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Giornalismo, Castellaneta: “Su ‘legge Daphne’ tocca agli Stati Ue”

Con l'agenzia Dire ne parla la professoressa di Diritto internazionale dell’Università di Bari

Pubblicato:01-12-2023 19:47
Ultimo aggiornamento:02-12-2023 16:41
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BOLOGNA – “La direttiva sulla legge bavaglio e le querele temerarie adottata dal Parlamento europeo è molto importante perché punta a imporre agli Stati di proteggere giornalisti e attivisti da azioni infondate, realizzate al solo fine di intimorire i giornalisti che temono di dover poi pagare risarcimenti molto ingenti. Nessun Paese Ue è al riparo da questo fenomeno”. Con l’agenzia Dire ne parla Marina Castellaneta, professoressa di Diritto internazionale dell’Università di Bari.

Lo spunto è l’adozione in settimana della cosiddetta “legge Daphne”, in memoria della giornalista maltese che nel 2017, a seguito delle sue inchieste, fu bersaglio di decine di querele e poi assassinata.

L’attuale direttiva europea, però, celebrata dalla presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola e della Commissione Ursula von der Leyen, sarà secondo Castellaneta “purtroppo limitata solo ai casi transfrontalieri e per questo è stata accompagnata dall’adozione di una direttiva che invita gli Stati ad occuparsi anche delle Slapp interne“. Slapp è un acronimo inglese che sta per ‘Strategic Lawsuit against Public Participation’, ossia le azioni legali abusive contro la partecipazione pubblica.


Serve dunque un ulteriore passaggio per essere applicata in Italia? “Dal punto di vista delle Slapp transfrontaliere no”, risponde Castellaneta, “mentre per disciplinare i casi italiani ci sarà bisogno dell’intervento del legislatore, non solo in Italia ma in ogni singolo Stato membro”.
Secondo la professoressa, la situazione delle querele temerarie è grave anche in Italia. “La Commissione europea, nel suo rapporto annuale sullo Stato di diritto, riferisce che il numero delle azioni bavaglio a danno dei giornalisti è ingente, un dato confermato anche dal Consiglio d’Europa” dice la professoressa. “L’effetto più preoccupante di queste azioni abusive è il cosiddetto ‘chilling effect’, in grado di limitare la libertà di stampa. I giornalisti, non essendo protetti nel loro lavoro, arrivano ad autocensurarsi per evitare querele”.

Non è facile avere stime precise sulla dimensione del fenomeno. “Per determinare quale sia una querela bavaglio, bisogna verificare caso per caso” evidenzia Castellaneta. “Sicuramente però il numero è alto, come evidenziato anche dalla Piattaforma per la protezione dei giornalisti del Consiglio d’Europa riguardo l’Italia. Ma si tratta di un problema che non risparmia nessuno Stato membro dell’Ue: è una tendenza soprattutto di politici e grandi imprenditori di querelare quei giornalisti quando pubblicano informazioni che non vanno loro bene”.

L’intervista si tiene a margine della seconda giornata del corso di formazione Ue rivolto a giovani giornalisti, content creator e operatori dell’informazione, cominciato ieri nella redazione dell’agenzia Dire a Bologna.

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