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Il prete anti-camorra contro il carcere per i 16enni: “Non si risolvono i problemi con la repressione”

"Lo dico ad Alfano, al sindaco di Napoli, al Presidente del Consigio: investire di più su educazione e creare opportunità lavorative"

Pubblicato:05-02-2016 16:44
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:54

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ROMA – La dichiarazione del ministro dell’interno Angelino Alfano, che ha parlato di inasprire le pene per i 16enni, è una proposta “di pancia, di reazione”. Lo ha dichiarato il prete anti-camorra don Aniello Manganiello, già parroco di Scampia e ancora attivo nel quartiere attraverso l’associazione sportiva “ASD Don Guanella”.

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Intervistato dall’Agenzia Dire Manganiello ha spiegato: “raccolgo queste dichiarazioni anche tra la gente di Napoli, di Scampia, a fronte di un moltiplicarsi di reati commessi da adolescenti, da minori. Il problema delle baby gang c’è, quando ero parroco a Scampia incontravo spesso ragazzotti del rione Don Guanella che andavano a fare le rapine con ‘il cavallo di ritorno’, cioè rubavano automobili per poi rivenderle ai proprietari”. Sulle pene, però, il religioso si dice “contrario al carcere minorile” e spiega che, per lui, bisogna reagire “scommettendo e investendo di più sull’accompagnamento educativo, valorizzando le scuole e le associazioni che si impegnano con adolescenti e preadolescenti. Questo si fa già, in parte, ma non è sufficiente”.


“L’istituto familiare- dichiara ancora Manganiello- è il più maltrattato e angariato da parte delle istituzioni. E quando le famiglie si trovano veramente sole, i ragazzi possono fare scelte sbagliate. Non si risolvono i problemi con la repressione. Lo dico ad Alfano, al sindaco di Napoli, al Presidente del Consigio: investire di più su educazione e creare opportunità lavorative. Oggi il carcere non serve a niente, peggiora le persone, le inasprisce, le rende più cattive, va rivisto. Molte volte i giudici scelgono la via del carcere per i ragazzi che sono alla loro prima esperienza negativa, ma non mi sembra la scelta giusta. Affidiamoli, invece, ad associazioni, a case famiglie serie, anche per 24 ore al giorno. Qui imparerebbero a rispettare regole, compiere mansioni, assumersi impegni. I ragazzi devono scontare la pena, sì, ma si tratta di capire come. Io sono per la messa alla prova, anche di 24h al giorno, per continuare a vivere relazioni serene e ridare indietro il maltolto alla società”.

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