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Usa, Fortuna (Unicusano): “Con Trump c’è continuità nella discontinuità”

ROMA - "C'è continuità nella discontinuità". Lo ha detto Fabio

Pubblicato:01-03-2017 13:12
Ultimo aggiornamento:17-12-2020 10:57

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ROMA – “C’è continuità nella discontinuità”. Lo ha detto Fabio Fortuna, magnifico rettore dell’Universita’ degli studi Niccolo’ Cusano, intervistato da Radio Cusano Campus, a proposito dei primi mesi del mandato di Donald Trump, successore di Barack Obama alla guida degli Stati Uniti.

“Dalla campagna elettorale e successivamente nelle prime fasi del suo mandato, ha sempre evidenziato un’idea fissa: voglio fare l’America grande– ha detto Fortuna- E su questo c’è continuità. Ha sempre affermato questo come obiettivo, lo ha ripetuto con grande forza”.

Sulla discontinuità, invece, il rettore fa riferimento alla campagna elettorale “in cui aveva avuto un atteggiamento quasi aggressivo a proposito di determinati temi, anche per rompere gli schemi e probabilmente è stata una scelta indovinata perché è diventato il presidente degli Stati Uniti”. Continua Fortuna: “Ci aspettavamo che una volta eletto cambiasse rotta correggendo atteggiamenti esasperati avuti in campagna elettorale. Questo è avvenuto in misura limitata perché sembrava che nei primi giorni del mandato si stesse concretizzando una forte identità di vedute e alleanza con la Russia. Che adesso invece non sembra così sicura come fino a qualche giorno fa”.


E ancora, Fortuna fa riferimento al primo discorso ufficiale davanti al Congresso: “Ha cambiato atteggiamento, ha parlato da presidente Usa assumendo una veste più moderata, toccando temi di grande aggressività che lo hanno contraddistinto con una sensibilità assolutamente differente. C’è una forte discontinuità in riferimento alla campagna elettorale e alle prime fasi del suo mandato”.

Per il rettore per la prima volta “Trump su alcune problematiche come l’immigrazione ha avuto segnali di moderazione. Ha detto che potranno rimanere alcune categorie, come coloro che sono nati negli Usa pur provenendo da famiglie immigrati”. E sul fatto che voglia potenziare gli aspetti militari “da una parte potrebbe destare preoccupazione, in realtà secondo me è un modo per dimostrare che gli Usa sono sempre il paese guida, è un modo di riaffermare la centralità dello Stato americano nel contesto globale”.

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