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Onu: “La settimana scorsa la più calda mai registrata”

L'Italia è stato il Paese in Europa con il maggior numero di decessi attribuibili al caldo durante l'intera estate del 2022

Pubblicato:10-07-2023 18:45
Ultimo aggiornamento:10-07-2023 20:12

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ROMA –  Il mondo ha appena vissuto la settimana più calda mai registrata, almeno secondo i dati preliminari. Segue il giugno più caldo mai registrato, con temperature della superficie del mare senza precedenti e un’estensione del ghiaccio marino antartico mai così bassa. Lo fa sapere l’Organizzazione meteorologica mondiale, l’agenzia meteo-climatica delle Nazioni unite. “Le temperature da record sulla terraferma e negli oceani hanno impatti potenzialmente devastanti sugli ecosistemi e sull’ambiente”, segnalano le Nazioni unite, e “evidenziano i cambiamenti di vasta portata che si stanno verificando nel sistema terrestre come risultato del cambiamento climatico indotto dall’uomo”. Il caldo eccezionale di giugno e all’inizio di luglio “si è verificato all’inizio dello sviluppo di El Niño, che dovrebbe alimentare ulteriormente il calore sia sulla terraferma che negli oceani e portare a temperature più estreme e ondate di caldo marino”, avverte. Christopher Hewitt, direttore dei servizi climatici dell’OMM. 

“Siamo in un territorio inesplorato e possiamo aspettarci che verranno superati altri record man mano che El Niño si sviluppa ulteriormente, e questi impatti inoltre si estenderanno fino al 2024”, prosegue Christopher Hewitt, direttore dei servizi climatici dell’Organizzazione meteorologica mondiale. “Questa è una notizia preoccupante per il pianeta“, avverte Hewitt. Secondo l’analisi provvisoria basata sui dati di rianalisi dal Giappone denominati JRA-3Q, la temperatura media globale il 7 luglio era di 17,24 gradi Celsius. Si tratta di 0,3 gradi in più rispetto al precedente record di 16,94 gradi del 16 agosto 2016, un anno con un forte El Niño. I dati della rianalisi giapponese sono stati messi a disposizione dell’OMM e non sono stati ancora confermati, ma risultano coerenti con i dati preliminari del set di dati ERA5 del servizio europeo di osservazione della terra da satelliti e altre stazioni di rilevazione Copernicus gestito dall’ECMWF.

“Secondo vari set di dati dei nostri partner in diverse parti del mondo, la prima settimana di luglio ha stabilito un nuovo record in termini di temperature giornaliere”, conferma Omar Baddour, capo del monitoraggio climatico dell’Organizzazione meteorologica mondiale. “L’OMM e la più ampia comunità scientifica mondiale stanno osservando da vicino questi drammatici cambiamenti nelle diverse componenti del sistema climatico e nelle temperature della superficie del mare”, ha detto Baddour durante un briefing con i media.


Le temperature globali della superficie del mare hanno raggiunto livelli record sia a maggio che a giugno. “Questo ha un costo”, avverte l’Organizzazione meteorologica mondiale, “avrà un impatto sulla distribuzione della pesca e sulla circolazione oceanica in generale, con effetti a catena sul clima”. Insomma, “non è solo la temperatura superficiale, ma l’intero oceano sta diventando più caldo e sta assorbendo energia che rimarrà lì per centinaia di anni”. I campanelli d’allarme “stanno suonando particolarmente forte a causa delle temperature senza precedenti della superficie del mare nel Nord Atlantico”, avverte l’OMM. “Le temperature nel Nord Atlantico sono senza precedenti e preoccupanti. Sono molto più alte di quanto previsto dai modelli”, segnala Michael Sparrow, capo del dipartimento di ricerca sul clima mondiale dell’OMM, “ciò avrà un effetto a catena sugli ecosistemi e sulla pesca e sul nostro clima”. Il Nord Atlantico “è uno dei fattori chiave delle condizioni meteorologiche estreme. Con il riscaldamento dell’Atlantico aumenta la probabilità che si verifichino più uragani e cicloni tropicali. La temperatura della superficie del mare del Nord Atlantico è associata a forti piogge o siccità nell’Africa occidentale”, spiega Omar Baddour, capo del monitoraggio climatico dell’Organizzazione meteorologica mondiale.

