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Maternità surrogata solidale, la denuncia: “Non esiste, l’uso del corpo non è un dono”

A parlare è Giuliana Ruggeri, dirigente medico al Dipartimento di emergenza urgenza trapianti: "Nessun accostamento con il trapianto, un bambino non è un organo"

Pubblicato:07-05-2024 15:49
Ultimo aggiornamento:07-05-2024 15:51
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maternità surrogata
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ROMA – “La cosiddetta maternità surrogata solidale contiene già dentro di sé gli estremi dell’eliminazione del paradigma del dono. Secondo molti studi sociali e antropologici il dono ha delle proprie caratteristiche: il dare, il ricambiare ed è legato alla fiducia. Nell’uso del proprio corpo anche nella forma solidale si contraddice il dono; c’è asimmetria di stato sociale che ricorre tra la coppia committente e la gestante, c’è una subalternità e poi- (dal punto di vista del bambino, ndr) -si crea confusione di punti di riferimento: non saprà chi è la mamma e chi la zia. E poi l’invasività delle procedure che comunque prevedono un rimborso e dei compensi“. È con queste parole che, audita oggi in Senato in Commissione Giustizia sui disegni di legge 824 e connessi in materia di contrasto alla maternità surrogata, Giuliana Ruggeri Dirigente medico al Dipartimento di emergenza urgenza e trapianti presso l’Azienda ospedaliera universitaria senese e membro del Comitato nazionale di bioetica, denuncia quella che secondo lei è una propaganda che occulta tutta la verità sulla maternità surrogata.

Ruggeri, proprio a fronte della sua esperienza, respinge qualsiasi accostamento tra la surrogata e il trapianto: intanto “è un bambino, non un organo, e negli organi non esiste una selezione: nessuno può scegliere il suo donatore. C’è una commercializzazione nascosta e nel caso di una confusione di rapporti costituzionali”, ad esempio tra madre e sorella. “La maternità surrogata sta contrassegnando un nuovo modello antropologico: un desiderio che diventa diritto e l’autodeterminazione come unico criterio. È l’eliminazione della maternità, il figlio oggetto-soggetto e la mercificazione della donna. È l’eclissi della maternità”, denuncia.

Le forme oggi in uso sono due: “quella genetica e gestazionale insieme o divisa in tre con la donatrice di ovociti, la madre gestazionale e quella adottiva o padre. Si arriva alla scomposizione della madre anche in 4: con quella che dono solo il nucleo e l’altra il citoplasma dell’ovocita”. La professoressa domanda: “Che diritto abbiamo di mettere il bambino nelle condizioni di porsi queste domande. Nella famiglia il bambino ha la percezione della propria origine”, ha concluso.


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