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L’Ordine dei giornalisti: “No a censura sulle intercettazioni, pubblichiamo ciò che è nelle ordinanze”

Le parole del presidente Carlo Bartoli, durante un'audizione in Commissione Giustizia al Senato

Pubblicato:17-01-2023 13:49
Ultimo aggiornamento:17-01-2023 13:49
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ROMA – “Le intercettazioni oggi sono atti pubblici già filtrati da elementi non essenziali, serve più autoregolamentazione per i giornalisti, non si può stabilire tutto per legge”. Lo dice il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Carlo Bartoli, durante un’audizione in Commissione Giustizia al Senato nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’uso e le pubblicazioni delle intercettazioni.

“Oggi – ricorda Bartoli – la materia delle intercettazioni è regolamentata dal decreto legislativo 216 del 2017 che prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni di fatti strettamente privati oppure penalmente irrilevanti. Ciò che i giornali pubblicano, quindi, non è ottenuto in maniera abusiva, ma acquisito in modo regolare; non si tratta di atti coperti da segreto, ma inseriti nelle ordinanze di custodia o già depositati ai processi. Introdurre ulteriori limitazioni su atti che sono comunque pubblici e già ‘filtrati’ o comunque depurati da elementi non rilevanti, vorrebbe dire sottrarre informazioni preziose per ricostruire vicende di importanza pubblica. Numerose sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo hanno stabilito la possibilità dei giornalisti di pubblicare le intercettazioni quando vi sia un interesse pubblico”.

Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, durante l’audizione in Commissione Giustizia al Senato in materia di intercettazioni, continua: “Sul delicato tema si è espresso anche il Garante della privacy, indicando le modalità con cui le testate giornalistiche possono pubblicare il materiale intercettato, indicazioni che convergono sostanzialmente con quanto stabilito dal codice deontologico dei giornalisti per quanto riguarda il rispetto delle persone. Chiediamo che ci vengano dati strumenti normativi per adeguare il meccanismo della disciplina, fermo a sessanta anni fa, e riteniamo utile l’istituzione di un Giurì dell’informazione per intervenire rapidamente sui casi. Soprattutto chiediamo al legislatore di offrire alla professione giornalistica strumenti di autoregolamentazione più efficaci che ci consentano di essere al passo dei tempi. Non si può stabilire tutto per legge su temi che riguardano situazioni molto specifiche. Ci auguriamo, comunque, che il Parlamento non voglia restringere ulteriormente l’accesso alle informazioni necessarie all’opinione pubblica, impedendo di far conoscere eventi e comportamenti di interesse pubblico”.


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