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VIDEO | Congresso Sumai, il segretario Magi: “Entro il 2025 perderemo 38.667 medici”

Le parole del Segretario generale al 55esimo congresso nazionale del Sumai Assoprof

Pubblicato:12-10-2023 13:22
Ultimo aggiornamento:12-10-2023 14:55
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Magi Sumai
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ROMA – “Entro il 2025 perderemo fisiologicamente 14.493 medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, 3.674 specialisti ambulatoriali, 20.500 dirigenti medici per un totale di 38.667 medici senza contare i prepensionamenti, le dimissioni volontarie e i medici che emigrano all’estero”. Lo ha affermato il segretario generale del Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell’Area Sanitaria, Antonio Magi, in occasione del 55esimo congresso nazionale del Sumai Assoprof, dal titolo ‘Specialistica ambulatoriale. Quale futuro: pubblico o privato?’, che si chiude oggi a Roma. “La sensazione di abbandono che provano oggi i medici dopo il Covid, come tutto il personale sanitario, e la scarsa attenzione alla manutenzione del Servizio sanitario nazionale- ha proseguito- sta portando molti medici e professionisti della sanità, soprattutto quelli più giovani ma non solo, a cercare strade alternative per vivere la loro professione con meno burocrazia, più sicurezza, migliore retribuzione e migliore
organizzazione.

“Se non ci saranno subito investimenti seri e decisivi sul personale sanitario- ha ammonito- la sanità pubblica italiana che conosciamo oggi, anche se in crisi, dal 2025 rischia di saltare realmente poiché, come abbiamo visto mancheranno quasi 39mila medici”. “Dimissioni volontarie, prepensionamenti, concorsi pubblici che vanno deserti, mancanza di sostituti per la specialistica ambulatoriale- ha continuato Magi- sempre più aree carenti per la medicina generale, sempre più medici che scelgono di lavorare nel privato, in cooperative o di andare all’estero da dove arrivano proposte economiche che permettono qualità di vita nettamente migliori. Continuare a proporre ancora le stesse ricette che sanno più di ideologia che di concretezza è una scelta suicida con un esito ampiamente prevedibile”.
Secondo il segretario generale del Sumai Assoprof “appare necessaria una riforma del percorso formativo che potrebbe essere strutturata, ad esempio, dai primi 4 anni teorici uguali per tutti, seguiti poi da 4 anni di formazione specialistica pratica o come medicina generale o come specializzazione in una specifica branca della medicina a cui seguono 3 anni, facoltativi, di super specializzazione attraverso master universitari”. “In questo modo- ha affermato- non si avrebbero più camici grigi ma una formazione medica completa per entrare nel Servizio sanitario nazionale. Questo richiede ovviamente una seria programmazione nei numeri dei posti e delle specialità”.

MAGI (SUMAI): INDEROGABILE RILANCIARE POLITICHE SU CAPITALE UMANO

“Appare inderogabile rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità, al fine di valorizzare e
(ri)motivare quella che è la colonna portante del Servizio sanitario nazionale: investire sul personale sanitario con risorse vincolate, programmare adeguatamente il fabbisogno di tutti i professionisti sanitari, ridisegnare i processi di formazione, valutare e valorizzare le competenze secondo un approccio multiprofessionale”, ha detto Magi.


“Sicuramente- ha proseguito- una priorità è la retribuzione del personale sanitario e dei medici. Se vogliamo che i nostri medici rimangano in Italia, non c’è scelta: dobbiamo essere competitivi soprattutto con le retribuzioni offerte negli altri Paesi. Come possiamo pensare che i nostri medici non vadano all’estero se le retribuzioni italiane annue, espresse in dollari, sono 204mila dollari in meno del Lussemburgo, 93mila dollari in meno della Germania, 73mila dollari in meno del Regno Unito e 35mila dollari in meno della Svizzera?“. “Non ci sono soluzioni alternative- ha spiegato Magi- se non quelle di dover pagare di più i nostri medici altrimenti, a breve, in Italia non ne avremo più. Ci aspettiamo un vero cambio di passo della politica sul tema salute. Basta con dichiarazioni sterili e generiche d’impegno per un Servizio sanitario nazionale pubblico”.

