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Festivalfilosofia, il direttore Francesconi: “Tramontano le parole, povertà dialettica sintomo del terrore”

Appuntamento a Modena, Carpi e Sassuolo da venerdi 15 a domenica 17 settembre

Pubblicato:13-09-2023 09:58
Ultimo aggiornamento:13-09-2023 09:58
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ROMA – “Umana è la capacità di sperimentare e creare, umana è la capacità di ascolto”. Sono queste alcune delle cose che caratterizzano “l’elemento umano del parlare” e che il direttore del Festivalfilosofia, Daniele Francesconi, intervistato dalla Dire alla vigilia della manifestazione che tornerà a Modena, Carpi e Sassuolo da venerdi 15 a domenica 17 settembre, ha messo in evidenza come tema guida dei tre giorni dedicati al ragionamento filosofico. Macchine, intelligenza artificiale e vocabolari ‘magri e impoveriti’ sembrano mettere a rischio tutto questo e tracciare un silenzioso destino. Nel consueto stile che anima la kermesse della filosofia si guarderà ai grandi nomi del pensiero come una lente per osservare la cronaca: “Non sono un nostalgico, non voglio dire ‘è tutta colpa dei social’, ma c’è senza dubbio un allarme sulla parola, in crisi su tanti piani. La consapevolezza dell’uso che se ne fa è determinante”. Oggi “la lingua si è impoverita, parliamo in modo sempre più neutro, parlare è sempre un parlare per immagini e questo i giovani ce l’hanno molto chiaro“, aggiunge il direttore. E sull’orizzonte delle macchine e dell’intelligenza artificiale che è in grado di ‘replicare e riprodurre’ parole, arriva quasi un sospiro di sollievo quando tutto sembra ormai perduto: “La macchina non riesce a cogliere i significati satirici, quelli obliqui o l’ironia. Ormai poi parliamo con un vocabolario ristretto, con una lingua stereotipata, neutra. L’ermeneutica ci insegna l’ascolto di tutti gli strati di significato; Gadamer parlava di fusione di orizzonti- ricorda Francesconi- ecco il dialogo dovrebbe essere questo”.

E dunque anche sulla questione dell’inclusività e della sfida linguistica, asterischi e schwa, il direttore del Festival assicura che se ne parlerà, lanciando un monito a “non avvitarci su questo, perdendo di vista i diritti. Il linguaggio è capace di incorporare rispetto e inclusione e farsi più evoluto. Ma questo non avviene per imposizione, o per norma, sono lunghi processi. Ogni due anni vengono cambiate le cose e questo sintomo indica che c’è un problema, ma dalle politiche prescrittive o artificiali arriviamo a un’idea ingenua ed utopistica, come l’esperanto“.

“Sarà un festival non tecnico- spiega ancora Francesconi- ma rigoroso sulla specificità del ragionamento filosofico concettualmente sorvegliato: su tutti quegli aspetti tra Wittengstein e la filosofia analitica, i giochi linguistici che sono importanti perché sono strumenti per capire aspetti del contemporaneo: come la situazione del linguaggio nella sfera pubblica, il carattere performativo negli abusi del linguaggio d’odio, la questione del linguaggio di genere e inclusivo, le identità, gli aspetti legati alle ferite e alla violenza (che avvengono attraverso il linguaggio). Il rapporto di inizio 900 tra linguaggi formali e naturali fino alla codifica linguistica da parte di algoritmi: dunque l’intelligenza artificiale”. E proprio sul linguaggio nella sfera pubblica il direttore del Festival ha parole severe: “Ho l’impressione che usiamo linguaggi d’odio perchè non abbiamo abbastanza parole per dire le cose, c’è una paura del molteplice e la semplificazione e la povertà dialettica sono un chiaro sintomo di questo terrore. La condizione dell’umano è di saper fare linguaggio e questo può aiutarci, invece lo abbiamo semplificato e nello spazio pubblico la povertà linguistica è una responsabilità grave e inaccettabile”. Una battuta infine, a poche ore dalle piazze che torneranno ad animarsi di lezioni gratuite e spettacoli, sotto al cielo. Il libro di Vannacci ‘Il mondo al contrario’, che tanto clamore ha suscitato proprio per l’uso di alcune parole, che sembrano strangolare in definizioni ‘semplificate’ e poco precise problemi complessi e quasi dicono male pensieri che potrebbero essere argomentati diversamente, questa l’impressione…. lo ha letto? Un sorriso nella risposta di Francesconi: “No, ma lo farò per vedere se anche io avrò questa stessa impressione”.


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