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Attivisti espongono la bandiera palestinese all’Università L’Orientale di Napoli

Il collettivo: "Solidarietà al popolo palestinese"

Pubblicato:09-10-2023 17:29
Ultimo aggiornamento:09-10-2023 17:30
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NAPOLI – Una bandiera della Palestina è stata esposta all’esterno della sede di Palazzo Giusso dell’Università L’Orientale di Napoli. L’iniziativa è degli studenti del Collettivo autorganizzato universitario che hanno inteso, così, “dichiarare solidarietà al popolo palestinese” e “riaccendere il dibattito, far luce sulle cause reali di ciò che sta accadendo in Palestina da più di 75 anni e denunciare l’opera di pulizia etnica e occupazione militare posta in essere da Israele”.

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“Tutti a dire della rabbia del fiume in piena e nessuno della violenza degli argini che lo costringono. Parafrasiamo Brecht perché esprime in poche parole quello che sta avvenendo oggi in Palestina. La violenza contro il popolo palestinese – dicono gli studenti – va avanti da molto: sono più di 75 anni che i palestinesi resistono alle operazioni militari di uno degli eserciti più potenti al mondo, a misure repressive come la tortura e la detenzione amministrativa, a cui sono stati sottoposti migliaia di detenuti politici (se ne contano più di 5mila oggi), alla continua demolizione delle proprie case, all’assedio illegale della striscia di Gaza, che si è trasformata nella più grande prigione a cielo aperto del mondo. Crimini riportati nei bollettini delle Nazioni Unite, nell’ultimo report di 280 pagine di Amnesty International sui crimini di guerra del governo e dell’apparato militare israeliano, nelle quotidiane testimonianze di centinaia di Ong internazionali presenti nel paese”.

Gli attivisti accusano “la classe politica italiana” di “chiudere gli occhi su quelle che sono le cause storiche di quello che è a tutti gli effetti un conflitto coloniale. È importante inserire le cose nel giusto contesto, perché la violenza che abbiamo visto è frutto e conseguenza di decenni di dittatura militare a cui i palestinesi sono sottoposti”. “Tocca a noi prendere parola, partendo proprio dalle università, dai luoghi del sapere. Sta a noi – così gli attivisti del collettivo – ricostruire un dibattito sulla questione, sta a noi fare informazione e raccontare la resistenza del popolo palestinese quando c’è chi vuole che venga dimenticata o, peggio, descriverla come ‘terrorismo’. Solo ponendo fine all’occupazione coloniale della Palestina, solo rispettando il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese, sarà possibile avviare un duraturo processo di pace”.


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