MAGI (SUMAI): REGIONI PROPONGANO INCREMENTO ORE A COLLEGHI SENZA MASSIMALE ORARIO

Per il segretario “attualmente gli specialisti ambulatoriali sono titolari di incarichi a tempo indeterminato che vanno dalle 5 alle 30 ore settimanali, con una media di 25 ore. Da subito si potrebbe pensare ad un incremento medio stimato intorno alle 7 ore settimanali che porterebbe l’attuale media oraria dalle 25 alle 32 ore settimanali. Le regioni che si lamentano delle lunghe liste d’attesa e della mancanza di specialisti invece dei medici stranieri potrebbero proporre ai nostri colleghi che non hanno il massimale orario e che operano a tempo indeterminato, quindi già in servizio nelle loro aziende sanitarie, un incremento orario ai sensi dell’art. 20 comma 1 del vigente Acn”.

“Chiediamo dunque alle regioni di proporre la trasformazione immediata a tempo indeterminato per i contratti degli specialisti ambulatoriali che attualmente operano a tempo determinato nel Servizio sanitario nazionale. In questo modo le regioni otterrebbero anche un notevole risparmio economico poiché il costo orario del tempo indeterminato è inferiore rispetto a quello del tempo determinato.
“Alcune regioni- ha poi ricordato Magi- avrebbero potuto utilizzare, e possono farlo ancora, i colleghi specialisti in attesa in graduatoria invece di utilizzare i medici non ancora specialisti o chiamare gli stranieri non abilitati all’esercizio della professione in Italia o peggio i ‘gettonisti’. A proposito di questi ultimi, basta con i contratti di lavoro intermediato dalle cooperative dei cosiddetti ‘gettonisti’, con costi orari notevolmente più elevati (150 euro lordi ora dei gettonisti contro i 35,68 euro lordi degli specialisti Sumai) provocando un evidente danno erariale”.

“Questo probabilmente non risolverebbe totalmente la mancanza d specialisti- ha concluso- ma lo farebbe in buona parte destinando questi specialisti ambulatoriali alle nascenti case della comunità, agli ospedali di comunità e all’assistenza domiciliare”.

IL SEGRETARIO DEL SUMAI: PORTARE RETRIBUZIONI MEDICI ITALIANI A LIVELLO EUROPEO

Magi ha spiegato che: “È assolutamente necessario cercare risorse economiche per portare le retribuzioni dei medici e degli operatori sanitari ai livelli europei. In attesa di risorse aggiuntive si può pensare di applicare una momentanea defiscalizzazione dei compensi prevedendo una flat-tax del 24% forfettario per tutti i sanitari che operano nel pubblico sino a risorse sufficienti stanziate per le retribuzioni”.

MAGI (SUMAI): DIMINUIRE DENUNCE CONTRO MEDICI E OPERATORI

“Diminuire il contenzioso e le denunce contro medici ed operatori sanitari con risarcimenti oggi
totalmente a carico del Servizio sanitario nazionale
. La soluzione potrebbe essere quella di emanare norme che scoraggino le denunce che non hanno motivo di essere portate avanti in quanto spesso temerarie”, spiegato. “A questo governo- ha detto Magi- chiediamo di colmare il gap retributivo che ci differenzia dagli altri Paesi europei, meno burocrazia, maggiore tutela e considerazione per i professionisti della salute che hanno dimostrato nel corso della pandemia di sacrificare anche la loro vita per assistere e curare le persone. Chiediamo insomma al governo di dare una svolta”.

MAGI (SUMAI): SENZA INVESTIMENTI, DA 2025 QUELLA PUBBLICA PUÒ SALTARE

“Senza investimenti decisivi sul personale sanitario la Sanità Pubblica Italiana che conosciamo oggi, anche se in crisi, dal 2025 rischia di saltare“. “Tra due anni, infatti- ha proseguito- circa 39mila medici usciranno dal Ssn a causa di dimissioni volontarie, pensionamenti, concorsi pubblici che vanno deserti, medici che scelgono il privato, le cooperative o di andare all’estero”. Antonio Magi ha individuato quelle che, dal suo punto di vista, sono le principali criticità del sistema: invecchiamento demografico, finanziamento del Servizio sanitario nazionale, carenza di personale e retribuzione del personale, cercando in un’ottica propositiva di suggerire anche soluzioni.

