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Caso Ravenna, la psichiatra: “I familiari non devono mai sottovalutare i segnali d’allarme”

Nella città romagnola una mamma si è lanciata dal balcone portando con sé la figlia di 6 anni, che è morta

Pubblicato:10-01-2024 14:00
Ultimo aggiornamento:10-01-2024 14:27

donna
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ROMA – “Mai sottovalutare frasi dette in contesti critici o ricorrenze particolari. Dopo un po’ di tempo, a livello familiare ci si abitua a sentire affermazioni come ‘non valgo niente’ o ‘non cambierà mai niente’. Si tratta di un adattamento difensivo. Ma l’indicazione è quella di non sottovalutare mai queste frasi, che se dette in un momento critico devono essere prese sul serio“. Adelia Lucattini, psichiatra e psicoanalista, spiega all’agenzia di stampa Dire come aiutare familiari e congiunti a leggere i segnali di chi soffre di problemi di salute mentale. Lucattini commenta e spiega il tentato suicidio della donna di Ravenna, che si è lanciata dall’ultimo piano del condominio in cui viveva portando con sé la figlia di 6 anni. La bambina non ce l’ha fatta, mentre la mamma è stata arrestata per l’omicidio della piccola.

“Come riferito da alcuni familiari la signora era in cura e non aveva mai palesato ideazione suicidaria o intenzioni anticonservative. Ma chi ha un’intenzione suicidaria tende a nasconderla– aggiunge la psichiatra- quindi più l’intenzione è seria, meno viene annunciata. Per questo chi sta vicino a una persona malata deve fare un grande lavoro di attenzione. Un gesto così non è prevedibile. Riguardo al suicidio la prevenzione è fondamentale, è un processo lungo che vede in campo il Sistema sanitario nazionale, la cura del paziente e sostegno alla famiglia anche allargata. Non è facile ma, insieme alle cure psichiatriche e psicologiche, l’amore può aiutare”.

Non bisogna mai sottovalutare, quindi, le frasi dette in contesti critici o ricorrenze particolari, come il compleanno e il Natale. E poi dialogo e osservazione. Fondamentale è assicurarsi che il familiare in cura assuma i farmaci prescritti. “Alcuni pazienti si confondono. Altri inventano bugie per non prenderli. Ma la sospensione dei farmaci provoca un rebound. Una ricaduta farmacologica- spiega la psichiatra- ma spesso i familiari non se ne accorgono perché chi sospende i farmaci finge di assumerli”. La psicoterapeuta spiega poi che, nei casi come in quello di Ravenna, quando vengono coinvolti anche dei familiari, può trattarsi anche di delirio di indegnità. “Una forma particolare di malattia, rara ma pericolosa, che porta a uccidere sé stessi e una persona che si ama moltissimo per evitare un male maggiore inesistente, ma considerato inevitabile. Quindi chi porta con sé qualcun altro, non pensa di fargli del male, ma al contrario vuole salvare quella persona. Sono patologie molto complesse, in cui non vi è coscienza di malattia e viene perso il contatto con la realtà. Non c’è intenzione di fare del male a quelle persone, ma di salvarle da un male terribile e terrificante. Lanciarsi nel vuoto può essere il gesto estremo di chi si butta per tentare di salvarsi, talvolta può anche essere spinto da allucinazioni uditive aggressive, a volte presenti in alcune malattie mentali gravi”.


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