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Caso Benevento, la psicoterapeuta: “Gli abusi al femminile sono un tabù ma non così rari”

Roberta Bommassar riflette sul tema prendendo spunto dalla vicenda dell'insegnante accusata di violenza sessuale ai danni di un alunno 12enne

Pubblicato:09-09-2022 17:51
Ultimo aggiornamento:09-09-2022 17:51

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“Pensare che anche una donna possa fare quello che siamo abituati a pensare facciano gli uomini è un tabù, ci colpisce, ma non è così raro. La clinica ci dice che anche nelle seduzioni intrafamiliari non è così infrequente trovare un rapporto sessualizzato ed erotizzato da parte delle madri nei confronti dei figli. Penso che la libertà che le donne si sono conquistate negli ultimi 30 anni porti con sé anche questi esiti, ossia la donna è più libera rispetto al passato di vivere la sua sessualità e dunque si esprimono maggiormente anche le patologie”. A riflettere sul tema degli abusi al femminile è Roberta Bommassar, psicologa psicoterapeuta e referente del Gruppo di lavoro infanzia e adolescenza nel Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi (Cnop), prendendo spunto dal caso dell’insegnante del Beneventano accusata di violenza sessuale ai danni di un alunno di appena 12 anni. “Più una cultura è rigida e sanziona una donna, più certi desideri e agiti sessuali restano taciuti. Più viene conquistata libertà, più possono venire fuori anche questo tipo di patologie che di solito vengono culturalmente attribuite agli uomini. Non bisogna stupirsi”, dice la psicoterapeuta.

I CONFINI DELLA PSICOLOGIA

Di certo quello su cui riflettere, quando si parla di minori, “è il tipo di relazione che c’è tra l’adulto e il ragazzo coinvolto in attività sessuali o a cui vengono richieste delle prestazioni– continua Bommassar- se infatti la legge per i minori di 14 anni è chiara, stabilendo che avere un rapporto sessuale con un ragazzino di questa età è illegale, anche se c’è il consenso, è necessario riflettere su quali siano le condizioni anche per gli over 14, ossia quando veramente lo si può considerare libero nella scelta che fa”.

Quando possiamo dire che è libero di fare determinate scelte se la relazione si basa su autorevolezza e potere psicologico-relazionale dell’adulto?– si chiede Bomassar- Può essere il caso del genitore o dell’educatore. È evidente- continua la psicoterapeuta- che quanto più un adulto ha un ruolo di autorità affettiva o istituzionale nei confronti del minore, tanto più è difficile valutare la dimensione della sua libertà. E’ necessario dunque considerare, per tutelarlo, quanto il tipo di relazione possa influenzarlo”.


VIOLENZA E SEDUZIONE

Non solo. “Riguardo al tema della sessualità c’è anche da considerare l’aspetto della seduzione- dice Bommassar- ossia non necessariamente il rapporto o la prestazione sessuale del minore deve essere frutto di un’imposizione violenta. Anzi, quando l’imposizione è violenta è sicuramente traumatica ma da un certo punto di vista è più semplice per il minore capire che è una cosa che non va bene e quindi più facilmente si oppone o lo racconta a qualcuno. Quando, invece, c’è una relazione di seduzione, tutto è più complicato perché il minore viene coinvolto in un rapporto in cui non si vive necessariamente come vittima ma può venir sollecitato a un desiderio di cui poi si sente responsabile e per il quale alla fine si colpevolizza. Con la seduzione, dal punto di vista psicologico, si crea dunque una situazione di ‘corresponsabilità’ ed è un aspetto che alla lunga può essere vissuto come più traumatico”.

Infine la psicoterapeuta sottolinea come in vicende che riguardano abusi sui minori “bisogna stare attenti agli effetti secondari che i percorsi messi in piedi per tutelarlo possono avere– dice- anche un processo può esporlo a un percorso non semplice che gli fa attraversare il dolore e la vergogna, dunque è importante che chi indaga e gestisce queste situazioni sia particolarmente attento al suo benessere e alla sua privacy”.

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