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Il figlio di Marco Biagi: “Idee di papà riprese in parte, oggi risolverebbero”

Il giuslavorista venne ucciso dai terroristi delle Nuove Brigate Rosse il 19 marzo del 2002

Pubblicato:18-03-2024 19:41
Ultimo aggiornamento:19-03-2024 19:55

marco biagi
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BOLOGNA – Nelle riforme del lavoro che si sono attuate in Italia negli ultimi anni dopo la stesura del Libro bianco di Marco Biagi (“che in parte, e sottolineo in parte, è stato preso come spunto per l’attuazione della Legge Biagi sul mercato del lavoro del 2003”) “solamente in parte sono state riprese le intuizioni, i pensieri e le proposte -soprattutto a livello di lavoro- che erano di mio babbo. Il perché non lo posso sapere”. Lo ha detto il figlio del giuslavorista ucciso sotto casa a Bologna 22 anni fa (era il 19 marzo) dalle nuove Brigate rosse, Lorenzo Biagi, ospite oggi di una iniziativa alle Acli di Bologna per ricordare il padre Marco.

Le Acli hanno dedicato un loro circolo a Marco Biagi e, ogni anno, ricordano il professore nell’anniversario della morte: oggi lo hanno fatto con una lettura di alcuni brani degli scritti del giuslavorista scelti dal figlio e commentati dallo stesso Lorenzo. Ma qualcuno è poi venuto a chiedere di avere quelle idee e quei testi per dargli ‘gambe’? Non del tutto è stata la risposta. “Non posso dire e non avremo mai, lo dico come figlio, la riprova nei fatti che magari certe scelte per forza necessariamente fossero corrette. Di certo mi viene da dire, nel mio piccolo, che se si riprendessero tuttora, e maggiormente, le intuizioni di mio padre, e in parte è stato fatto e in parte no, probabilmente avremmo un po’ più di soluzioni a partire da un tema molto pesante e grave come lo sfruttamento del lavoro minorile che è una piaga sociale”, ha affermato ancora Lorenzo Biagi.

Di suo padre Marco, Lorenzo ha ricordato e lodato il “coraggio” di dire “basta a certe cose”, lo slancio per “modernizzare il mercato del lavoro. E probabilmente, nella logica folle della ideologia terrorista, in particolare delle Br, questo è stato cavalcato come odio feroce nei suoi confronti dai terroristi”. Ma, “e lo dico seramente, però lo dico, questo odio, questo non capire dove mio padre volesse andare a parare, cioè al bene comune” si tradusse anche in una tendenza ad osteggiarne “fortemente e anche troppo” le idee, “anche da molti suoi collaboratori, altri professori universitari e da parte del mondo accademico e politico”. Ma “concentrare tutta l’attenzione, ma anche nel senso dell’odio e dei pregiudizi, solo ed unicamente su una unica persona sappiamo che in Italia, e lo dimostra la storia, non ha portato mai niente di buono se non a delle morti che si potevano evitare”. Di qui l’invito di Lorenzo a rileggere bene cosa scrisse il padre, etichettato da alcuni come ‘padre del precariato’: “Prima di giudicare ci si deve informare”, ribadisce dicendo di aver scelto i brani letti oggi alle Acli perché “colpito dallo lo spirito di vedere molto più in là rispetto ai tempi”. Non a caso viene letto un testo sulla sua priorità di lottare contro l’infiltrazione della precarietà tra i giovani le donne e gli svantaggiati. E lo stesso Lorenzo si è detto contrario al precariato: “Penso che essere precario oggi voglia dire avere, lo dico non da esperto, preoccupazioni che vanno al di là di ogni immaginazione. Un posto di lavoro sicuro e fisso, penso sia fondamentale nella vita di ognuno: garantisce stabilità economica ed emotiva. Essere precario oggi è probabilmente più difficoltoso da affrontare rispetto a 20-30 anni fa”. Lorenzo Biagi parla anche dei suoi incontri di testimonianza nelle scuole che da due-tre anni svolge assieme alle Acli, “una esperienza meravigliosa, fondamentale anche per me per proseguire nella mia vita in serenità”.


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