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Al liceo Vico di Sulmona un confronto su omofobia e identità sessuale

Intervista doppia con Lucia e Raffaele

Pubblicato:04-06-2021 17:16
Ultimo aggiornamento:07-06-2021 17:32

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SULMONA – A Sulmona, più precisamente al liceo ‘Vico’, studenti e studentesse delle classi 4A (indirizzo economico sociale) e 4IL (indirizzo linguistico) si sono cimentati nella realizzazione di un’intervista doppia. Tema del confronto, nato nel più ampio contesto del progetto ‘Racconti democratici’, sono omofobia e identità sessuale.

Due i soggetti intervistati: Lucia, giovane studentessa liceale, e Raffaele, un ragazzo che vive, studia e lavora a Milano. Le domande, identiche per l’uno e per l’altra, mettono in risalto le specificità di ogni esperienza. Ad esempio, mentre per Raffaele è stato facile raccontare, sia alla famiglia che agli amici, di essere gay, Lucia ha dovuto fare i conti con un ambiente familiare più ostile. Diverso anche il vissuto tra le mura scolastiche che per Lucia rappresentano un ‘safe space’, uno spazio sicuro, mentre per Raffaele non costituiscono un buon ricordo.

“Avevo un ottimo rapporto con i compagni di classe- racconta Raffaele– lo stesso non si può dire dei professori. Era difficile, se non impossibile, parlare di queste cose, dell’identità sessuale e del fatto che fossi gay. Ricordo che nelle ore di educazione fisica, se ricevevo insulti da altre classi, i professori non intervenivano. Anzi, se rispondevo agli insulti ero io ad essere ripreso. Anche il tragitto dall’autobus a scuola è sempre stato difficile. Erano molte le aggressioni verbali e la scuola non è mai intervenuta. Credo che, almeno, si sarebbero potuti organizzare eventi di informazione e sensibilizzazione”.


Sulla necessità di parlare di tematiche come questa, o simili, è d’accordo anche Lucia: “credo che la cosa importante sia parlarne costantemente. Possiamo essere portavoce di una battaglia importante”. Entrambi raccontano di aver ricevuto insulti o di esser stati presi di mira. Lucia ha dovuto fare i conti con le ragazze, Raffaele con i ragazzi. “Mi chiamavano anche a casa nel cuore della notte, insultavano me e i miei genitori- ricorda Raffaele -sono esperienze che mi hanno fatto crescere, ma è stato difficile”. Alla domanda “cosa pensi dell’adozione da parte di coppie omosessuali” Lucia afferma che “non c’è niente da pensare. Se non ci si pone il problema per le coppie etero non vedo perché farselo per le coppie dello stesso sesso. Sarebbe come indagare sull’amore i principi e i valori di due individui”.

Su la Legge Zan, entrambi si dicono favorevoli ad un’approvazione. Per Lucia è “più che necessario che venga approvata, alla luce dei fatti (aggressioni verbali e fisiche)”. Condivide lo stesso pensiero Raffaele, per cui la Legge avrebbe anche un forte impatto simbolico: “la legge è utile soprattutto per mandare un messaggio: lo Stato c’è, noi ci siamo, non vi preoccupate”.

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