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Tra Pd e M5S l’opera dei pupi… ma le mazzate saranno vere

L'editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi

Pubblicato:11-05-2021 17:30
Ultimo aggiornamento:11-05-2021 17:30

conte letta
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ROMA – “Ma no, Conte quelli del Pd li aveva avvisati sin dall’inizio…” “Macché il M5S non ha rispettato il patto”. Sembra di assistere all’opera dei pupi, dove le marionette si fronteggiano prima di prendersi a mazzate. Ma sulla scena politica ci sono personaggi reali, che si stanno giocando ruolo e poltrona.

Da una parte c’è il caos del M5S dove ognuno ormai interpreta le cose come gli conviene. Al momento, sul fallimento della candidatura di Nicola Zingaretti a sindaco di Roma e sulle mancate alleanze tra Dem e Movimento nelle altre città italiane dove si voterà il prossimo ottobre, ci sono diversi punti di vista, questi: “Conte aveva detto sin dal principio a Letta, Bettini e Zingaretti che il M5S avrebbe appoggiato la sindaca uscente Virginia Raggi. Non solo, che sarebbe stato un problema candidare Zingaretti perché a quel punto sarebbe saltato anche l’accordo trovato alla Regione Lazio”.

Dentro il Pd, al contrario, si accusa il M5S di non credere nell’alleanza con i Dem, visto che in ogni luogo si creano problemi. A questo punto c’è una fonte del M5S che inquadra la situazione in questo modo, e giura che che sia proprio così: “Dentro il Movimento tutti sanno che Di Maio non ha smesso un attimo di lavorare sottotraccia per indebolire Conte. Secondo lui Conte non ce la farà a prendere la piena guida del Movimento, alla fine risulterà un leader troppo debole… Con Di Maio che a quel punto svetterà come unico punto di riferimento politico concreto e affidabile. Vedrete che anche dove si parla di accordo sul candidato comune, ad esempio Napoli, alla fine ci sarà qualcosa che lo farà saltare“.


Si vedrà. Lo schema, comunque, appare abbastanza chiaro: le correnti interne, le varie aree politiche, si vanno organizzando in vista dei prossimi regolamenti dei conti interni e con le altre forze politiche. A partire dalle prossime elezioni amministrative: se il Pd a guida Enrico Letta non otterrà un buon risultato, tale da segnare l’inversione di tendenza rispetto alla gestione precedente, sarà lui il responsabile al quale addossare le colpe. Stessa cosa accadrà dentro il M5S, l’insuccesso finirà sulle spalle dell’appena nominato leader Giuseppe Conte.

Ma la partita delle partite si giocherà a Roma. Qui ora il Pd ha schierato Roberto Gualtieri, l’ex ministro dell’Economia nel Governo Conte 2, che in qualche modo parte svantaggiato. Perché a livello nazionale si è stabilito che tra Raggi e Gualtieri chi andrà al ballottaggio verrà poi sostenuto dall’altro. Ma mentre la sindaca uscente avrà mani libere per menare a più non posso e accusare il Pd, che l’ha attaccata in questi anni delle peggiori malefatte, Gualtieri combatterà con una mano legata dietro la schiena. Stando ai sondaggi, infatti, lui al momento sta davanti a Raggi quindi non potrà polverizzarla rischiando poi di non avere i voti ‘grillini’.

Un capolavo di strategia, soprattutto per Carlo Calenda, leader di Azione, anche lui in corsa per fare il sindaco della Capitale. A questo punto è l’unico che rappresenta una vera opposizione: alla vecchia gestione Pd ed anche a quella della sindaca uscente del M5S, con relativo accordo sottobanco tra le due forze politiche. Per questo Calenda potrà non solo strappare voti all’elettorato di centrosinistra deluso dallo spettacolo messo in scena, ma anche diventare una potente forza attrattiva per quell’elettorato del centrodestra che ancora non ha un candidato credibile e che comunque rischia di vedersi riproposto la solita vecchia gloria de l tempo che fu. E se fosse proprio Calenda poi a ritrovarsi al ballottaggio con la Raggi allora la commedia si trasformerebbe in dramma per i Dem.

Nel centrodestra, intanto, continua il braccio di ferro tra Matteo Salvini, leader della Lega, e Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia. I sondaggi continuano a registrare la salita di FdI e la discesa di Salvini, e la cosa crea forte irritazione. Per questo, mentre Meloni presenta una nuova mozione per aprire tutto e cassare il coprifuoco (“e adesso vedremo chi la voterà”), Salvini in contropiede ne presenta un’altra identica a firma “Centrodestra di governo” con Forza Italia e gli altri.

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