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La doula si racconta: “Ecco come facciamo da mamme alle neo-mamme”

Una professione, questa, non ancora molto diffusa in Italia ma che sta prendendo sempre più piede

Pubblicato:11-03-2024 19:39
Ultimo aggiornamento:11-03-2024 19:39

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ROMA – Sostenere da un punto di vista emotivo e pratico la mamma nel percorso che inizia con la gravidanza e termina nei primi mesi di vita del piccolo. Un punto di riferimento per la donna, a cui poter confidare le proprie paure e preoccupazioni, affrontando insieme i primi bisogni del bambino. Risponde a queste esigenze la doula, parola che proviene dal greco e significa “colei che aiuta la donna”, una figura che oggi potrebbe essere definita come la tata delle future mamme o delle neo mamme. Una donna, esterna alla famiglia, che si prende cura di un’altra donna in uno dei momenti più delicati della sua vita, la maternità, e che sa starle accanto nei momenti di fatica e stanchezza. Una professione, questa, non ancora molto diffusa in Italia ma che sta prendendo sempre più piede. L’ha raccontata alla Dire la doula Margaretha Tosi, della Rete Doula, in occasione dell’ evento ‘Sopravvivere a Roma con un bebé’, organizzato oggi nella Capitale dalle associazioni Kangatraining Roma, Zoè casa maternità, Mammadoula e Fasceggiate.

Le doule sono di solito mamme che hanno già vissuto il percorso di gravidanza, il più delle volte in solitudine– ha spiegato- il loro compito è quello di fare le mamme alla mamma, sostenendola e supportandola nel momento delicato della gravidanza ma anche dopo il parto. Possono accompagnarle alle visite, sciogliere dei loro dubbi oppure mitigare le loro paure o i loro timori. Le doule poi aiutano le donne ma anche i loro partner a gestire il neonato, dando consigli, magari anche semplici, oppure mettono in contatto la donna con qualche specialista. Io per esempio, che sono nata in Olanda ma vivo in Italia, lavoro molto con le coppie straniere che magari, come me dieci anni fa, non conoscono bene la lingua o come funziona il sistema sanitario italiano”. Secondo la doula Margaretha Tosi, quindi, nel nostro Paese a mancare alle donne durante la gravidanza è soprattutto un sostegno continuativo, perché il più delle volte accade che “tra un appuntamento e l’altro dal ginecologo trascorre un mese oppure un mese e mezzo ma nel frattempo la donna è sola e si sente smarrita perché non ha nessuno che la sostenga emotivamente”.

Margaretha Tosi fa parte di una Rete che attualmente conta nel nostro Paese circa 100 doule “presenti su tutto il territorio nazionale da nord a sud- ha fatto sapere- se una mamma contatta la Rete per fare richiesta di una doula, noi ci attiviamo per metterle in contatto. Il nostro obiettivo è quello di ricreare i vecchi villaggi di un tempo, che ormai abbiamo perso”. La figura della doula, però, a differenza di quanto avviene in altri Paesi europei, in Italia non è ancora istituzionalizzata, anche se cresce il numero di donne che si mettono al ‘servizio’ delle neo-mamme. “Stiamo lavorando con la Rete ad un riconoscimento istituzionale- ha fatto sapere la doula alla Dire- ci vorrà ancora un po’ di tempo ma ogni giorno facciamo dei passi in avanti. All’estero è una figura molto più sdoganata, nel mio Paese d’origine, l’Olanda, abbiamo anche puericultrici pagate dal sistema sanitario che dopo il parto vanno ad aiutare le mamme in casa nei primi momenti. Ma purtroppo questo non avviene ovunque, così molto spesso chi ha un aiuto è perché se lo può permettere. Ci vorrebbe quindi molto più sostegno per le neo mamme e per i loro figli, che saranno i futuri cittadini di domani. Ma vogliamo che anche le mamme stiano bene, perché sono i cardini della famiglia. E quando la mamma non sta bene- ha concluso- tutta la famiglia non sta bene”.


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