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Uomini rastrellati a Fallujah, si teme vendetta sciita

ROMA - L'Alto commissario Onu per i Diritti umani Zeid Ra'ad si e' detto "preoccupato" per la scomparsa

Pubblicato:14-07-2016 11:35
Ultimo aggiornamento:14-07-2016 11:35

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ROMA – L’Alto commissario Onu per i Diritti umani Zeid Ra’ad si e’ detto “preoccupato” per la scomparsa degli uomini dalla citta’ di Fallujah, ex roccaforte del gruppo Stato islamico liberata dagli estremisti islamici a fine giugno. Ne mancherebbero all’appello oltre 900, mentre 50 avrebbero perso la vita.

fallujah

LE IPOTESI

Ra’ad fa riferimento ad “elementi” che farebbero pensare a una “vendetta per il massacro di Camp Speicher” del 2014. In quell’occasione oltre 1.700 sciiti furono trucidati dai miliziani dell’Isis – di orientamento sunnita – durante gli scontri che portarono alla presa della citta’.


La modalita’ con cui si svolsero gli eventi spinsero alcuni a ipotizzare connivenze tra alti quadri dell’esercito e del governo di Baghdad coi fedeli del califfo, accomunati dall’appartenenza all’islam sunnita. La maggior parte degli scomparsi inoltre fa parte alla tribu’ di Al-Mahamda che, oltre ad essere sunniti, sono considerati dalle milizie paramilitari sciite vicini alla tribu’ dei Dulaimi, che hanno combattuto nei gruppi di resistenza al governo iracheno di Saddam. Il fatto che quest’ultimo favorisse gli sciiti a discapito dei sunniti ha fatto si’ che dopo la sua caduta nel 2003, le tensioni tra questi due gruppi religiosi – in cui si inseriscono piu’ complesse questioni di appartenenza tribale – esplodessero. La frustrazione dei sunniti ha peraltro favorito arruolamenti spontanei in seno al gruppo Stato islamico. Come denuncia il quotidiano ‘The Australian’, a Fallujah sono stati portati via tutti gli uomini, e quei pochi che hanno fatto ritorno hanno mostrato i segni di torture e percosse. Molti di loro raccontano di aver assistito alla morte di altri prigionieri.

LE TESTIMONIANZE

A Fallujah quindi sono rimaste le donne e i bambini. Le prime piangono e dicono che, dopo la liberazione della citta’, alcuni miliziani – e non dei soldati – sono venuti e le hanno separate dagli uomini, e convinto la popolazione a lasciare le case per andare incontro alle forze governative. Ma le donne non hanno piu’ visto ne’ i loro uomini, ne’ i militari. Uno dei sopravvissuti della tribu’ di Al-Mahamda ha raccontato che, terminate le ostilita’ tra le forze governative e l’Isis, lui ed altri sono usciti dalle case e si sono diretti verso il check-point sventolando bandiere bianche. Una volta li’, uomini armati esibivano una bandiera gialla e nessuna effige dell’esercito governativo. Si trattava di miliziani degli Hezbollah iraniani – gruppo armato sciita da non confondersi col suo omonimo libanese – che li hanno subito accusati: “fate parte dell’Isis”, quindi li hanno picchiati, dicendo che si trattava di una vendetta per Camp Speicher e portati via. L’uomo ha riferito di aver visto i suoi compagni morire a seguito delle percosse, oppure che chi cercava di fuggire veniva abbattuto con colpi d’arma da fuoco. Le persone intervistate tuttavia hanno detto di non nutrire alcuna simpatia per Daesh. Le autorita’ di Baghdad – una volta informate degli abusi commessi dai gruppi paramilitari nei dintorni di Fallujah – hanno aperto un’inchiesta ma ad oggi non si conoscono i progressi fatti. Inoltre, le donne affermano che nessuno e’ venuto a interrogarle, o a registrare i nomi dei loro cari scomparsi: “per favore aiutateci– ha supplicato in lacrime una signora anziana- prendete i loro nomi, ritrovate i nostri figli”.

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