“Senza di reali e concrete politiche per il personale e le scarsissime risorse economiche messe a disposizione- si è domandato il segretario generale del Sumai Assoprof- come potranno attuare la Missione 6 del Pnrr? Oggi ci troviamo davanti ad una generalizzata carenza di medici specialisti disposti a lavorare per il nostro Servizio sanitario nazionale”. “Le scelte fatte finora- ha poi aggiunto- ci stanno portando a un bivio: sanità pubblica o sanità privata? Se la sanità virerà verso il privato questa scelta comporterà per gli italiani maggiori costi a causa delle regole di un mercato spietato fatto solo di profitto. Ciò significa addio all’universalismo, all’equità e all’uguaglianza dei cittadini davanti alla malattia. Una sanità pubblica debole porterà costi elevati in termini di salute e questo inciderà inevitabilmente sul sistema produttivo per giornate di lavoro perse costando così al nostro Paese molti punti di Pil”.

Antonio Magi ha inoltre ricordato che “già oggi vediamo un territorio desertificato ridotto, di fatto, nei numeri delle sue figure principali: medici specialisti ambulatoriali, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta. In più stiamo assistendo ad un ospedale che si sta svuotando. La desertificazione della sanità sta portando all’estinzione del professionista del Ssn. Nel corso degli anni, infatti, a causa di scellerate scelte politiche, il territorio non è più riuscito a soddisfare efficacemente i bisogni della gente costringendo i pazienti ad andare sempre più in ospedale invece di curarsi a casa o ambulatorialmente”.
Non solo. “La ridotta offerta specialistica sul territorio, con meno ore nei poliambulatori- ha precisato- è uno dei principali motivi che ha generato liste d’attesa interminabili insieme alla medicina difensiva e alla domanda crescente di salute delle persone”.

“Purtroppo- ha poi detto- il modello sanitario pubblico, istituto con la Legge 833 del 1978, ha vissuto numerosi cambiamenti. Il risultato di questi cambiamenti lo abbiamo sotto i nostri occhi: una sanità sottofinanziata, differenziata, diseguale e poco equa. Sempre più appaltata all’esterno, meno
prodotta dalle aziende sanitarie, povera di mezzi e di personale che quasi non riesce a soddisfare i bisogni di salute delle persone”. “Eppure- ha informato Antonio Magi- nonostante la sottrazione di risorse economiche, il nostro sistema sanitario ha retto fin che ha potuto, ma a che prezzo? Scarsi investimenti, retribuzioni tra le più basse in Europa, difficoltà di accedere alle cure, poco personale, difficili condizioni di lavoro, denunce e atti di violenza, anche mortali, contro gli operatori sanitari”.

“Tutto- ha affermato- sta incidendo sulla qualità delle cure, nonostante lo sforzo degli operatori sanitari e sulla percezione dei cittadini, i quali lamentano liste d’attesa infinite, strutture spesso fatiscenti, attrezzature obsolete, scarsa informazione, poco tempo dedicato alla comunicazione medico-paziente, con tutto ciò che ne consegue”.

SUMAI: ITALIA INVESTE MENO DELLA MAGGIOR PARTE PAESI EUROPEI

Secondo Magi “l’Italia, in rapporto al Pil, investe meno della maggior parte dei Paesi europei ma ha una speranza di vita più alta di altri paesi europei. Pur diminuendo il numero di abitanti negli ultimi 10 anni, che è passato da 60 milioni a poco più di 58 milioni, sono aumentati gli ultrasessantacinquenni, saliti da 12 milioni a 14 milioni”. “L’invecchiamento della popolazione- ha proseguito- è un ottimo indice per certificare l’ottimo livello di cure ma porta ovviamente ad un aumento delle cronicità e di conseguenza ad una maggiore domanda di salute con un incremento della spesa sanitaria che già oggi assorbe dal 70 all’80% dei bilanci regionali con il concreto rischio di superare la soglia di sostenibilità”.

