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Tg Ambiente, edizione del 9 aprile 2024

Si parla di: Gaia Blu, eventi climatici estremi, 'Life Wild Wolf', Copernicus

Pubblicato:09-04-2024 13:33
Ultimo aggiornamento:09-04-2024 13:34

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‘GAIA BLU’ CNR ESPLORA PROFONDITÀ TIRRENO, IONIO E ADRIATICO


Con la partenza della nave oceanografica del Consiglio nazionale delle ricerche ‘Gaia Blu’ dal porto di Crotone, in Calabria, ha preso il via la campagna oceanografica ‘Ecorest’. Fino al prossimo 15 maggio – data in cui approderà al porto di Napoli – la ‘Gaia Blu’ esplorerà fondali e habitat sottomarini profondi in tre aree strategiche del Mar Mediterraneo, Tirreno meridionale, Ionio settentrionale e Adriatico meridionale. La prima parte della spedizione sarà focalizzata su siti a largo di Santa Maria di Leuca e nel Canyon di Bari, che ospitano coralli profondi, e sul sito a largo di Monopoli, che ospita un banco ad ostriche profonde. Seguirà una seconda parte nel Golfo di Napoli, orientata allo studio dei coralli profondi del Canyon Dohrn e di una foresta sottomarina popolata da coralli neri. Per la prima volta in Europa, inoltre, sarà messa in campo una strategia di ripristino di questi habitat con la rimozione di vari rifiuti – attrezzi di pesca abbandonati, oggetti e sacchetti di plastica- e il posizionamento di ‘ecoreef’, strutture artificiali stampate in 3D per favorire l’insediamento di nuovi coralli in aree che risultino danneggiate.

EVENTI CLIMATICI ESTREMI, ENEA INDIVIDUA AREE PIÙ A RISCHIO

Uno studio Enea pubblicato sulla rivista Safety in Extreme Environment ha permesso di identificare le aree del nostro Paese più a rischio di mortalità per eventi climatici estremi, che dal 2003 al 2020 hanno causato complessivamente 378 decessi, di cui 321 per frane e valanghe, 28 per tempeste e 29 per inondazioni. Le regioni con il maggior numero di decessi e di comuni coinvolti sono risultate Trentino-Alto Adige (73 decessi e 44 comuni), Lombardia (55 decessi e 44 comuni), Sicilia (35 decessi e 10 comuni), Piemonte (34 decessi e 28 comuni), Veneto (29 decessi e 23 comuni) e Abruzzo (24 decessi e 12 comuni). Tra le regioni ad alto rischio c’è anche la Valle d’Aosta con 8 decessi, un numero elevato se si tiene conto degli abitanti complessivi. Dallo studio emerge inoltre che circa il 50% dei 247 comuni italiani con almeno un decesso è costituito da centri montani o poco abitati. Nel nostro Paese, oltre il 90% dei comuni e oltre 8 milioni di abitanti sono a rischio a causa di eventi climatici estremi, in particolare frane (1,3 milioni di abitanti) e inondazioni (6,9 milioni di abitanti).

AL VIA A ROMA PROGETTO INTERNAZIONALE ‘LIFE WILD WOLF’


In tutta Europa, città e periferie si stanno popolando di presenze un tempo inusuali, come cinghiali, volpi e anche lupi. Un selvatico però resta tale anche se entra in contesti cittadini ed è fondamentale evitare che venga trattato come un animale ‘domestico’. Per questo è nato il progetto internazionale ‘Life Wild Wolf’, con l’obiettivo di scoraggiare la presenza del lupo nelle aree abitate, gestendo in maniera adeguata situazioni critiche. Il progetto sarà svolto in aree rurali, urbane e periurbane, di 8 Stati: Croazia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia e Svezia, toccando 7 delle 9 popolazioni di lupo d’Europa. In Italia lo studio sarà condotto a Roma, nell’Oasi Lipu Castel di Guido e nelle limitrofe aree naturali della Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, dove da 11 anni si registrano segni della presenza dei lupi. ‘Life Wild Wolf’ ha quindi l’obiettivo di sviluppare protocolli sperimentali e testarne l’efficienza, per fornire poi un contributo significativo alla corretta gestione.


COPERNICUS: ECCEZIONALE ARRIVO DI POLVERE DEL SAHARA


Le previsioni sul particolato del Copernicus Atmosphere Monitoring Service mostrano un trasporto di polvere sahariana su larga scala in tutta Europa. L’ultimo episodio, in corso dal 6 aprile, ha portato a elevate concentrazioni di Pm10 a livello del suolo nella Penisola iberica e in alcune parti della Francia e della Germania, ma anche della Scandinavia. I valori massimi giornalieri hanno mostrato concentrazioni significative e superato la soglia di esposizione media su 24 ore dell’Ue di 50 microgrammi di Pm10 per metro cubo in alcune delle regioni colpite. A seguito di questo episodio si è verificato un degrado della qualità dell’aria in diversi Paesi, così come cieli velati e depositi sulle superfici anche di automobili e vetri.

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