ISGLOBAL: NEL 2022 IN EUROPA 61.000 MORTI PER IL CALDO RECORD

L’estate del 2022 è stata la più calda mai registrata in Europa ed è stata caratterizzata da un’intensa serie di ondate di calore, siccità e incendi boschivi da record. Mentre Eurostat, l’ufficio statistico europeo, aveva già segnalato un eccesso di mortalità insolitamente elevato per quelle date, finora non era stata quantificata la frazione di mortalità attribuibile al caldo. Questo è quanto è stato fatto in uno studio condotto dall’Istituto di Barcellona per la salute globale (ISGlobal), un centro sostenuto dalla Fondazione ‘la Caixa’, in collaborazione con l’Istituto nazionale della salute francese (Inserm). L’analisi, pubblicata su Nature Medicine, stima 61.672 morti attribuibili al caldo tra il 30 maggio e il 4 settembre 2022. Il team di ricerca ha ottenuto dati sulla temperatura e sulla mortalità per il periodo 2015-2022 per 823 regioni in 35 Paesi europei, la cui popolazione totale rappresenta più di 543 milioni di persone. Questi dati sono stati utilizzati per stimare i modelli epidemiologici e prevedere la mortalità attribuibile alla temperatura per ogni regione e settimana del periodo estivo. L’estate del 2022 è stata una stagione di caldo incessante. Le registrazioni mostrano che le temperature sono state più calde della media durante tutte le settimane del periodo estivo. Le anomalie di temperatura più elevate sono state registrate durante il mese più caldo, da metà luglio a metà agosto. Questa coincidenza ha amplificato, secondo i ricercatori, la mortalità legata al caldo, causando 38.881 decessi tra l’11 luglio e il 14 agosto. In questo periodo di poco più di un mese si è verificata un’intensa ondata di calore paneuropea tra il 18 e il 24 luglio, alla quale sono stati attribuiti in totale 11.637 decessi.

I PAESI PIÙ COLPITI

In termini assoluti, il Paese con il maggior numero di decessi attribuibili al caldo durante l’intera estate del 2022 è stato l’Italia, con un totale di 18.010 morti, seguito da Spagna (11.324) e Germania (8.173). Se si ordinano i dati in base al tasso di mortalità dovuta al caldo, il primo Paese è l’Italia, con 295 decessi per milione, seguita da Grecia (280), Spagna (237) e Portogallo (211). La media europea è stata stimata in 114 morti per milione. D’altra parte, guardando solo alle anomalie di temperatura, il Paese con il valore più caldo è la Francia, con +2,43°C sopra i valori medi per il periodo 1991-2020, seguita da Svizzera (+2,30°C), Italia (+2,28°C), Ungheria (+2,13°C) e Spagna (+2,11°C).

MORTALITÀ PIÙ ALTA DEL 63% NELLE DONNE

Lo studio ha incluso un’analisi per età e sesso, che ha mostrato un aumento molto marcato della mortalità nelle fasce di età più avanzate, e soprattutto nelle donne. Si stima che ci siano stati 4.822 decessi tra i minori di 65 anni, 9.226 decessi tra le persone di età compresa tra 65 e 79 anni e 36.848 decessi tra le persone di età superiore a 79 anni. In termini di analisi di genere, i dati mostrano che la mortalità attribuibile al caldo è stata del 63% più alta nelle donne che negli uomini, con un totale di 35.406 morti premature (145 morti per milione), rispetto ai 21.667 morti stimati negli uomini (93 morti per milione). Questa maggiore vulnerabilità delle donne al caldo si osserva nella popolazione nel suo complesso e, soprattutto, nelle persone di età superiore agli 80 anni, dove il tasso di mortalità è del 27% superiore a quello degli uomini. Al contrario, il tasso di mortalità maschile è superiore del 41% nelle persone di età inferiore ai 65 anni e del 13% in quelle di età compresa tra i 65 e i 79 anni.

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