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Roma conferisce la cittadinanza onoraria a Julian Assange

La promotrice Virginia Raggi: "Assange simbolo della liberta di stampa, Roma lo difende davanti al mondo". Votano contro Iv e Forza Italia

Pubblicato:15-02-2024 14:20
Ultimo aggiornamento:18-02-2024 19:45

julian assange screenshot
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ROMA – Roma Capitale ha conferito ufficialmente la cittadinanza onoraria a Julian Assange, il giornalista cofondatore ed ex caporedattore di WikiLeaks autore della rivelazione di documenti secretati concernenti crimini di guerra americani in Medio Oriente, imprigionato dal 2019 nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, nel Regno Unito, e sulla cui estradizione negli Usa il prossimo 20 febbraio si pronuncerà l’Alta Corte britannica.

L’Assemblea capitolina, dopo la mozione dello scorso ottobre, ha approvato con 27 voti favorevoli e 2 contrari (Italia Viva e Forza Italia) la delibera che dà il via libera alla concessione del riconoscimento, a prima firma della consigliera ed ex prima cittadina Virginia Raggi e sottoscritta da M5S, Pd, Lista civica Raggi, Sinistra civica ecologista ed Europa Verde.


RAGGI: “SIMBOLO LIBERTÀ STAMPA, ROMA LO DIFENDE DAVANTI AL MONDO”

“Finalmente concediamo la cittadinanza onoraria a Julian Assange, giornalista ingiustamente accusato e detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh senza mai aver avuto un processo. La richiesta di estradizione degli Usa è legata a una condanna a 175 anni di prigione, sostanzialmente morte certa“, ha spiegato Raggi in Aula. “Attualmente Assange è detenuto in condizioni di tortura, come detto dall’Alto Commissario dell’Onu, ed è privato della libertà e della dignità senza aver commesso alcun reato, solo per aver fatto quello che dovrebbero fare tutti i giornalisti: raccontare la verità, mostrando al mondo i crimini contro l’umanità che il Governo Usa conduceva in Medio Oriente e tutto questo è stato inaccettabile”. Dopo la mozione di ottobre, ha sottolineato l’ex prima cittadina, “mi fa piacere che l’Aula abbia capito che Assange stava facendo il suo lavoro e deve essere tutelato, si tratta di difendere un simbolo di tutti i giornalisti che fanno il loro lavoro, e questo vuol dire difendere la democrazia. Un simbolo con cui la Capitale d’Italia dichiara al mondo che Assange va difeso e tutelato insieme a tutti i giornalisti che fanno il loro lavoro e alla libertà di stampa, che va difesa sempre e comunque. È giusto pronunciarci prima del 20 febbraio, quando l’Alta Corte britannica si pronuncerà di nuovo sulla sua estradizione”.



MELITO (PD): “INSULTO ALLA DEMOCRAZIA, CAPITALE PARTECIPA A BATTAGLIA”

Per la consigliera Pd, Antonella Melito, seconda firmataria della delibera, “siamo stati i primi a dire che non saremmo rimasti indifferenti e che avremmo votato questo atto prima del 20 febbraio, e ringrazio la consigliera Raggi, prima firmataria, perché questo è un passaggio doveroso. Da parte della maggioranza c’è stato un lavoro anche contro il tempo per levare un grido d’aiuto che vogliamo far sentire oggi, prima delle udienze, e che faremo sentire anche fuori dalle istituzioni, un grido di difesa dei diritti umani e della libertà di stampa. Ricordo a tutti che Assange è un giornalista italiano, uno di noi, perché l’Ordine dei giornalisti gli ha conferito la tessera onoraria. Se questa battaglia non andrà a buon fine verrà condannato a due secoli di carcere per aver svolto bene il proprio lavoro. È un insulto a democrazia, e in questa battaglia vogliamo dire al mondo che Roma c’è”.

POLEMICA IV-LISTA RAGGI: “VICENDA DA CONTORNI OPACHI”, “NON È MICA BIN SALMAN…”

Nella discussione in aula Giulio Cesare non sono mancate le polemiche, in particolare da parte di Italia Viva e Forza Italia che hanno poi espresso il proprio voto contrario.

Per Francesca Leoncini, consigliera di IV, “è importante rispettare i diritti umani e le ingiuste condizioni detentive di Assange, ma ho dubbi sul conferirgli la cittadinanza onoraria di Roma che nella storia ha un valore importantissimo e finora è sempre stata data a persone che si sono distinte nella difesa dei diritti umani”. Questa vicenda, secondo Leoncini, “ha invece contorni opachi e non trasparenti ancora da definire: dire che Assange è un pioniere della libertà di stampa quando ci sono aspetti molto gravi sulla rivelazione di informazioni riservate che sono ancora tutti da accertare, imporrebbe come minimo una maggiore cautela e un approfondimento, per evitare anche eventuali danni d’immagine alla Capitale. Per questo il nostro voto è contrario”, ha concluso l’esponente del partito di Matteo Renzi.

Inmediata la replica del capogruppo della Lista civica Raggi, Antonio De Santis: “La cittadinanza a Bin Salman non la possiamo certo dare, quindi la predica da questo pulpito me la sarei risparmiata…“.
Anche Marco Di Stefano, Noi Moderati-Forza Italia, è però della stessa idea della collega di Italia Viva: “Avrei votato la solidarietà ad Assange senza alcun dubbio, ma dare la cittadinanza a una persona, seppure ingiustamente in carcere, che ancora deve avere processo e su cui si leggono tante cose, mi sembra un passaggio un po’ troppo veloce rispetto a come dovrebbe essere. Il mio voto è contrario”.

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