“Da oltre dieci anni- ha detto Antonio Magi- assistiamo all’assenza di una visione e di una strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti. Il sottofinanziamento, dal 2010 al 2019, è stato di ben 37 miliardi. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, rispondendo a un’interrogazione alla Camera un paio di settimane fa, ha confermato questo dato”.

MAGI (SUMAI): A BREVE PRIVI DI UN TERZO MEDICI SSN

“Le mie principali preoccupazioni emergono dai numeri che, purtroppo, non mentono: a breve non avremo un terzo dei medici che oggi lavorano nel Servizio sanitario nazionale. Il problema è che non abbiamo nemmeno il ricambio, ovvero quelli che vanno a sostituire chi va via. Senza dimenticare che il numero di quanti sono oggi presenti è già insufficiente”, ha spiegato Magi. “Ovviamente- ha proseguito- trovarsi in una situazione del genere nel prossimo futuro, e parlo del 2025 perchè la gobba pensionistica è nel 2025, mi crea una grande preoccupazione. Mi esce spontanea una battuta sciocca: ammaliamoci entro il 2025, che poi potrebbero esserci dei problemi a trovare un medico”.

“Non possiamo tardare su questo aspetto- ha poi ammonito- e dobbiamo tentare di rendere subito più attrattivo il Servizio sanitario nazionale, quindi cercare di mantenere il più possibile i colleghi che già lavorano all’interno del Ssn. E gli specialiti ambulatoriali sono tra quelli che, come ho ricordato, hanno 25 ore di media nazionale ma potrebbero arrivare benissimo a 38 ore. È come se noi raddoppiassimo quasi l’offerta della specialistica ambulatoriale. Quindi, con le stesse persone che già lavorano adesso raddoppieremmo l’offerta di specialistica ambulatoriale, proprio in funzione delle liste d’attesa e della presa in carico dei malati cronici”. I soldi messi a disposizione dal Pnrr possono essere una soluzione? “Il Pnrr- ha ricordato Antonio Magi- dà la strumentazione, altrimenti avremmo dovuto investire non solo sul personale ma anche sulle strutture, i macchinari e la telemedicina. Fortunatamente il Pnrr va a coprire quella parte dei costi e il personale deve essere un costo immediatamente a carico del governo”.

“Il problema- ha inoltre sottolineato- è che il Pnrr non è gratuito ma, purtroppo, prevede dei debiti, che Draghi divideva in ‘buoni’ e ‘cattivi’. Sono ‘buoni’ se troviamo il personale che utilizza, entra nelle case della comunità, riutilizza le attrezzature e sta dietro alle apparecchiature della telemedicina. Sono, invece, debiti ‘cattivi’ se non facciamo tutto questo, perchè avremo strutture vuote, apparecchiature non funzionanti e questo vuol dire che avremo fallito”. “C’è un colloquio continuo con le istituzioni- ha poi tenuto a precisare il segretario generale del Sumai Assoprof- e ho ricordato a maggioranza e opposizione che il Servizio sanitario nazionale è un bene di tutti e che non può essere una bandiera di partito. È un bene fondamentale che produce Pil, perchè produce sanità: stare bene vuol dire produrre di più e ammalarsi di meno. Non avere una sanità pubblica vuol dire perdere punti di Pil”.

Antonio Magi ha poi voluto lanciare un preciso messaggio: la specialistica ambulatoriale è nel pubblico. “Oggi abbiamo parlato di questa dicotomia, pubblico o privato. Noi siamo nel pubblico, la nostra attività principale è quella del pubblico. Noi ci crediamo e ora sta alla politica fare in maniera tale che noi rimaniamo nel pubblico: ove non ci fossero prospettive future, ove non vedessimo investimenti nel futuro, è chiaro che a quel punto i professionisti prenderanno la loro decisione. E sarebbe un male se andassero a prendere la decisione nel privato, perchè questo vuol dire aumentare i costi in maniera molto importante”. “E non- ha concluso- come noi pensiamo, ma ancora di più perchè il servizio privato, quindi l’attività privata, diventerebbe sostitutiva del Servizio sanitario nazionale, non integrativa. Quindi il pronto soccorso sarà a pagamento, una terapia intensiva sarà a pagamento. Non è più un discorso banale e in questo caso non parlo come medico ma come un possibile paziente”.

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