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Epilessia, “Il marchio di esclusione pesa più della malattia”

Il presidente dell'Associazione Italiana Epilessia (AIE), Tarcisio Levorato: "Gli altri vogliono la guarigione che non potrai mai avere"

Pubblicato:12-02-2024 15:47
Ultimo aggiornamento:12-02-2024 15:49

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ROMA – “Lo stigma è un marchio che riduce la tua vita a quella lettera scarlatta con cui gli altri vorrebbero identificarti. È un marchio di esclusione, diversità, che nella vita della persona con epilessia non infrequentemente pesa ancor più della malattia. È per questo che chi ha l’epilessia, per paura, tende a isolarsi, a nascondere la sua patologia, a vivere nell’ombra. Il che produce accesso più ritardato e difficoltoso al sistema delle cure e socialità ridotta. Un mondo di difficoltà cui la persona con epilessia è costretta a vivere per il pregiudizio degli altri, che si somma al fardello della propria patologia”. Così il presidente dell’Associazione Italiana Epilessia (AIE), Tarcisio Levorato, interpellato dalla Dire sul tema oggi in occasione della Giornata Internazionale dell’Epilessia.

Ma in che modo lo stigma associato all’epilessia coinvolge la vita quotidiana di chi ne è affetto? “Stigma significa non poter accedere a tutti i lavori possibili– risponde il presidente AIE alla Dire- significa che la maestra chiede ai genitori di non mandare il bambino in gita per paura che si senta male, significa che non ti assumo perché ‘hai visto mai’, significa che un ragazzo ti lascia perché ‘sei malata di mente’ e potremmo andare avanti per ore. Significa che tutti vedranno solo la tua malattia e smetteranno di vedere te. Significa che la tua vita dovrà scendere a compromessi non tanto, e non solo, con la malattia quanto con la vita stessa. Significa che tenere sotto controllo la malattia non sarà sufficiente agli altri per vederti ‘normale’- conclude infine Levorato- vogliono la guarigione che non potrai mai avere“.


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