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Clima, Bankitalia: “Frane e inondazioni ‘rovinano’ anche i prestiti”

Anche il cambiamento climatico o la scarsità idrica rappresentano fonti di rischio per gli asset finanziari. Se ne parla oggi in un convegno a Roma

Pubblicato:06-02-2017 11:14
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:52

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ROMA – Il dissesto idrogeologico non danneggia solo il territorio ma anche le banche, contribuendo a deteriorare quei crediti ‘non performing‘ che conosciamo come pesante e pericolosa zavorra del nostro sistema bancario. E’ uno dei punti che affronta il vice direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, presentando il ‘Rapporto sul Dialogo italiano sulla finanza sostenibile’, oggi al centro convegni di Banca ‘Italia. “Inondazioni e frane riducono il valore collaterale dei prestiti bancari, come conseguenza del danno materiale ai beni portati come garanzia collaterale e, di conseguenza, influenzano la propensione a chiedere o concedere prestiti”, spiega Signorini. “Uno studio che ha in corso Banca d’Italia indaga su come il rischio idrogeologico possa allargarsi al settore bancario- segnala il vice direttore generale, “le prime risultanze econometriche mostrano che una riduzione dei rischio di inondazione è associato a un incremento dei prestiti in essere a piccole e medie imprese”.

Tra il 2009 e il 2011 in Italia c’è stata una media di 82 eventi l’anno, che hanno colpito più di 2,3 milioni di persone, con una stima di danni economici per 2,7 miliardi l’anno- ricorda Signorini- secondo i dati più recenti, il 15,2% della popolazione e il 18,3% delle attività locali sono esposti alle inondazioni, il 3,2 e il 3,4% rispettivamente si trova in aree classificate a ‘pericolosità molto elevata’”. Questi eventi “possono impattare l’economia in vari modi- spiega Signorini- distruggendo capitale fisico (dimore, stabilimenti, infrastrutture), costringendo famiglie, aziende e amministrazioni locali e centrali a impiegare risorse finanziarie per ricostruire. Un calcolo ‘a spanne’ situa i costi delle alluvioni del 2015 a 3,1 miliardi” e “la gran parte delle perdite finanziate non erano assicurate”.

BANKITALIA: DA MUTAMENTI EFFETTI LUNGA PORTATA PER ECONOMIA

“Le evidenze ci dicono che il mondo si sta riscaldando, che questa tendenza è principalmente il risultato di attività umane e che gli eventi meteorologici estremi si stanno incrementando in frequenza ed intensità a causa di questo riscaldamento. L’Italia non fa eccezione”. Di conseguenza, “i regolatori finanziari devono prestar attenzione a questi temi perché gli effetti degli eventi naturali legati al clima – così come una brusca transizione verso una economia a basso tasso di carbonio – potenzialmente hanno conseguenze di vasta portata per l’economia e il sistema finanziario” dice il vice direttore generale della Banca d’Italia Signorini. Il dialogo nazionale per la finanza sostenibile è stato lanciato nel febbraio 2016 nell’ambito degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Onu e dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.


“La finanza sostenibile richiede l’integrazione dei fattori ambientali, sociali e di buon governo societario in tutti i processi decisionali tipici, con l’obiettivo di aumentare il livello di resilienza della finanza, rafforzare l’allocazione dei capitali finanziari verso gli obiettivi delle politiche e migliorare la trasparenza della rendicontazione”, segnala il rapporto. Crisi ambientali come il cambiamento climatico o la scarsità idrica rappresentano fonti di rischio per gli asset finanziari e nuove sfide, in particolare per il settore assicurativo, di conseguenza le banche, gli operatori dei mercati dei capitali e gli investitori istituzionali stanno progressivamente cominciando ad integrare i fattori sociali e ambientali nei processi decisionali di allocazione dei capitali, e la Banca d’Italia è parte attiva in questi lavori in ambito nazionale e internazionale.

di Federico Sorrentino, giornalista professionista

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