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Al via a Roma ‘Libere di essere’, il festival D.i.Re contro la violenza

Da oggi al 9 maggio all'Auditorium Parco della Musica di Roma incontri, dibattiti e spettacoli

Pubblicato:07-05-2021 15:55
Ultimo aggiornamento:07-05-2021 18:32

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ROMA – Si è aperto stamattina all‘Auditorium Parco della Musica di Roma Libere di essere‘, il festival promosso dal 7 al 9 maggio dalla rete nazionale dei centri antiviolenza D.i.Re in collaborazione con Hero e con la co-produzione della Fondazione Musica per Roma, il finanziamento del Dipartimento per le Pari opportunita’, la produzione di Mismaonda e la consulenza di Serena Dandini.

Presenti proprio con Dandini sul palco di una sala Petrassi senza pubblico per via delle restrizioni anti-Covid, la presidente di Donne in Rete contro la Violenza, Antonella Veltri, la coordinatrice della Commissione tematiche di genere della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane (Crui) Aurelia Sole, l’amministratore delegato della Fondazione Musica per Roma, Daniele Pitteri, e, in collegamento, la ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti.

“Sono molto contenta di aprire questo festival, nato dal basso fin dalla sua ideazione- dichiara in apertura Veltri- Abbiamo coinvolto le oltre 80 associazioni di donne che gestiscono 100 centri antiviolenza, raccogliendo idee e suggerimenti per la costruzione di questo progetto che si costituisce di più azioni. Quella a cui tengo di più- confessa- ha riguardato circa 2mila bambini e le bambine dai 4 ai 7 anni che hanno trattato il verbo ‘potere'” in un’iniziativa che ha coinvolto “17 cav della rete, 32 operatrici formate ad hoc e 20 istituti comprensivi. E poi c’è il festival- aggiunge- che abbiamo voluto realizzare sul tema della violenza sulle donne perché crediamo sia necessario un cambiamento radicale e irreversibile dal punto di vista culturale”.


Convinzione condivisa anche da Aurelia Sole, che sottolinea come l’università possa “diventare un alleato fortissimo”, lavorando “al suo interno, ma anche con le istituzioni e le associazioni sul territorio”. In questo senso sta lavorando la Commissione Crui sulle tematiche di genere, “istituita prima come tavolo informale e poi diventata commissione strutturata con dei gruppi di lavoro su varie tematiche. Siamo usciti subito con un lavoro sul bilancio di genere, prima presente in sei atenei, adesso in 40- racconta- Adesso lavoriamo sul Gender equality plan, che è un passaggio successivo richiesto dalla comunità europea come requisito per partecipare ai bandi Horizon Europe” e che potrebbe fungere da moltiplicatore per i “piani di azione positiva in atenei e centri di ricerca”, in cui trovi spazio anche il tema della violenza di genere. L’obiettivo a cui puntare è “formare i futuri insegnanti” portando dentro le aule universitarie “progetti come quello di D.i.Re”, per creare “competenze specifiche” in facoltà come “Scienze della formazione o Scienze dell’educazione”, quindi nel futuro corpo docente.

Sul linguaggio insiste anche la ministra Bonetti che, sull’onda del richiamo di condanna di Veltri sulla narrazione del caso Grillo, afferma con forza: “La violenza contro le donne lede un diritto universale riconosciuto, non ha nessuna scusante e nessuna scusante può essere trovata nella nostra narrazione e nel nostro linguaggio. La violenza contro le donne è negazione del femminile“, aggiunge e plaude al festival D.i.Re, perché sulla violenza maschile contro le donne “l’azione deve essere non solo di contrasto, ma anche di progettualità, nel solco della Convenzione di Istanbul”.

Proprio alle lotte delle donne turche contro il ritiro di Ankara dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica siglata a Istanbul nel 2011, si lega il festival, e non solo idealmente. Nel corso dell’evento di apertura, infatti, è stato trasmesso il videomessaggio di Leila, attivista di Mor Cati, centro antiviolenza che da anni è impegnata contro questa piaga a Istanbul. “Gli attuali attacchi ai diritti delle donne- dice- sono il riflesso di una linea politica incentrata sulla famiglia e di politiche che alimentano la sottomissione delle donne. Sappiamo che anche le italiane conoscono bene questi attacchi misogini mascherati da iniziative a protezione della famiglia. Siamo consapevoli che questa mentalità e questa agenda politica non sono locali. Ecco perché la nostra solidarietà internazionale ci dà forza. In quanto femministe, abbiamo fiducia nella forza, nella resistenza e nella solidarietà delle donne. La Convenzione di Istanbul è nostra, non ci arrenderemo”.

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A chiudere l’evento l’ad di Fondazione Musica per Roma Pitteri: “Sono molto contento di questa giornata che finalmente sta dando il via a questo festival molto particolare, non solo per come è strutturato, ma anche e soprattutto perché finalmente fa emergere in maniera molto forte la necessità di fare un cambio di passo, un salto in avanti nella nostra società”.

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