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Imprenditori pessimisti. E quasi uno su due non vede di buon occhio il web

VENEZIA - A otto anni dall'inizio della crisi le imprese artigiane della provincia di Venezia sono ancora in

Pubblicato:04-03-2016 16:06
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 22:06

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VENEZIA – A otto anni dall’inizio della crisi le imprese artigiane della provincia di Venezia sono ancora in piedi, ma gli imprenditori stremati hanno bisogno di supporto per trovare una visione del futuro in grado di promuovere investimenti. Questo, in sostanza, il risultato dell’indagine condotta da Confartigianato, Cna e Casartigiani provinciali di Venezia in collaborazione con Strategy innovation, uno spin off dell’università Ca’ Foscari votato allo sviluppo di modelli di business innovativi. Lo studio, iniziato a settembre 2015, ha preso in considerazione 550 aziende artigiane della provincia di Venezia, la créme della créme dal punto di vista del fatturato nei settori del legno, dell’abbigliamento e del tessile, calzaturiero e metalmeccanico.

Le aziende sono state intervistate attraverso un questionario di 18 pagine studiato ad hoc, compilato al momento da circa 295 aziende, un dato che dimostra la propensione degli imprenditori a condividere le informazioni sulla loro attività al fine di ricevere supporto e che, come ha evidenziato il segretario della Cna, Renato Fabbro: “le rappresentanze di settore hanno ancora un grande valore, specie sul piano dell’intelligenza strategica, grazie anche alla capacità di creare stretti rapporti di fiducia”. Sono inoltre stati intervistati di persona 62 imprenditori, al fine di ottenere indicazioni più approfondite.

salute web“I risultati evidenziano che gli imprenditori colpiti dalla crisi sono riusciti a sopravvivere ma ora sono a terra a leccarsi le ferite- ha dichiarato Manuel Borsato, ricercatore di Strategy innovation- sanno che per rialzarsi devono investire, ma sono esausti e sfiduciati, gli manca la visione del futuro e di conseguenza la sicurezza necessaria a buttarsi e fare investimenti“. Il quadro delineato dall’analisi parla infatti di imprenditori tendenzialmente disillusi, pessimisti, e statici. Se investire in nuovi macchinari sembra sempre una buona idea, tanto che solo l’8 per cento degli imprenditori intervistati giudica problematico il suo parco macchine, spendere per formazione professionalizzante e spingere l’utilizzo della rete sembra essere un problema, col risultato che ben il 40 per cento degli imprenditori intervistati giudica critico l’utilizzo del web in azienda. Il che conferma quanto ipotizzato da Borsato, che sostiene che “il contesto esterno è cambiato rispetto a prima della crisi e di conseguenza deve cambiare anche il modo di fare azienda”. L’opinione degli enti promotori dello studio è che esperienze come questa potranno aiutare a capire come intervenire per aiutare non solo le aziende selezionate, che rappresentano appunto l’eccellenza, ma anche e soprattutto quelle realtà minori che oggi ancora fanno fatica. Se gli imprenditori riconoscono come punti di debolezza più rilevanti l’aumento della pressione fiscale, il carico delle attività burocratiche e la riduzione dei margini, gli esperti hanno invece rilevato una generale staticità e la mancanza di sufficienti competenze di marketing come fattori penalizzanti per le aziende del territorio. A sorpresa le aziende intervistate non hanno rilevato criticità nell’accesso al credito, ma se è vero che per la maggior parte il fatturato è stabile, è anche vero che è maggiore la percentuale di aziende che hanno visto calare il loro fatturato rispetto a quelle per cui è aumentato. Lo studio, finanziato da Ebav (Ente bilaterale artigianato veneto) e Camera di commercio Venezia, Rovigo Delta Lagunare, continuerà nei prossimi mesi con la raccolta di altri dati relativi a settori descritti oggi e con l’estensione del progetto ad altri settori come agroalimentare, edilizia e trasporti.


di Fabrizio Tommasini, giornalista

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