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ROMA – “Della firma digitale ormai in Italia se ne fa un uso molto esteso e c’e’ anche, sul piano normativo, una disposizione che prevede che nelle PA i documenti originali siano digitali e non cartacei. Se c’e’ una normativa che impone la digitalizzazione, e la digitalizzazione comporta un uso estensivo delle firme digitali, questo ci fa capire quanto sia importante fare il punto sulla situazione”. A dirlo e’ il presidente di Anorc, Riccardo Genghini, che il prossimo 6 dicembre sara’ al Pirellone di Milano tra i relatori del workshop intitolato ‘Firme, sigilli elettronici e identita’ digitale’.
All’appuntamento interverranno molti esperti, per fare il punto su questi temi e discutere di opportunita’ di mercato. “Per la conservazione dei dati -afferma Genghini -ci sono figure professionali molto competenti in Italia. La difficolta’ delle aziende sta nello scegliere oculatamente la soluzione piu’ adatta al loro business e nel farsi consigliare da un bravo professionista. Anche lo Stato mette a disposizione un portale, certamente la soluzione piu’ economica per le aziende ma non si confronta con le specifiche esigenze di conservazione.
Cosi’- avverte Genghini- si rischia di spendere meno sulla conservazione e di piu” sulla formulazione di una policy e di una metodologia di conservazione dei dati”. “Il mio consiglio per non vivere male la digitalizzazione- conclude il presidente di Anorc- e’ non considerarla come mera compliance, come un adempimento alle regole. Le norme cambiano costantemente e l’unico modo per non vivere con la sensazione di doversi continuamente adeguare a regole astruse e’ guardare al lungo periodo, guardare alla compliance come qualcosa in grado di produrre valore aggiunto in una azienda”.
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