesi scorsi, a favore della popolazione della Striscia di Gaza. La platea inizia a rumoreggiare e a quel punto Molari interviene. “Bene, adesso basta- dire il rettore prendendo il microfono- gli accordi si rispettano. Abbiamo dato sufficientemente spazio a tutti. L’atteggiamento di rispetto riguarda anche il permettere a me di concludere questo momento”. Il video di quanto accade all’interno del teatro viene trasmesso in diretta al corteo in via Indipendenza, dove i collettivi iniziano a lamentare il fatto che Molari ha “strappato di mano il microfono alle studentesse che stavano leggendo il loro intervento”. Una volta terminata definitivamente la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, i collettivi si sono poi diretti in corteo verso la zona universitaria, dove hanno annunciato: “Il corteo occupa via Zamboni 32”.

BOLOGNA, PRESIDENTE CONSIGLIO STUDENTI: IPOCRISIA SU GAZA

Da un lato gli studenti, dall’altro il personale tecnico-amministrativo. Piovono critiche, oggi all’inaugurazione dell’anno accademico, per come il rettore Giovanni Molari ha gestito in questi mesi la presa di posizione dell’Alma Mater di Bologna sul conflitto israelo-palestinese. Duro l’intervento di Francesca Saccardi, presidente del Consiglio degli studenti, che lamenta la “censura sistemica delle voci provenienti dalla comunità palestinese e delle richieste delle mobilitazioni studentesche”. Saccardi parla poi di “tragica ipocrisia” da parte dell’Ateneo, che si appella “genericamente a un’idea astratta di pace” e si richiama a una “posizione di neutralità che nella storia recente di questa istituzione non abbiamo avuto”, come nel caso dell’Ucraina o della liberazione di Patrick Zaki. “Il coraggio dimostrato negli scorsi anni- insiste Saccardi- si scontra con la debolezza con cui la nostra governance prende oggi parola sul genocidio della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, nonostante le richieste portate avanti da tutte le componenti della nostra accademia”. A novembre, ricorda la presidente del Consiglio degli Studenti, l’Alma Mater “si rifiutava di riconoscere ed utilizzare il suo privilegio di luogo di massima espressione culturale per chiedere un cessate il fuoco”. Lo ha fatto “oggi, finalmente, con più di 30.000 vittime. Dice che si impegnerà ad aiutare nella costruzione di canali diplomatici, corridoi umanitari e a predisporre aiuti per la costruzione di percorsi per la comunità universitaria palestinese. Ma non possiamo pensare che basti un intervento umanitario, quando potremmo fare di più”, insiste Saccardi. La presidente del Consiglio degli Studenti dell’Alma Mater si chiede quindi “con quale coraggio insegneremo ancora nelle nostre aule il valore e l’importanza della memoria storica se non siamo in grado nel presente di essere coraggiose e coraggiosi e schierarci quando la storia ci chiede di farlo”. Saccardi quindi conclude: “In un momento storico in cui si respira aria di guerra su ogni fronte, dobbiamo spingere per demilitarizzare i luoghi di cultura. E se non saranno le istituzioni spontaneamente a trasformarsi, sarà l’incessante mobilitazione della comunità accademica a ricordarlo. Non abbasseremo la voce, non ci renderemo complici di questo genocidio”. Di tenore simile l’intervento di Federico Barbino, in rappresentanza del personale tecnico-amministrativo, che ricorda come “per sussulto etico” poche settimane fa i sindacati dell’Ateneo all’unanimità hanno lanciato “un accorato e forte appello” al rettore a favore del cessate il fuoco.

Pace e diritti umani, afferma Barbino, “hanno bisogno di azioni concrete per realizzarsi”. Da qui la richiesta a Molari di “impegnarsi fattivamente” e portare avanti “in tutte le sedi” azioni coerenti. Tra le più urgenti, elenca Barbino, ci sono la richiesta di cessate il fuoco immediato, l’apertura di canali diplomatici, corridoi umanitari e sanitari e la richiesta della liberazione degli ostaggi detenuti da ogni parte. All’Alma Mater si chiede anche di “predisporre forme concrete di sostegno per studenti, ricercatori e docenti appartenenti a istituzioni accademiche gravemente danneggiate dal conflitto israelo-palestinese”. Barbino sottolinea infine la richiesta di “azioni di opposizione istituzionale attraverso la mappatura e la sospensione degli accordi con soggetti direttamente o indirettamente compromessi con i conflitti armati in atto”.

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