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Giustizia, Di Marco (Anf): “Su atti giudiziari avvocati inascoltati”

Il segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense: "Preoccupa la compressione del diritto di difesa. Speriamo in un ripensamento"

Pubblicato:10-08-2023 16:41
Ultimo aggiornamento:10-08-2023 16:41

giustizia tribunale
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BOLOGNA – “Con la firma del regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari, il ministro della Giustizia ha scelto di non tenere in conto le criticità di questo provvedimento che erano state segnalate in modo unanime da tutta l’avvocatura”. Lo dichiara alla Dire Giampaolo Di Marco, segretario generale dell’Associazione Nazionale Forense, commentando la notizia della firma del decreto ministeriale contenente un Regolamento per la definizione dei criteri di redazione, dei limiti e degli schemi informatici degli atti giudiziari.

“La scelta che è stata compiuta”, prosegue Di Marco “è stata quella di limitarsi ad un lieve ritocco, innalzando leggermente i limiti dimensionali che erano previsti nella prima bozza di decreto circolata alla fine del mese di maggio. Ma questa modifica non ha nulla a che vedere ciò che l’avvocatura aveva chiesto”.

Incalza Di Marco: “Avevamo segnalato che la pretesa di ridurre i principi di chiarezza e sinteticità ad una sterile fissazione di limiti del numero di pagine e del numero di caratteri per gli scritti difensivi era un grave errore. Era stato chiesto di affermare una volta che i principi processuali di chiarezza e sinteticità non hanno nulla a che fare con l’imposizione di limiti dimensionali ed anche di riaffermare che il principio di libertà di forme degli atti processuali è una importante forma di tutela del diritto di difesa”.


Invece, prosegue Di Marco con la Dire, “assistiamo al solito decreto agostano, annunciato nel mezzo del periodo feriale e destinato ad entrare in vigore nel giro di pochi giorni, che conferma in toto l’impostazione del precedente schema, salvo che per alcuni limitati ritocchi”.

A “nostro giudizio l’unica via percorribile è la totale abrogazione della sciagurata norma”che prevede “che un regolamento ministeriale possa determinare i criteri redazionali ed i limiti delle attività difensive delle parti nella giurisdizione, in modo a nostro avviso incostituzionale”.

Infine, “non possiamo non sottolineare il fatto che la riforma del processo civile non sta raggiungendo gli obbiettivi che erano stati prefissati, tanto che pochi giorni fa è stato annunciato dal Governo che sarà necessaria una revisione degli obiettivi di riduzione dell’arretrato. Per questo motivo è necessario aprire un tavolo di confronto con tutti gli operatori della giustizia, per dare vita ad un ripensamento complessivo della riforma Cartabia del processo civile”.

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