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VIDEO | Il SUM a congresso: “Chiediamo dialogo su erosione diritti dei militari”

Il S.U.M. rivendica il diritto alla rappresentatività e annuncia un ricorso al TAR per rientrare nelle fila di chi siederà a Palazzo Chigi

Pubblicato:12-04-2024 14:27
Ultimo aggiornamento:12-04-2024 14:29
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ROMA – Disabilità, diritti del personale militare tra strettoie e percorsi ad ostacoli e l’appello affinché le circostanze critiche internazionali non diventino grimaldello per una maggiore contrazione degli stessi. E’ una riflessione a tutto tondo quella che il Sindacato Unico dei militari (S.U.M.) al suo primo congresso nazionale a Roma alla Pio IX, ieri sera, ha proposto alle Istituzioni e ai militari.
Il titolo evocativo del confronto ‘La specificità del militare: un’opportunità?’ ha messo al centro il tema dei temi: il rapporto tra la particolarità di una professione speciale e unica, in cui si giura di dare la vita per la Patria, con i diritti individuali riconosciuti dalla Costituzione. E’ in questo terreno dai contorni labili che la partita dei giovani sindacati militari scriverà un pezzo di storia e forse di nuova giurisprudenza.

Alla vigilia del 24 aprile, data in cui siederanno ai tavoli negoziali i sindacati militari riconosciuti rappresentativi, il S.U.M. rivendica il diritto alla rappresentatività e alla Dire annuncia un ricorso al TAR per rientrare nelle fila di chi siederà a Palazzo Chigi. “Vogliamo proporre una riflessione sulla legge 46 del 2022 che le associazioni professionali a carattere sindacale (come le definisce la norma per il mondo militare) le ha riconosciute in Italia tardivamente e con alcune limitazioni al limite della costituzionalità. Uno di questi, è rappresentato dal criterio imposto dalla legge per la verifica della citata rappresentatività. Ciò nonostante la legge ha rappresentato una democratizzazione all’interno delle Forze Armate dando voce al personale e ha avuto una portata epocale anche se c’è molto da fare. Siamo pronti al confronto per una revisione”, spiega Antonello Arabia, presidente nazionale del S.U.M.. “Abbiamo percezione di un’erosione di diritti riconosciuti. L’invocata specificità per molti è solo una disposizione normativa mai attualizzata, in alcuni casi, come per la legge 46 sui sindacati, diventa una limitazione democratica dei diritti del personale militare. Abbiamo segnali per cui la legge quadro sulla specificità può circoscrivere diritti del nostro personale che si prende cura di disabili o minori”, ha aggiunto Arabia, e ha ricordato: “Avevamo chiesto un incontro a Serino, ora ci aspettiamo un incontro con il nuovo Capo di SME Masiello”.

Hanno preso la parola, tra gli altri, Francesco Alberto Comellini dell’ Osservatorio Permanente sulla Disabilità; il Segretario Generale del S.U.M., Pasquale Chiacchio; la Vicepresidente Nazionale Carlotta Lorefice e Ciro Romano, Magnifico Rettore dell’Università Popolare Cattolica Montemurro-D’Ippolito, che ha assicurato la vicinanza dell’ateneo al percorso della giovane organizzazione sindacale.


Una sintesi tra specificità e diritti ha provato a tracciarla proprio Elisabetta Trenta che ha preso la parola nel primo panel del congresso. “La specificità militare è l’essenza stessa della vita militare, è la condizione delle Forze Armate di esistere. La specificità deve essere opportunità ma per adesso non lo è. Perché lo sia- dà questo esempio- il vostro giudice nelle controversie sindacali deve essere quello del lavoro. Alcune caratteristiche, come l’azione di comando, devono essere rispettate”. Questa democratizzazione “non incide sul comando- chiarisce Trenta- ma la concertazione deve esserci sui principi stabiliti prima”.

La disabilità e l’accudimento dei minori sono stati temi analizzati come cruciali del benessere e dei diritti dei militari. “Anche i militari dovranno avere- ha avanzato l’ipotesi Comellini- il disability manager”.
Cosa succede quando si parla di specificità militare? L’equilibrio tra diritti soggettivi e tutele e la salvaguardia della particolare missione di chi veste l’uniforme ha ispirato tutti gli interventi che si sono succeduti nel panel, con un approfondimento tecnico normativo del Capo Dipartimento legale del S.U.M..
E per capire di cosa si tratta basta sentire alcune storie. Le ha portate all’attenzione della platea Efisio Pessei, a capo del dipartimento sottufficiali del S.U.M.: il “caso di un collega che dopo esser stato 10 anni in regione nord lontano da casa, a seguito del riconoscimento di un problema familiare era tornato in Campania come padre con affido congiunto di minore e per l’assistenza di un disabile. Subito dopo è stato trasferito a Roma. E un altro che voleva fare vita operativa ed è staton mandato a fare il formatore”.

Anomalie in cui nelle pastoie burocratiche e una scarsa attenzione alle esigenze del singoli si può finire, questa la denuncia emersa nel congresso, per rinunciare a diritti riconosciuti dalla Costituzione.
Arabia ha ricordato anche il sostegno del S.U.M. ai colleghi riservisti per la stabilizzazione: “Non possono iscriversi, ma li sosteniamo” e tra le attività future “l’inserimento nel del lavoro personale congedato senza demerito” e ha citato il protocollo siglato con la ICOP azienda leader nel settore infrastrutturale.
Non sono mancati appelli a iscriversi e inviti a tenere bassa la litigiosità e la cattiva competizione tra sindacati: a chiederlo la stessa Trenta che della legge 46 fino alla sospirata approvazione nel Conte II aveva vissuto la difficile genesi.

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