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A Bologna un centro giovanile dedicato a Federico Aldrovandi

Mamma Patrizia: "Questa città ci ha sempre sostenuto, Ferrara a fatica"

Pubblicato:12-03-2022 14:40
Ultimo aggiornamento:12-03-2022 14:55

federico aldrovandi_foto san
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BOLOGNA – Da oggi il centro giovanile del Meloncello a Bologna, ai margini dello stadio Dall’Ara, porterà il nome di Federico Aldrovandi. Un luogo di incontro per i ragazzi del quartiere, come spiega il sindaco Matteo Lepore, che questa mattina ha scoperto la targa insieme ai genitori di Federico, mamma Patrizia e papà Lino. Ma è anche un luogo di passaggio per chi va ad assistere alle partite, perché attraverso l’arcata del portico di via de Coubertin si arriva al tornello di ingresso della curva ospiti dello stadio, passando proprio sotto la targa che porta il nome del giovane ucciso nel 2005 a Ferrara da quattro poliziotti. Dopo la condanna, i quattro agenti “sono tornati a lavorare e forse sono già in pensione- sottolinea la signora Patrizia- e questa è una vera ingiustizia“. Presenti alla cerimonia anche le delegazioni dei tifosi della Spal, del Bologna calcio e della Fossa dei Leoni della Fortitudo basket. Un bandierone biancoazzurro e uno striscione rossoblù fanno in modo che ci sia anche il volto di Federico, in questa giornata di sole.


Devo ringraziare Bologna e la sua gente– dice Patrizia Moretti, commossa- ci è stata vicina da subito e ci ha sempre dato un sostegno importante. Forse Bologna ha preso posizione quasi per prima. A Ferrara tanti gruppi di persone ci hanno sostenuto, ma non le Istituzioni. Bologna ha partecipato di più a questa ricerca di giustizia fin dall’inizio. È stato un sostegno inimmaginabile. E Federico lo aveva già capito, perché già da prima il suo sguardo era rivolto a Bologna: il suo orizzonte era in questa direzione. Guardava a Bologna come una città più ricca di spunti. Ripensandoci adesso, è per noi un insegnamento”.


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A Ferrara, continua la mamma, “la cittadinanza ha fatto molto più fatica e anche le tifoserie hanno fatto una fatica enorme a farsi sentire. A Bologna no, questa libertà qui è più sentita e più facile. A quei tempi a Ferrara c’era una presa di posizione da parte di alcune Istituzioni, ora lo sappiamo. Anche il sindaco di Ferrara, quando chiese giustizia, in Consiglio comunale creò uno scontro istituzionale e la Questura uscì in massa dalla sala. L’ex procuratore Messina non aveva neanche iscritto nel registro degli indagati i quattro agenti che erano intervenuti“. A Ferrara, insomma, le Istituzioni “avevano fatto una scelta di campo- afferma la signora Patrizia- che anche la mia città in quel momento ha fatto. E questo ci è costato tanto dolore. Per questo sono contenta che a Bologna ci sia un luogo di vita e di passaggio di giovani che porta il nome di Federico. Per me è molto importante, spero lo sia per tutti”.

Papà Lino, a sua volta, si dice “orgoglioso che Federico abbia unito i ragazzi di Ferrara con Bologna e anche tutta Italia, attraverso il mondo ultras. Hanno dimostrato cosa vuol dire il rispetto per la vita. In un certo senso Federico, anche se attraverso una targa, continua a vivere: non per i suoi genitori, perché noi saremo sempre orfani, ma per gli altri, per i bambini e i ragazzi che dovranno crescere in questo mondo terribile. È un segnale di pace, fratellanza e amicizia per tutti. Un segnale di amore per la vita“.

All’intitolazione sono presenti anche il presidente del Quartiere Porto-Saragozza, Lorenzo Cipriani, e i consiglieri comunali da cui è partita l’iniziativa. “Federico merita di essere ricordato- afferma il sindaco di Bologna- e che rimanga nei cuori e nelle menti dei ragazzi che passeranno di qua. È giusto ricordare la sua storia ai più giovani”.

Per le vicende tragiche che hanno colpito Bologna negli anni, sottolinea Lepore, “in passato abbiamo messo in discussione il nostro rapporto con le Forze dell’ordine e con lo Stato. Ma abbiamo sempre ritrovato la fiducia, perché c’è chi veste la divisa e rappresenta le Istituzioni con onore, e c’è chi lo fa con disonore”. Il centro giovanile intitolato ad Aldrovandi vuole dunque essere un “luogo di grande umanità. E di libertà– afferma Lepore- dobbiamo essere militanti della libertà, perché essere liberi significa rispettarsi”.

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