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Terrorismo, Orlando spinge per la Procura europea

Tra le cose che ci rendono più vulnerabili, spiega il Guardasigilli, la mancanza di una politica d'insieme e la gelosia nelle gestione delle banche dati

Pubblicato:02-12-2015 09:40
Ultimo aggiornamento:16-12-2020 21:39

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ROMA – “La preoccupazione che manifesterò domani alla riunione dei ministri della Giustizia e dell’Interno europei è che, a fronte di un’esigenza di una maggior cooperazione, di un più forte coordinamento tra le autorità giudiziarie, il progetto di Procura europea, che trae origine dal Trattato di Lisbona, sia rimasto sostanzialmente al palo in questi due anni”. Lo ha detto a Voci del Mattino, Radio1 Rai, il ministro della Giustizia Andrea Orlando.

A. Orlando

A. Orlando

“E’ vero- ha aggiunto- che questa Procura, nella fase iniziale, non viene immaginata come strumento di contrasto dell’attività terroristica, bensì come strumento per contrastare le frodi contro l’Unione Europea, ma è altrettanto vero che proprio lo stesso Trattato consentirebbe di implementare le funzioni una volta sperimentato un modulo di funzionamento, con la possibilità di estendere l’attività anche al contrasto del terrorismo. Purtroppo, le posizioni degli altri Paesi non favoriscono tale sviluppo, perché ciascuno ritiene che alla fine, per contrastare questi fenomeni, sia meglio la dimensione nazionale. Secondo me si sta compiendo un errore molto grave, creando fra l’altro anche una forma di distorsione, perché nel momento in cui, opportunamente, si rafforza la cooperazione tra le intelligence e tra le forze di polizia, non avere una entità giurisdizionale a livello europeo significa alimentare una deriva da Stato di polizia, poiché le azioni di contrasto e repressione mancano di un adeguato controllo da parte della magistratura, che è non solo presupposto di efficienza ma anche una garanzia per chi viene ingiustamente coinvolto in indagini. La creazione di una Procura europea, che possa avere un punto di vista più d’insieme, appare ancora più importante nel momento in cui si contrasta un fenomeno terroristico che è di carattere transnazionale”.

“Noi- ha osservato il Guardasigilli- non abbiamo più a che fare con terrorismi degli anni ‘70 e ‘80, che per quanto potessero avere rapporti tra di loro erano fenomeni distinti, ma abbiamo di fronte un’unica, grande holding del terrore, che purtroppo riusciamo ancora a contrastare solo nella dimensione nazionale. Abbiamo visto quanti e quali buchi si creino in questa rete fatta dai singoli Paesi… Manca una politica d’insieme nei confronti dei fenomeni di radicalizzazione, c’è gelosia nella gestione delle banche dati: tutte cose che ci rendono più deboli, più vulnerabili. Francamente – ha concluso Orlando – all’indomani dei fatti di Parigi mi sarei atteso un salto di qualità, una risposta diversa che purtroppo finora non c’è stata”.


“LE MISURE STRAORDINARIE SONO UNA SCONFITTA” – “Adottare misure straordinarie, come la sospensione di alcuni diritti civili, per combattere il terrorismo, penso che sia un errore”, spiega Orlando. “Comprendo la difficoltà del Governo francese in questo momento- ha aggiunto-, però credo che il nostro dovere sia quello di rispondere a chi attacca le democrazie e lo stato di diritto con la democrazia e con lo stato di diritto. Vorrei ricordare che l’Italia, che in passato ha fronteggiato un fenomeno terroristico molto grave, non ha mai derogato al rispetto dei diritti fondamentali. E credo che questa sia una delle ragioni per cui la nostra democrazia alla fine sia uscita consolidata da quella esperienza, addirittura estendendo alcuni diritti in seguito a quella stagione. Perché i terroristi vogliono esattamente questo: una risposta di chiusura, di limitazione dei diritti, degli spazi di libertà e la costruzione di una dimensione più buia, più silenziosa, più triste, che implicitamente rappresenta la loro vittoria”. “Chi dice che ho annunciato maggiori controlli sulle chat e altre forme di comunicazione privata sbaglia- ha detto ancora il ministro- Ho solo annunciato strumenti più efficaci per realizzare i controlli, perché se abbiamo dei software che sono in grado di captare le telefonate ma non sono in grado di captare altre forme di comunicazione, siamo sostanzialmente disarmati. Questo non significa che tutti gli strumenti tecnologici saranno messi indiscriminatamente sotto controllo. Non avviene per i telefoni e non deve avvenire nemmeno per le chat e le altre forme di comunicazione sulla rete. Il punto è che quando il magistrato dispone la possibilità di fare delle intercettazioni è molto importante avere lo strumento adeguato per farle effettivamente. Purtroppo, mentre il crimine ha affinato i propri strumenti, il sistema di captazione è rimasto qualche passo indietro. Ora si tratta di riallinearlo. Forse- ha concluso il ministro Orlando- se questi strumenti avessero funzionato meglio, non saremmo qui a piangere i molti morti che purtroppo ci sono stati”.

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